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Bomba alla posta di Genova, arrestato un anarchico agrigentino

Di Redazione |

Le poste – stando al pensiero anarco-insurrezionalista – collaboravano «con la macchina delle espulsioni» attraverso la compagnia aerea Mistral Air utilizzata per il rimpatrio degli immigrati clandestini. Per questo erano tra gli obiettivi della campagna “I cieli bruciano”, annunciata dagli anarchici nel 2015, contro i Centri di permanenza per il rimpatrio. E’ in questo contesto che, l’8 giugno 2016, Giuseppe Bruna, 49 anni, piazzò un ordigno esplosivo di fronte a un Postamat di via Gaetano Colombo, a Genova. A distanza di tre anni e mezzo, i carabinieri del Ros gli hanno notificato una ordinanza di custodia cautelare in carcere. Il provvedimento lo ha raggiunto in cella, a Pavia, dov’è recluso dallo scorso maggio per i plichi esplosivi inviati a due magistrati torinesi impegnati nella lotta agli anarchici, i pm Roberto Sparagna e Antonio Rinaudo, e al direttore del Dipartimento amministrazione penitenziaria, all’epoca Santi Consolo. Una vicenda per cui sono in carcere anche Natascia Savio, anarchica torinese, e Robert Firozpoor, libertario modenese. A tradire Bruna è stata una traccia di Dna trovata dagli inquirenti su un guanto abbandonato sul luogo dell’attentato. Le telecamere avevano ripreso due individui travisati, vestiti di scuro, che posizionava l’ordigno. Una tanica di plastica da 5 litri riempita di liquido infiammabile con un timer artigianale, una sveglia analogica con una sola lancetta alimentata da una batteria da 9 volt e collegata a un circuito elettrico di innesco. «Non è esploso per un malfunzionamento, ma avrebbe provocato una fiamma da dieci metri», spiega il colonnello Marco Rosi, comandante del Reparto Antiterrorismo del Ros. L’attività, coordinata dal Gruppo antiterrorismo della Procura di Torino, accende un faro sulla galassia anarco-insurrezionalista. “Riguarda una parte del mondo anarchico che da un pò di tempo ha assunto atteggiamenti più violenti e diretti nei confronti del sistema», sottolinea Rosi. «L’indagine riguarda diversi fatti che si sono verificati in diverse città – spiega il magistrato della Procura di Torino, Emilio Gatti – Più passa il tempo e più si raccolgono elementi di prova, si scoprono incidenze di tipo investigativo che portano i vari episodi vicini gli uni agli altri». Il pm sottolinea quello che definisce un «dato oggettivo. In quel mese di giugno sono stati fatti tre attentati, a distanza di un giorno l’uno dall’altro, a Bologna, Genova e Torino. Tutti con lo stesso obiettivo, il Postamat, e con le stesse identiche modalità». Bruna, originario di Agrigento, era un assiduo frequentatore dell’ex Asilo occupato di via Alessandria, a Torino. Sgomberata lo scorso febbraio, l’ex scuola era il punto di riferimento per l’intera galassia anarco-insurrezionalista. Una fucina di idee di lotta contro il sistema. Nel 2015 è scattata la campagna ‘I cieli brucianò; nell’arco di un anno, furono sedici gli attentati, incendiari ed esplosivi, ai danni di diverse ditte che collaboravano con i Cpr. (ANSA).

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