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Il libro

Roberto Mistretta: «Bonanno hard-boiled siciliano»

Dopo il successo nell’Europa di lingua tedesca, ritorna in libreria, "Un’indagine siciliana" il primo episodio della saga de "Il maresciallo Bonanno", carabiniere nato dalla penna del giornalista e scrittore di Mussomeli: «Amo il noir che racconta le storie incrociate, i retroscena, come avviene nell’hard-boiled americano, in cui l’investigatore viene a contatto con la violenza e con il lato oscuro dell’animo umano»

Di Giovanna Caggegi |

Quando entra in scena per la prima volta, il maresciallo Saverio Bonanno della Benemerita Arma dei Carabinieri è alle prese con il terzo caffè della mattinata, impreca sulle ristrettezze della dieta e si imbatte nelle previsioni di un oroscopo non proprio favorevole prima di venire catapultato nell’indagine su un delitto complicato. È un uomo imponente, amante della buona tavola, incline a uno spleen esistenziale in parte dovuto all’abbandono della moglie e alle difficoltà di crescere una figlia che ha nella nonna paterna la sua più grande alleata. In poche, rapidissime coloriture, vizi e virtù del protagonista catturano subito il lettore e lo spingono ad immergersi nella trama avvincente e piena di colpi di scena del noir Il maresciallo Bonanno. Un’indagine siciliana dello scrittore e giornalista nisseno di Mussomeli Roberto Mistretta, primo dei tre romanzi della serie che la casa editrice genovese dei Fratelli Frilli ha di recente pubblicato nella sezione dei Tascabili dedicata ai gialli di ambiente regionale dove figurano, tra gli altri, i siciliani Vincenzo Maimone e Alberto Minnella.

Il maresciallo BonannoI luoghi sono quelli in cui l’autore esercita da tempo l’attività di giornalista militante, la provincia di Caltanissetta e il territorio del Vallone che nella trasfigurazione letteraria assume il nome di Montanvalle, per alludere alle rapide escursioni altimetriche. Protagonista di storie quasi sempre ispirate a fatti di cronaca e a temi di valenza sociale – l’infanzia violata nel silenzio omertoso dei rapporti familiari, l’abbandono degli anziani, la mafia, la tratta delle bianche e la pedofilia – il maresciallo Bonanno è al centro di una serie fortunata che da oltre un decennio ha conquistato il mercato dei lettori in Germania, Austria e Svizzera con la vendita di più di 50.000 copie, tanto da indurre la casa editrice Luebbe a progettare l’uscita di un’edizione e-book nel gennaio del prossimo anno. Prendono spunto dalla realtà, si intrecciano con molteplici microstorie, disegnano una variopinta galleria di tipi umani e di paesaggi naturali, i romanzi di Mistretta avvincono e seducono grazie a una scrittura introspettiva e a una tensione morale che rivela il lato oscuro della vita sociale, ma anche in virtù di quelle pagine in cui il ritmo incalzante si arresta per sciogliersi in visioni poetiche e considerazioni filosofiche.

Mussomeli

Una veduta dall’alto di Mussomeli, cittadina che incarna la Villabosco ideale dove vive e lavora il maresciallo dei carabinieri Saverio Bonanno, protagonista della saga

Nell’intricata selva dei commissari che affollano le pagine dei giallisti italiani, su cui si impone l’ipertrofico Montalbano di Camilleri, Mistretta ha dato vita a un personaggio di rara umanità, un maresciallo burbero e benevolo, insofferente della disciplina, incarnazione di un’ideale di giustizia che insegue a muso duro e senza infingimenti. «Il maresciallo Bonanno è il carabiniere che ognuno di noi vorrebbe poter chiamare nel momento del bisogno – spiega l’autore che scrive per La Sicilia, e a cui si deve, tra l’altro, il volume Giudici di frontiera (2011), raccolta di interviste a sei magistrati impegnati nella lotta alla mafia, il racconto Il miracolo di don Puglisi (2013) sulla conversione di Giuseppe Carini, oggi diventato testimone di giustizia, e la biografia Rosario Livatino: l’uomo, il giudice, il credente (2015) -. Bonanno ha due qualità che lo rendono particolare: la sensibilità e la testardaggine. Quando non ci vede chiaro, pur di dare voce a chi voce non ha, è disposto ad andare a testa bassa anche contro i canoni della rispettabilità in nome di una giustizia che tutela tutti indipendentemente dallo status sociale».

