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Il location manager catanese Davide De Caro: «Da White Lotus a Indiana Jones, vi spiego il successo della Sicilia come set»

Di Fabio Tracuzzi |

“The White Lotus”. Ovvero, traduzione letterale, il loto bianco. Uno dei fiori più belli che sboccia trovando sostentamento nel fango che lo circonda. Un po’ la metafora della serie televisiva che sta sbancando i dati  di ascolto facendo incetta di premi, Golden Globe compresi. Una serie venduta in tutto il mondo e giunta alla seconda edizione. La prima, in periodo di lockdown, era stata girata in un resort alle Hawaii tutti chiusi in una vera e proprio bolla anti contagio. La terza serie, perché si farà, sarà girata in Oriente. In mezzo, la seconda,  girata quasi interamente in Sicilia e per la maggior parte a Taormina.

E con le immagini, splendide, e non poteva essere diversamente che entrano nelle case di tutto il mondo scatenando una corsa alle prenotazioni, in modo particolare a Taormina, per vedere i luoghi degli “eroi” di The White Lotus. Altro che promozione a Cannes a suon di milioni… Una promozione che, è bene dirlo subito, alla Sicilia non è costatata un solo euro.

Una produzione, quella della seconda serie di “The White Lotus” costata 180 milioni di dollari con una ricaduta immediata di circa 20 milioni, mentre non è quantificabile quella di  immagine per la Sicilia, tanto è enorme. Con tanti saluti ai 3,7 milioni per Cannes e alla Sicilia Film Commision che nessun ruolo ha avuto, nemmeno di supporto, in questa operazione che ha dato, ed era ora, un’immagine della Sicilia che nulla a che vedere con i cupi stereotipi di sempre: coppole, lupare e padrini. Mafia insomma.  Una Sicilia allegra, solare, e soprattutto bella, affascinante e desiderabile.  Ecco il  dietro le quinte di questo prodotto televisivo di successo.

«Dal sindaco Mario Bolognari – così Davide De Caro il catanese location manager della serie comincia il suo racconto del backstage – e dal consigliere Andrea Carpita abbiamo avuto supporto per superare alcuni problemi che via via si presentavano. Mi sembra giusto riconoscerlo». 

Location manager? Confessiamo la nostra ignoranza e ci facciamo spiegare. «È un vero e proprio dipartimento, per l’appunto dipartimento location, ossia cercare i set per messarli».

 Messarli? Chiediamo ancora aiuto con gli occhi. «Messarli significa cercare i set e mettere in piedi tutti i percorsi burocratici, servizio ospitalità e suolo pubblico». Un nuovo lavoro insomma. «Assolutamente no. La figura del location manager esiste da quando esiste il cinema, magari si chiamava in un altro modo». «Come sono arrivati a me? Facevano sopralluoghi in Sicilia e sono arrivati a Cefalù durante le riprese di “Indiana Jones” e io lavoravo per quella produzione».

 Che tipo di sopralluoghi, non era già tutto deciso dalla produzione?

«Certo che no. Loro cercavano un albergo di lusso col mare. Ne hanno visitanti tanti in tutta Italia poi hanno visto il San Domenico a Taormina e hanno deciso subito. Era l’ottobre del 2021. Il regista Mike White non ha avuto dubbi. Era quello l’albergo giusto». 

Non solo Taormina nelle riprese di “The White Lotus” ma anche Giardini, la spiaggia in modo particolare, Noto e Cefalù. E subito un tour operator palermitano sta vendendo pacchetti turistici che portano i turisti nei luoghi delle riprese e non nei paesi di mafia. «E gran parte del merito per le meravigliose immagini che vediamo  è del direttore della fotografia Xavier Grobert. Un talento straordinario. Pensava e scattava. Tra un click e un altro si smoccolava il naso». 

Ci sono anche delle riprese al Teatro Bellini di Catania. Cosa strana in effetti in quanto in quella puntata i protagonisti che quella sera decidono di andare al “teatro dell’opera” si trovavano a Cefalù. E tutto quindi lasciava pensare al Massimo di Palermo.

«E in effetti lì si doveva girare. Il regista si era innamorato della scalinata del Massimo di Palermo ma non è stato possibile per problemi tecnici e piano di lavoro. E quindi….».

E quindi?

«E quindi il Bellini a Catania che non ha una scalinata come quella del Massimo, ma l’interno è di una bellezza ineguagliabile e il regista se ne è innamorato». 

Una scelta quella del Bellini di Catania che ci riporta al film “Johnny Stecchino” di Roberto  Beningni interamente girato a Palermo con le scene,  esilaranti del teatro, girate al Bellini. Un Bellini pieno ed elegante. 

«Tutte comparse ovviamente tranne alcuni degli attori. Utilizzavamo 120 comparse al giorno e ne abbiamo utilizzate circa 700. Inutile dirlo, tutte scrupolosamente messe in regola con la paga di 90 euro al giorno. E i posti letto occupati, in più strutture». 

E naturalmente aggiungiamo noi tutti dovevano mangiare, circa 400 pasti al giorno, bere un drink e fare colazione con una granita da Bambara. Insomma si è sempre parlato di destagionalizzazione, ma mai attuata, e le riprese di “The White lotus” hanno fatto il miracolo. Molte strutture chiuse di solito in inverno hanno appositamente aperto.  «La sceneggiatura iniziale – ci dice ancora De Caro – in qualche modo è stata rivista per Taormina, contenuti leggeri, di quelli che fanno sognare chi guarda. Da qui il grande successo della serie e la grande voglia di venire qui a sognare». «Una produzione e uno sforzo enorme. Tutti hanno vissuto Taormina con grande allegria, ma con professionalità sul lavoro. Grande integrazione di tutti con il territorio. Sono nate amicizie sincere e durature e anche qualche amore, questi magari un po’ meno duraturi». 

Sarebbe stato strano il contrario. La Sicilia, dunque tra “Indiana Jones” (uscirà il 30 giugno)  e “The White Lotus” è sugli schermi, grandi e piccoli, di tutto il mondo. Ma proprio tutto. «Sì, ma con una bella differenza – ci dice ancora Davide De Caro – Nel film di “Indiana Jones” i luoghi siciliani non sono facilmente riconoscibili per “The White Lotus” invece non ci sono dubbi: siamo in Sicilia”». Quella Sicilia che adesso i turisti stranieri di tutti il mondo vogliono venire a vedere.  Potenza del cinema e delle immagini. E Taormina, per non essere da meno, non ha ancora annunciato nulla sul prossino festival. Un festival che magari potrebbe pensare a premiare il regista Mike White che tra l’altro tornerebbe anche volentieri e, perché no, anche qualcuno dei protagonisti. Ma per provarci ci vorrebbe un direttore artistico. Non il nulla.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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