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Saman, il racconto del fratellino: «Così mio zio ha ucciso mia sorella»

Di Redazione |

Il racconto di un giovanissimo, coerente e privo di contraddizioni, per il Gip di Reggio Emilia costituisce la «piena prova indiziaria della responsabilità» di Danish Hasnain nell’omicidio della nipote Saman Abbas. Le parole che incastrano lo zio 33enne, raccolte con l’aiuto di uno psicologo, sono del fratello minorenne della ragazza. È grazie a lui che gli inquirenti, i carabinieri coordinati dalla Procura reggiana, hanno ricostruito le drammatiche fasi di quello che, non ci sono dubbi, è un omicidio, anche se ancora il corpo della ragazza non è stato trovato. È stato Hasnain a confessarlo al nipote e il giovane a riferirlo a verbale: «Ora vi dico tutta la verità. Mio zio ha ucciso Saman. Io ho paura di lui perché mi ha detto che se avessi rivelato ai carabinieri quanto successo, mi avrebbe ucciso. Io ho pensato anche di uccidere mio zio Danish, mentre lui dormiva, visto che lui ha ucciso mia sorella, ma poi ho pensato che ci avrebbero pensato i carabinieri e che se io avessi fatto ciò sarei finito in prigione».

Il giovane è stato rintracciato il 10 maggio in provincia di Imperia, mentre insieme allo stesso zio e a due cugini, anch’essi indagati per l’omicidio, stava per varcare il confine, in direzione Francia. Gli altri hanno proseguito, mentre lui da allora è sotto protezione, in una comunità. Ha raccontato le cose in più fasi, inizialmente con alcune omissioni dovute allo choc e, secondo la Procura, al fatto che sta elaborando il lutto per la sorella, l’abbandono dei genitori e in generale una vicenda «che lo sta portando a prendere le distanze dal contesto e dalla cultura in cui è vissuto fino ad ora».

È stato lui a ipotizzare il modo in cui lo zio ha ucciso Saman, la notte tra il 30 aprile e il primo maggio: «Secondo me l’ha uccisa strangolandola, perché quando è venuto a casa non aveva nulla in mano». Anche per il Gip questa è l’ipotesi più probabile. «Lo zio Danish – ha continuato il ragazzo – ha pianto molto e diceva a me di non piangere». Ha detto dove ha messo il corpo? «No, perché io gliel’ho chiesto in quanto volevo abbracciarla un’ultima volta. Lui mi ha detto di non potermelo dire». Dal racconto del fratello emergono altri dettagli di cui è stato spettatore. La lite e le urla tra Saman e i genitori, prima che lei tentasse per l’ennesima e ultima volta di fuggire, la sera del 30. Le lacrime dello zio, al rientro, dopo aver “sistemato» la questione: «Ora andate a casa, che ci penso io», aveva detto poco prima Hasnain ai genitori di Saman. Il figlio racconta poi la disperazione del padre, ora con la moglie in Pakistan e secondo gli investigatori con lei istigatore del delitto della figlia, che non si voleva sottomettere: «Si è sentito male e ha iniziato a piangere, stava quasi per svenire per mia sorella». Lo zio non avrebbe detto neppure al padre, come ha ucciso Saman: «Se lo diceva, mio papà si sarebbe ucciso», ha raccontato il minorenne. 

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