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A Licata i livelli di diossina 5mila volte il limite ritenuto pericoloso: l’incendio dell’impianto Omnia è diventato un caso

L'Associazione A Testa Alta ha chiesto alle Autorità chiarezza e misure per difendere la salute dei cittadini

Di Redazione |

A Licata nei giorni immediatamente successivi all’incendio dell’impianto di stoccaggio di rifiuti speciali e pericolosi gestito da Omnia e peraltro sequestrato dal marzo del 2022 i livelli di diossina hanno superato di cinquemila volte il limite massimo indicato dall’Organizzazione mondiale della Sanità: 499.749 femtogrammi per metro cubo quando l’Oms ritiene pericoloso il limite di 100 fg per metro cubo.

Il dato ARPA è stato diffuso dall’associazione A testa alta che è intervenuta per per sollecitare «l’avvio, da parte di Arpa Sicilia e del Dipartimento di Prevenzione dell’ASP di Agrigento, di varie attività, tra cui quelle volte alla determinazione delle diossine nelle aree interessate dalla ricaduta dei prodotti di combustione dell’incendio e, più in generale, opportune iniziative dirette a offrire una più accurata e tempestiva informazione verso la nostra comunità».

I dati sono stati comunicati il 2 febbraio dall’Arpa relativamente agli accertamenti per la determinazione di policlorodibenzodiossine (PCDD) e policlorodibenzofurani (PCDF), espletati nei giorni dal 22 al 24 gennaio 2024 attraverso due campionatori ad alto flusso posizionati rispettivamente a circa 100 metri e 150 metri dal confine sud dell’area su cui insiste l’impianto di stoccaggio.

«Non ci sono cittadini di serie A e cittadini di serie B – spiega l’Associazione A Testa Alta – ma solo cittadini licatesi che hanno diritto di essere informati sui rischi cui sono stati esposti durante quei giorni e, probabilmente, nei giorni seguenti. L’impianto inoltre sorge a ridosso della strada statale 115, molto transitata, e in una zona eterogenea: nelle immediate vicinanze vi sono anche moltissimi fondi rustici adibiti a coltivazioni agricole in tunnel e in pieno campo, destinate al commercio all’ingrosso e/o al dettaglio e, a circa 600 metri, vi è addirittura una casa di riposo per anziani. Il problema è poi rappresentato dalla ricaduta al suolo di quelle diossine. L’associazione, già la scorsa settimana, ha chiesto al Dipartimento di Prevenzione di procedere ai campionamenti su matrici che coinvolgono la filiera alimentare diretta (frutta, verdura, ecc.) e indiretta (foraggi), finalizzati alla ricerca di inquinanti persistenti (metalli, diossine, IPA) potenzialmente originati dall’incendio. Occorre fornire informazioni il più possibile aggiornate e complete, favorendo una corretta percezione del livello di rischio/gravità dell’evento dal punto di vista dell’impatto ambientale, senza generare allarmismi ma, al contempo, senza indurre nella sottovalutazione della situazione di emergenza ambientale che stiamo vivendo».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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