Notizie Locali


SEZIONI
Catania 17°

Catania

Biancavilla, uccideva malati terminali in ambulanza per ottenere i servizi funebri

Di Redazione |

CATANIA – Malati terminali uccisi su un’ambulanza, iniettando loro dell’aria nel sistema sanguigno, e poi i corpi “venduti” per 300 euro a agenzie di onoranze funebri. Era questa l’ipotesi, che dà il nome all’operazione in corso dei carabinieri, l’Ambulanza della morte, sulla quale stava lavorando da mesi la Procura di Catania che aveva aperto un’inchiesta per omicidio dopo le rivelazioni di un collaboratore di giustizia, che accusa la mafia locale di avere avuto un ruolo nella vicenda. 

Sono oltre 50 i casi all’attenzione della Procura distrettuale di Catania di decessi avvenuti tra il 2012 e il 2016 sul quale sono stati svolti accertamenti nell’ambito dell’operazione ‘Ambulanza della morte’. Di questi una decina, secondo le indagini dei carabinieri, hanno «una maggiore pregnanza», ma soltanto tre sono al momento i decessi portati all’attenzione del Gip che ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare in carcere. 

Di questi tre omicidi è accusato un uomo, Davide Garofalo, 42 anni,  che è stato arrestato perché avrebbe appunto provocato la morte di tre persone anziane e malate per potere poi offrire ai familiari i servizi a pagamento di onoranze funebri. Le vittime sono una donna e un uomo molto anziani, e un 55enne deceduto nel 2015.  Per l’accusa l’uomo iniettava aria nelle vene delle vittime, cagionandone la morte per embolia gassosa.

Successivamente, al momento della consegna della salma ai familiari, veniva riferito falsamente che il decesso era avvenuto per cause naturali durante il trasporto. Così gli addetti all’ambulanza incrementavano il loro guadagno, svolgendo anche il servizio della “vestizione” dei defunti e percependo un importo di circa 200-300 euro, che dovevano dividere con il clan.  Secondo la Procura distrettuale di Catania, infatti, era la mafia a imporre il personale a bordo dell’ambulanza, per ottenerne un beneficio economico.

L’uomo è ritenuto vicino al clan Mazzaglia-Toscano-Tomasello ed è stato arrestato dai carabinieri di Paternò per omicidio volontario dopo il provvedimento emesso dal Gip di Catania su richiesta della locale Procura.

Nell’inchiesta ci sono altre due barellieri indagati per altri episodi simili, a cui sono contestati gli stessi reati avvenuti su altre ambulanze. La Procura non ha voluto precisare la loro attuale posizione.

Nel provvedimento del Gip si sottolinea come l’uomo sia indagato «per omicidio volontario ai danni di tre persone anziane e malate, crimini commessi con l’aggravante di aver agevolato le attività illecite sia dell’associazione di tipo mafioso operante in Biancavilla e storicamente denominato clan Mazzaglia-Toscano-Tomasello, sia dell’associazione di tipo mafioso operante in Adrano denominato clan Santangelo».

Il decesso avveniva durante il trasporto dall’ospedale di Biancavilla a casa dei pazienti dimessi perché in fin di vita. I casi come detto sarebbero iniziati nel 2012. All’insaputa dell’ospedale e dei medici.

Le prime rivelazioni il “pentito” le aveva fatte in un’intervista a “Le Iene” e poi si era recato in Procura per riferire dei fatti a sua conoscenza. Carabinieri della compagnia di Paternò, su delega dei magistrati della Dda etnea, hanno acquisito cartelle cliniche nell’ospedale.

«La gente non moriva per mano di Dio», spiegò allora il collaboratore, ma per «guadagnare 300 euro, invece di 30 o 50». Secondo la sua ricostruzione, il malato terminale tornava a casa «siccome era in agonia e sarebbe deceduto lo stesso, gli iniettavano dell’aria con l’agocannula nel sangue, e il malato moriva per embolia», così i familiari non se ne accorgevano. Approfittando del momento di grande dolore proponevano l’intervento di un’agenzia di onoranze funebri che, sottolinea il testimone, «poi gli facevano un regalino», i 300 euro a salma appunto. Il pentito sostiene che «erano i boss a mettere gli uomini sull’ambulanza» e che i «soldi andavano all’organizzazione». 

L’indagine Ambulanza della Morte è la prosecuzione di indagini dei carabinieri disposte dalla Procura Distrettuale della Repubblica etnea nel territorio del comune di Biancavilla ad un anno esatto dalle operazioni «Onda d’Urto e «Reset» che hanno scardinato la locale compagine mafiosa, propagine della famiglia di cosa nostra catanese Santapaola-Ercolano. I particolari sull’operazione saranno resi noti durante un incontro con i giornalisti che si terrà alle 10.30 nella sala conferenza della Procura.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


Articoli correlati