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Coronavirus, da domani si ricomincia a respirare, ma c’è paura

Di Gaetano Ravanà |

Cento giorni che hanno cambiato il mondo, l’Italia e, naturalmente Agrigento. Dopo circa due mesi, domani, riacquisteremo un po’ di spazi e la libertà, possiamo riabbracciare i nostri familiari, possiamo concederci di passeggiare, ai posti di blocco delle forze dell’ordine non dobbiamo più rispondere soltanto che eravamo fuori per la spesa, per il lavoro o per impegni improrogabili, malgrado ciò, in giro si registra molta paura. Perché, il virus è ancora presente, purttoppo, e chissà per quando tempo ancora. Non sarà più nulla come prima, non posdiamo dare un appuntamento, di lavoro o altro, in un bar, non possiamo andare al ristorante, almeno per 15 giorni, niente parrucchiere. Sarà una vita molto limitata. Per noi agrigentini, come del resto i siciliani in generale , che siamo molto attaccati ai baci e abbracci, sarà dura non poterci avvicinare agli amici di sempre. Dall’oggi al donani, quel 12 marzo scorso ha cambiato radicalmente i nostri usi e costumi. Tutti siamo diventati più vulnerabili. Ci siamo rintanati a casa e ci ha fatto male, malisdimoin quelle poche volte che siamo usciti per una giusta causa, vedere i negozi, gli esercizi commerciali in generale con le saracinesche abbassate. Scuole, palestre, impianti sportivi, chiusi come se fosse agistiin città. Da domani si potrà fare qualcosa in più, ma il futuro ci preoccupa e non poco. Andremo al mare? E se si in che condizione? Arriveranno i turisti a portare un po’ di beneficio economico all’ultima provincua d’Italia per reddito pro capite? La verita nuda e cruda è che il Coronavirus non ha guardato in faccia poveri o ricchi, ma le realtà cittadine quelle si. Se sono disperati i lombardi e i veneti dove l’economia, comunque gira, per la nostra provincia, perdere la stagione turustica significherebbe sprofondare sempre più in basso. In questo il Covid-19 farà la differenza: le città povere rimarranno sempre più povere.

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