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Mix bizantino e catalano nella Pasqua comisana

Le tradizioni si fondono rendendola unica perché solo in essa si celebra il mistero dell'Incarnazione e della Risurrezione Antonello Lauretta Tradizioni bizantine e catalane si fondono nella “Pasqua Comisana” rendendola unica e particolarissima

Di Antonello Lauretta |

Tradizioni bizantine e catalane si fondono nella “Pasqua Comisana” rendendola unica e particolarissima perché soltanto in essa si celebra il mistero dell’Incarnazione e della Risurrezione. È questa una delle connotazioni squisitamente bizantine rimaste integre, e giunte fine a noi, custodite gelosamente dalla comunità della Prima Insigne Collegiata Basilica e Parrocchia Maria SS. Annunziata dove si festeggia e solennizza in modo particolare la Pasqua.

Non è un caso, né una forzatura, che nella processione della Domenica di Pasqua siano presenti le statue dell’Annunziata e del Cristo Risorto. Secondo alcuni studiosi, anzi, si è avanzata l’ipotesi che nella Comiso bizantina, nell’antica chiesa di San Nicola, dal 1591 dell’Annunziatasi, si sia celebrata la festa dell’Annunciazione distinta dalla festa di Pasqua, dunque indipendentemente dalla presenza della statua del Risorto. Già nei primi secoli dell’era cristiana era ben chiara la connessione tra il momento dell’Annunciazione e quello della Risurrezione. È dal sì di Maria che discende il tutto. L’impianto e la cornice della festa che si svolge ai nostri giorni la imposero i Catalani arrivati nelle terre iblee nel XV secolo. A Comiso, si fusero due tradizioni di popoli diversi. Questo particolare spiega il perché la Pasqua Comisana è davvero un qualcosa di unico nel panorama siciliano. Perciò a Comiso, dopo circa tredici secoli, si mantiene viva ed integra una concezione teologica intimamente bizantina e Incarnazione e Risurrezione si fondono in una unità indissolubile nella Domenica di Pasqua.

La processione domenicale è caratterizzata dalla “Pace”, cioè l’incontro tra la statua della Vergine e del Risorto ai piedi dei quali, sui rispettivi fercoli, trovano posto due fanciulli vestiti da angioletti con vesti seicentesche. La prima di queste “Paci” avviene all’inizio della festa, subito dopo la santa messa solenne delle 10. I due fercoli sono posizionati l’uno di fronte all’altro e, a turno, i due angioletti cantano in latino l’antifona “Regina Coeli”. Al termine, i due fercoli sono spinti l’un verso l’altro dai devoti portatori tra lo scoppio di petardi e “maschittaria”, nel crescendo degli ottoni mentre palloncini colorati decorano il cielo tra gli “Evviva Gesù Risorto” e “Viva Maria Annunziata”. Si tratta di una drammatizzazione dei Vangeli spagnolescamente esuberante, documentata dal 1635 ma come un quid già consolidato.Testimone d’eccezione è stato il pittore comisano Salvatore Fiume, angioletto anche lui nel 1925, che la narrò, memorabile la sua vestizione dell’angelo, nel romanzo “Viva Gioconda”. La “Pace”, che è l’attrattiva principale della festa, si ripete davanti a ogni chiesa e, a tarda sera, due volte in piazza Fonte Diana con le due “Paci” dette dei “Gonfaloni delle Confraternite”.

La festa, tuttavia, prende avvio la Domenica delle Palme. Particolarmente importante è il Triduo Pasquale con le funzioni, le processioni e i riti del Giovedì Santo, del Venerdì Santo e del Sabato Santo. A mezzogiorno del Sabato Santo, sul sagrato della basilica l’arcidiacono parroco benedice le uova, colorate o incastonato in composizioni di pani. Nel corso della santa messa serale, al “Gloria” avviene la tradizionale “svelata”, cioè si raccoglie la “Taledda”, l’antico e artistico telo con la scena della Passione posto sul presbiterio che cela le statue del Risorto e della Madonna collocate sopra l’altare maggiore affinché esse tornino alla vista dei fedeli. Segue la processione dell’Arciconfraternita del SS. Rosario e dell’Addolorata e la “discesa dei simulacri” posti sui fercoli. Chiude il Sabato Santo, la “Nocturna”, altra usanza importata dalla Catalogna del XV secolo. È un’allegra passeggiata per le principali strade della città al suono della banda musicale e dall’immancabile scoppio di mortaretti.

Accompagnano la Pasqua una serie di aneddoti, curiosità, usi, costumi, suoni, eventi culturali come la Pasquarte e d’intrattenimento ma anche di piatti tipici, mpanate, pastieri, cassatedde ca’ ricotta, insalate ri pirettu, viscotta scaurati, sono gli assoluti dominatori della tavola pasquale. Ogni cosa concorre a definire i contorni di un evento che certamente si caratterizza più degli altri.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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