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Camorra: avvocato Provenzano, ‘lotta a boss non sia accanimento su corpo malato, è tortura’

Di Redazione |

Palermo, 18 feb. (Adnkronos) – “La forza, la democrazia di una nazione non si dimostra mantenendo in carcere uomini vecchi e malati, ma applicando le regole del diritto. Vale per Raffele Cutolo e valeva per Bernardo Provenzano e tanti altri. La lotta alle mafie non può comportare l’accanimento su un corpo distrutto, da età e patologie. Questa è tortura”. A parlare, in una intervista all’Adnkronos, è l’avvocato Rosalba Di Gregorio, per tanti anni legale del boss mafioso Bernardo Provenzano, morto il 13 luglio del 2016, da detenuto, all’ospedale San Paolo di Milano.

I familiari del capomafia di Corleone, due giorni prima avevano fatto una istanza al Dap per potere incontrare il loro congiunto, “ma fino al giorno prima del decesso non avevano avuto alcuna risposta”, ha ricordato l’avvocato. La moglie del boss, Saveria Palazzolo, e i figli, Angelo e Paolo, avevano incontrato Bernardo Provenzano sei giorni prima della sua morte, quando già le sue condizioni si erano aggravate. Ma avevano chiesto un altro incontro, proprio per le sue condizioni nettamente peggiorate.

Il legale, in quei giorni aveva avanzato anche una richiesta di differimento pena per Provenzano. “Ma non è mai arrivata la risposta…”, disse dopo la sua morte. E sul decesso in carcere di Raffaele Cutolo, Rosalba Di Gregorio spiega ancora: “Lo Stato non può sentirsi legittimato a infierire e non applicare le norme per assecondare le istanze di ‘vendetta’, che non c’entra niente con il concetto di ‘giustizia’, di parenti di vittime di mafia”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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