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Covid: gestore night club, ‘noi discriminati, ristoranti e pub lavorano come locali notturni’

Di Redazione |

Milano, 30 dic. Una chiusura inaspettata e dannosa. I night club di tutta Italia, assimilati alle discoteche, sono rimasti chiusi per una settimana dopo il decreto legge del 24 dicembre scorso che ha previsto una nuova stretta per contenere l’epidemia di Covid-19. Oggi alcuni riaprono, lavorando con la licenza accessoria di bar e ristoranti e seguendo le regole della ristorazione. “E’ stato un duro colpo, per noi è come ricominciare da capo dopo il lockdown”, dice Marco Loiodice, gestore dell’Extasià, locale di lap dance in pieno centro a Milano, contattato dall’Adnkronos. “Noi ci stavamo riprendendo, ma improvvisamente il giorno di Natale ci hanno nuovamente chiuso, senza avvertici e senza dirci nulla su eventuali ristori”.

Per Loiodice, che ha fondato l’Extasià nel 1997, il decreto “è stata una discriminazione, anzi una punizione: noi non siamo discoteche, ma locali notturni. Ma siccome siamo abbinati alla categoria delle discoteche non hanno fatto distinzioni”. I night club, invece, “sono molto più controllabili di un ristorante o un pub, che hanno iniziato, di frodo, a svolgere l’attività di locali notturni”, diventando locali da ballo irregolari.

Il decreto del 24 dicembre, secondo Loiodice, ha lasciato aperto bar e ristoranti, “dove sono tutti seduti e senza mascherina, mentre noi che abbiamo mascherine e non abbiamo gli assembramenti che possono esserci in un pub siamo stati chiusi”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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