Trapani
Un violoncello in mare incanta i delfini: lo fa suonare Roberto Soldatini
Trapani – La barca a vela come casa, uno Stradivari per amico, il mare sulla pelle e la musica nell’anima. Provi a raccontare la vita di Roberto Soldatini e ti accorgi quanto sia difficile trovare un inizio efficace: la molteplicità delle sue esperienze confonde e la semplicità con le quali ne parla le trasforma nella “normalità” di un uomo che sette anni fa ha venduto casa, abbandonato forse per sempre quattro solide mura, acquistato una barca a vela di 13 metri e 10 centimetri senza saperla governare, imbarcato un prezioso violoncello del ’700 avuto in prestito da un collezionista, e preso il mare.
L’incipit potrebbe richiamare l’avventura di un moderno Ismaele del Moby Dick di Melville ma Roberto Soldatini, romano, approdato a Trapani al molo della Lega Navale, dice che la sua decisione non ha nulla di straordinario.
«Quando ho venduto casa a Roma l’ho fatto perché era arrivato il momento, ero alla ricerca di libertà, del contatto con la natura, di ritornare all’essenza delle cose e si sono verificate tante circostanze concomitanti. Non avevo esperienza di mare, ho preso la patente nautica e la prima volta che ho mollato gli ormeggi mi sono portato via la colonnina che sul molo forniva elettricità alla barca. Sono andato da Marsiglia ad Istanbul da solo, un’esperienza fantastica». L’esperienza l’ha acquisita navigando nel Mediterraneo, dalla Grecia alla Turchia, dalla Sicilia al Golfo di Napoli. Soldatini ha 58 anni e l’aspetto da giovane velista; è musicista come il padre, prima tromba nell’orchestra di Santa Cecilia, compositore, direttore d’orchestra e docente al Conservatorio di Avellino. È al porto di Napoli, guardando Castel dell’Ovo, che ha scelto di attraccare la barca quando nei mesi invernali resta a terra per andare a lavorare. «Insegnare al Conservatorio mi lascia molto tempo libero per organizzarmi, sei mesi in mare e sei mesi sulla terraferma». A terra per modo di dire perché quando non naviga vive sulla sua attrezzatissima barca, “Denecia”, la sua casa. «Il viaggio è un pretesto per capire se stessi e ciò che ci circonda, gli spazi infiniti aiutano la riflessione ma poi quando arrivo nei porti ho tanti amici con i quali condividere le esperienze, cenare insieme e chiacchierare fino a tardi con un bicchiere di vino tra le mani».
“Denecia” è anche il titolo del suo terzo libro (Autobiografia di una barca, Feltrinelli) nel quale la barca diventa la protagonista della narrazione sviluppata come una metafora; un’autobiografia a metà tra fantasia e realtà, una raccolta di avventure e di comportamento umani in cui la barca a vela racconta in prima persona la sua costruzione, i compagni di viaggio, passioni e disavventure, i luoghi dove ha navigato visti solo dal mare, ovviamente. Più di 80mila km dall’Inghilterra alla Grecia, dalla Francia alla Sardegna e alla Corsica. «Ho immaginato che i legni della barca abbiano assorbito il contenuto di tutti i libri che porto con me in navigazione e costruito un romanzo che sto presentando in giro per l’Italia». Dopo Trapani, Marsala, Mazara, Sciacca, altre destinazioni grazie ai contatti che ha mantenuto in questi anni, un sito internet e un profilo facebook. «Cerco di trasmettere le mie esperienze e spero possano essere utili a qualcuno. Io, spogliandomi di tutto quello che avevo ormai ragiono per sottrazione, meno cose posseggo meglio sto, anche in barca mi sembra di averne tantissimi».
Ma non è neppure questo il punto. Soldatini compone musica e il mare è il luogo ideale per trovare ispirazione e silenzi. Mette il pilota automatico e prende il violoncello, lo “Stradi”, come lo chiama, che lo accompagna anche a terra quando organizza concerti di musica e parole. Lo Stradivari è un pezzo pregiato, che un collezionista gli ha dato con l’obbligo di non lasciarlo in silenzio: «È un patto che abbiamo fatto, i legni in questo modo si preservano di più e non vengono attaccati dai tarli che non amano l’acqua e lo strumento può assolvere al meglio alla sua funzione». Il violoncello suona anche per i delfini: racconta che alle isole Cicladi si era messo a suonare quando in mare al tramonto aveva visto muoversi qualcosa: un gruppo di delfini aveva inscenato una specie di danza, «chissà forse attratti dalla musica – dice – Ho continuato a suonare per timore che andassero via e fino a quando la musica si espandeva li ho visti entrare e uscire dall’acqua, poi quando ho smesso hanno ripreso il mare e sono scomparsi. È stato commovente, ho pensato che la mia vita sarebbe potuta finire in quel momento».
Quando finirà di navigare sceglierà un approdo. «Non so, sicuramente al Sud, e perché no forse sarà Trapani. È una città che sta nel mare e ne ha un rapporto diretto, non come Palermo o Catania che sembrano averlo dimenticato, un vero delitto. Quando Trapani mi ha accolto non si era svelata, feci grande fatica a entrare in porto perché era calata una fittissima nebbia che non faceva vedere ad un metro, poi quando si era improvvisamente diradata avevo visto i campanili delle chiese, le mura, i bastioni e me ne sono innamorato». Ma il viaggio è ancora lungo. «Quest’anno ho deciso di navigare lungo le coste italiane, risalirò pian piano fino a Napoli. Poi si vedrà». Non ha rotte tracciate, appuntamenti, orari, impegni e una sola certezza: «Non torno più indietro, questa è la mia vita».
Direttore d’orchestra, compositore, violoncellista e scrittore, Roberto Soldatini è nato a Roma nel 1960. Dopo aver ricevuto una prima formazione musicale dal padre (prima tromba dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia), ha studiato al Conservatorio della sua città natale, partecipando a diverse Master Class, tra le quali quella di Leonard Bernstein. Intensa la sua attività concertistica, ha anche recitato in teatro e scritto diversi libri. Ogni anno alterna sei mesi di navigazione in solitario e sei mesi ormeggiato in porto.
Roberto Soldatini con il suo Stradivari, che lo accompagna nelle traversatein solitario
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