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Ultimo sondaggio: fra Musumeci e Cancelleri 22mila voti di distacco

Di Mario Barresi |

CATANIA – Catania. Non sarà l’ultimo sondaggio. Ma, di certo, è l’ultimo pubblicabile. Da domani, infatti, scatta il divieto di divulgazione. E dunque l’indagine sulle Regionali di Demopolis, realizzata fra martedì 17 e ieri pomeriggio, è quella definitiva sulle Regionali.Il risultato è in linea con le ultime rilevazioni dell’istituto diretto da Pietro Vento. Se si votasse oggi per decidere il prossimo presidente della Regione sarebbe una sfida all’ultimo voto.

Musumeci-Cancelleri al fotofinishIn fuga “demoscopica” sin dall’estate, i favoriti restano Nello Musumeci e Giancarlo Cancelleri. Appena un punto li divide: 36% il candidato unico del centrodestra, 35% quello del Movimento 5Stelle. Un distacco infinitesimale. Ma quanto vale oggi quell’1% in termini assoluti? Calcolando l’affluenza stimata al 48% su 4,6 milioni di elettori siciliani, sono appena 22mila voti. Un’inezia. Dal punto di vista politico. Ma anche statistico, visto che il margine d’errore (in più o in meno rispetto alla percentuale attribuita a ogni candidato) in questo sondaggio è del 3%.Musumeci e Cancelleri consolidano il trend rilevato da Demopolis lo scorso 5 ottobre: il primo guadagna l’1,5%; il secondo, che a un mese dal voto era sceso al 32%, risale al livello dei primi di settembre. Non decolla Fabrizio Micari. Anzi. A inizio ottobre Demopolis gli attribuiva il 22,5%, adesso è al 21%. Stesso trend per Claudio Fava: 7%, due punti in meno di 15 giorni fa. Ininfluente Roberto La Rosa, di Siciliani Liberi, all’1%.

Zoccolo duro e bacino potenzialeIn quest’ultima analisi, però, i ricercatori di Demopolis aggiungono un elemento più raffinato. «Considerata l’attuale instabilità del consenso, nell’ultimo sondaggio prima del black out previsto dalla legge – spiega Vento – abbiamo scelto di fotografare non soltanto il voto odierno, ma anche l’elettorato certo, costituito dai cittadini che dichiarano di aver compiuto una scelta definitiva e il bacino potenziale dei principali candidati». Un consenso «molto fluido». Tra quanti dichiarano di volersi recare alle urne il 5 novembre, soltanto il 61% ha già un orientamento preciso; il 16% esprime un’intenzione di voto, ammettendo però che potrebbe cambiare idea. Il 23% (quasi 1/4 degli elettori) è ancora del tutto indeciso sulla scelta da compiere.Calando questo schema sui candidati, si ottiene un quadro molto interessante. Oltre che utile a sviluppare (magari in altre sedi) ragionamenti sul voto utile e scenari sul voto disgiunto. Ci limitiamo a fornire i dati. Sia Musumeci sia Cancelleri hanno uno zoccolo duro di siciliani convinti di votarli: rispettivamente il 33% e il 31,5%. Entrambi hanno un elettorato potenziale del 42%. Significative anche le forbici degli altri due candidati. Micari parte dal sostegno certo di appena il 16% di siciliani, ma ha il potenziale di un altro 21% di cittadini che valuta l’ipotesi di votarlo. Fava può fare affidamento sul 5%, ma dispone di un bacino virtuale del 15%.

L’altalena dei sondaggiDa domani, come detto, scatta lo stop alla raffica di istogrammi e percentuali. Nei 15 giorni precedenti alla data delle elezioni, infatti, la legge prevede che sia vietato «rendere pubblici o, comunque, diffondere i risultati di sondaggi demoscopici sull’esito delle elezioni e sugli orientamenti politici e di voto degli elettori, anche se tali sondaggi sono stati effettuati in un periodo precedente a quello del divieto». Dunque, è anche l’ultima occasione per costruire una serie storica delle principali rilevazioni sui candidati alle Regionali, basandoci su quelle pubblicate o in via di pubblicazione sul sito sondaggipoliticoelettorali.it della Presidenza del Consiglio. Da fine agosto a ieri, come si evince nel grafico pubblicato in alto a destra, Musumeci è in testa (seppur con distacchi diversi) in tutte le rilevazioni, tranne in quella effettuata da Demopolis per il nostro giornale fra il 3 e il 5 settembre, nella quale Cancelleri la spunta per appena un punto. Il vantaggio del leader di #DiventeràBellissima è quasi sempre di un’incollatura, a eccezione delle analisi di Index Research (21 settembre: 36% contro il 30% del rivale grillino) e soprattutto di quella Ipsos di metà settembre, nella quale la sfida finisce 38-31. Micari, nei sondaggi pubblicati sul portale ufficiale, è quasi sempre terzo (Fava lo supera per Index Research) e quasi sempre molto staccato, se si eccettua quel corroborante 27,3% di Keix del 16-17 settembre.

Nota a margine. Non abbiamo inserito nel grafico sulla “altalena dei sondaggi”, pur essendo caricato nel portale istituzionale, una recente indagine Ipsos realizzata per SkyTg24 il 9 ottobre e ripresa da molte testate. Nella rilevazione, Musumeci svetta al 42%, surclassando Cancelleri (33%); Micari al 16%, Fava al 9%. Ma in questo caso – dettaglio che nessuno ha messo in evidenza – la domanda posta dagli intervistatori al campione di cittadini siciliani non è “Per chi voterà alle prossime Regionali?”, bensì “Secondo lei, chi vincerà le prossime elezioni regionali in Sicilia?”. Un’opinione, un pronostico. Che, pur avendo un certo valore nella lettura del trend, non è assimilabile a una intenzione di voto.

I fattori che decideranno il votoMa non è ancora finita. «A 16 giorni dalle elezioni la sfida per la conquista di Palazzo d’Orleans resta decisamente aperta. Quella scattata oggi – afferma Vento – è una fotografia destinata a mutare nelle ultime due decisive settimane di campagna elettorale». Gli altri fattori-chiave? «Gli umori e la motivazione al voto dei siciliani, così come la conquista degli indecisi e dei potenziali astensionisti, potranno incidere in modo determinante sull’esito del voto del 5 novembre», certifica il direttore di Demopolis. Che aggiunge: «A pesare sul consenso saranno anche i numerosi candidati all’Ars, presenti nei diversi contesti provinciali nelle liste a supporto dei candidati alla Presidenza».

Il partito del non voto è al 52%Se ci si recasse oggi alle urne, il 52% degli aventi diritto, circa 2 milioni e 400 mila siciliani, non voterebbe per la scelta del nuovo presidente. Per Vento «un’astensione molto alta, in parte recuperabile, che aumenta l’incertezza sull’esito della competizione del 5 novembre».

Regione non vuol dire fiduciaA poco più di due settimane dal voto, la fiducia dei siciliani nell’istituzione “Regione” crolla dal 33% del 2006 al 12% di oggi, passando dal 25% del 2010 e dal 16% di due anni fa. È un dato, quello rilevato dall’Istituto Demopolis sulla fiducia dei siciliani nel loro Palazzo più importante, «più basso di quasi 20 punti rispetto alla media nazionale e che pesa in modo significativo sull’affluenza alle urne nell’Isola». Il prossimo presidente della Regione, chiunque sia, fra le altre mission: impossible, dovrà riconquistare nove siciliani su dieci.Twitter: @MarioBarresi  COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA