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Sequestro Unicusano, avv. Antonio Ingroia: “Lo Stato rischia una causa plurimilionaria dall’imputato”

Di Redazione |

Roma, 31 gennaio 2023. Antonio Ingroia, avvocato e già Procuratore della Repubblica alla procura di Palermo, e il Prof. Raffaello Lupi, docente di diritto tributario all’Università di Tor Vergata, sono intervenuti ieri sera nella trasmissione “L’imprenditore e gli altri” condotta da Stefano Bandecchi su Cusano Italia Tv, per commentare l’inchiesta della Guardia di Finanza, su disposizione del gip di Roma, sulla presunta evasione fiscale che ha portato le fiamme gialle a confiscare preventivamente 20 milioni di euro ai vertici dell’Università Niccolò Cusano.

Antonio Ingroia: “Era davvero necessario un sequestro preventivo di questo tipo? La misura cautelare deve essere l’extrema ratio. Oggi c’è la corsa ad andare sui giornali e sui giornali ci vai quando c’è una misura cautelare. Lo Stato agendo in questo modo rischia una causa plurimilionaria dall’imputato che non ha avuto la possibilità di spiegare le sue ragioni.” Poi continua, “la polizia giudiziaria fa la sua parte, più reati trovi e più carriera fai. Il problema è il ruolo della magistratura, neanche la magistratura deve essere l’avvocato della polizia giudiziaria. Ci dovrebbe essere un PM che talvolta ha delle competenze, talvolta no, può darsi che il PM non abbia oggi la forza di fare da filtro rispetto ad un’indagine di sequestro. Poi viene il GIP – che dovrebbe essere un argine costituzionale rispetto alla richiesta del PM – che finisce per fare una specie di copia e incolla di quello che ha proposto il PM che a sua volta fa il copia e incolla rispetto a quello che ha fatto la guardia di finanza. La Cassazione è intervenuta e ha dichiarato delle ordinanze cautelari nulle proprio perché è stata applicata la tecnica del copia e incolla.”

Raffaello Lupi (tributarista) aggiunge: “Errore giuridico macroscopico. Procura e GDF hanno trasformato l’università e hanno applicato la diversa disciplina delle palestre, dei ristornati dei circoli culturali. Questo non c’entra nulla. L’Italia è una Repubblica democratica fondata sulle colpe di qualcuno, uno degli interpreti di questa narrazione sono i grandi evasori. Ma i veri grandi evasori non si fanno trovare.” Per poi concludere: “Il concetto classico di evasione cui pensa l’uomo della strada quando sente evasione è uno che prende gli incassi e non li registra fiscalmente oppure registra spese fittizie, fa fatturare da paradisi fiscali. Questa è l’evasione: prendo i soldi e non li registro, oppure mi invento delle spese finte in modo da non pagare. Poi c’è l’evasione delle grandi aziende, che si chiama elusione: faccio degli artefici giuridici e mi metto nella condizione di non pagare. Poi c’è l’evasione da interpretazione. (…) Voi vi siete considerati università – e quindi fuori campo dalle imposte sui redditi, perché è una funzione statale esercitata da un ente nato da un decreto del ministero – e loro vi hanno detto: siete un ristorante che si finge circolo culturale. Siamo nel mondo dell’evasione da tesi giuridiche. Voi dite: siamo università e loro dicono siete un circolo sportivo mascherato, perché con gli utili avete comprato altre cose. È un’evasione da interpretazione. È un rielaborare interpretativamente in chiave di disposizioni applicabili. Dietro c’è l’idea della lotta all’evasione. Il problema è l’esposizione mediatica.”

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