Maresciallo Bonanno

Il cappello del maresciallo dei carabinieri, simbolo di tutti i Bonanno investigatori incalliti

Mentre la Fratelli Frilli Editore ha in programma la pubblicazione degli altri due romanzi della serie di Bonanno, Il canto dell’upupa e Il diadema di pietra, Mistretta ha già pronti altri quattro inediti. «Con Frilli confidiamo sulla sicilianità dei personaggi per un mercato che è sempre più attento e interessato al genere e agli autori dell’Isola. Per il quotidiano La Sicilia ho curato un’inchiesta sul giallo siciliano con interviste a Camilleri, Cacopardo, Savatteri, Piazzese, Cacciatore. Tra noi c’è rispetto e spesso ci siamo ritrovati a rappresentare la Sicilia in festival e manifestazioni in Italia e all’estero. In Germania il successo di Bonanno sorprende ma fino a un certo punto, perché da tempo le storie di casa nostra suscitano un forte interesse oltralpe».

Nel primo romanzo del maresciallo Bonanno viene fuori una storia torbida di violenza consumata all’interno di un nucleo familiare. Da cosa ha preso spunto?«La scrittura letteraria nasce spesso dove finisce la cronaca giornalistica, per sua natura scarna e di breve durata. Mi sono rifatto a una storia realmente accaduta dalle mie parti, ancora più cruda di come la racconto. Ho visto le foto di questa ragazza che subisce violenza in famiglia e la cui verità emerge solo grazie alla lungimiranza di un maresciallo che si finge medico e mette alle strette la mamma e la nonna, testimoni omertose del fatto. Nel romanzo ho cercato di raccontare il disastro di sentimenti, gli effetti devastanti di un orrore consumato tra le pareti domestiche, dove ogni bambino avrebbe diritto di trovare sempre un nido confortevole da cui spiccare il volo».

Quali sono i modelli a cui si ispira?«Più che il giallo mi appassiona il noir che racconta l’ambientazione, le storie incrociate, i retroscena, come accade un po’ nell’hard-boiled americano, in cui l’investigatore viene a contatto con la violenza e con il lato oscuro dell’animo umano. Il mio romanzo di riferimento è La promessa di Friedrich Dürrenmatt, che fa a pezzi il modello perfetto del giallo americano e introduce l’imprevisto che svia le indagini e spesso rende impossibile l’accertamento della verità. Un altro autore a me caro è il fumettista sudamericano Robin Wood».

La promessa di Durenmatt

La promessa di Friedrich Dürrenmatt, tra i punti di riferimento di Roberto Mistretta

Quali soluzioni linguistiche ha adottato per far parlare il maresciallo Bonanno e i suoi collaboratori?«Quando cominciai a scrivere di Bonanno era venuto fuori il boom di Camilleri e il maresciallo dovette aspettare tempi migliori per farsi notare da un pubblico fagocitato dalla lingua di Montalbano. La scelta è caduta sull’antilingua che si parla nelle caserme, un italiano con battute siciliane, con l’uso del passato remoto e un mistilinguismo dovuto al fatto che ci sono personaggi del Sud, come il brigadiere napoletano Cacici ma anche del Nord, come il settentrionale Steppani. Poi ciascun personaggio si esprime anche in relazione ai differenti stati d’animo».

Una nuova presentazione del libro è prevista il 7 settembre alle 18.30 a Palazzo Sartorio di Lercara Friddi, in provincia di Palermo, organizzato dal Centro culturale Talia. Dialogherà con l’autore il giornalista Mario Liberto. Interverrà la professoressa Francesca Terrasi.

giovannacaggegi@yahoo.it

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