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La rabbia dei dipendenti Auchan di S. G la Rena: «Presi a pesci in faccia»

Di Redazione |

CATANIA – Non tutti hanno appreso contemporaneamente le decisioni adottate dall’azienda riguardo la chiusura dello storico ipermercato Auchan-Città Mercato, di San Giuseppe La Rena. Per alcuni, infatti, la notizia è stata trasmessa dai colleghi, sul posto di lavoro già dalle prime ore dello scorso martedì mattina. Maurizio, dipendente, nel gruppo WhatsApp scrive: «Hanno dichiarato chiusura entro fine mese con l’impegno di ricollocare tutti – e poi – Siamo già chiusi». Una doccia fredda, che ha lasciato tutti increduli. «In che senso? – chiede la collega Patty – Il direttore ha letto un comunicato aziendale dove c’era scritto che entro il 30 aprile l’ipermercato chiude».

Da lì il carosello dell’ansia: telefoni roventi nella catena del passaparola e le corse fino al posto di lavoro per verificare una realtà alla quale non si vuole credere. E poi un’unica voce: «Ci hanno preso a pesci in faccia, buttandoci fuori senza alcun preavviso». È stato questo il sapore amaro della protesta degli ormai ex 108 dipendenti Auchan, ieri in piazza Università per dare fiato alla notizia.

Tra loro ci sono famiglie, che alla luce della sicurezza del proprio lavoro, hanno acceso mutui, messo al mondo figli e giovani in procinto di sposarsi ma che hanno già disdetto i propri programmi. «Quel posto di lavoro – dice Alessandro Mallo, da vent’anni in azienda – era la mia seconda casa. Ho due bambini di 10 e 3 anni e si faceva affidamento solo sul mio stipendio. Adesso come farò?».

«Dovevo rientrare dalle ferie prematrimoniali – afferma Antonella Farsaperna – e, invece, rimarrò a casa. Sono riuscita a portare a termine i miei progetti matrimoniali, ma altri sono costretti a rimandarli».

La signora Veronica Scalia, ancora incredula, con un filo di voce ammette: «Pensavo che ciò potesse accadere solo agli altri e invece è toccato anche a me. Chiediamo alle istituzioni di aiutarci. L’azienda ci ha promesso che verremo ricollocati in altri punti vendita, ma siamo in troppi e non so se le promesse potranno essere mantenute».

Per Antonello Previtera «è stata un’imboscata. Prima che tutto accadesse, abbiamo avuto diversi incontri con i responsabili dell’azienda perché notavamo da parte loro una politica di chiusura, basata su fatti concreti come smistare gli approvvigionamenti in altri punti vendita piuttosto che da noi. Il 31 marzo abbiamo scioperato per pretendere risposte chiare. Avremmo dovuto incontrare l’azienda domani, ma ci hanno tolto la dignità del confronto».

«Quando l’azienda ci ha chiesto dei sacrifici – dice Annarita Castiglione – li abbiamo affrontati nella speranza di mantenere il posto di lavoro. L’azienda, invece, ha serrato l’ingresso».

La tensione serpeggia anche tra i dipendenti di altri centri analoghi. «Siamo in solidarietà da circa quattro anni – racconta Alessandro Canuti del punto vendita di Misterbianco – e, da oggi, 150 lavoratori sono senza lavoro, ci chiediamo quando toccherà anche a noi».  «Quanto accaduto – prosegue Michele Musumeci – identifica la crisi del gruppo».

«Vogliamo restare a Catania e non accetteremo trasferimenti al Nord. Ci hanno umiliato», sostengono i lavoratori, che continuano a presiedere la galleria commerciale. Lì alcuni di loro hanno trascorso anche la notte, sperando che le luci di una nuova alba li avrebbero svegliati da quest’incubo a occhi aperti. Che invece, purtroppo, continua.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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