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La Regione scarica Girgenti acque e l’Ato Devono confrontarsi loro con la Procura

Di Redazione |

Querelle depuratori di Favara e Villaggio Mosè, la Regione “scarica” Ato e Girgenti acque, lasciando che siano loro a sciogliere il nodo gordiano con la Procura della Repubblica di Agrigento.

Il fatto è noto: se esiste un progetto per la realizzazione di un mega impianto di depurazione in contrada Timpa dei Palombi che dovrebbe servire il capoluogo e la città dell’Agnello pasquale (progetto esecutivo finanziato con fondi Cipe ad oggi mai trasferiti e sui quali ora pende il giudizio dell’Avvocatura dello stato alla quale si era rivolta l’ex comissario Contrafatto), nel frattempo l’Autorità giudiziaria aveva provveduto a sequestrare i due impianti rilevando gravi anomalie e aveva soprattutto chiesto interventi di manutenzione straordinaria. Il tutto ovviamente fissando tempi e obiettivi, per garantire il superamento delle criticità individuate in merito al carico inquinante (e non depurante) dei due impianti. Due cose che, ovviamente, non possono convivere: se spendi soldi per adeguare (comunque non completamente) i depuratori non ha senso farne un terzo, e viceversa. Tavoli tecnici su tavoli tecnici, lettere e controlettere, e, alla fine, la Regione ha deciso, o almeno si fa per dire: le due vicende “collidono”, ma dovranno essere l’Ato-Ati e il privato a farsi carico di risolvere la questione con la Procura, verificando se questa è disponibile a retrocedere rispetto alla possibilità di interventi temporanei e comunque costosi (circa tre milioni e mezzo di euro in totale, da inserire poi in bolletta).

Nel frattempo la macchina burocratica, comunque, è andata avanti e per l’impianto di Villaggio Mosè, si è arrivati conclusione dell’iter delle conferenze di servizi. Un progetto che, spiega lo stesso gestore, date le esigue dimensioni del sito non consentirà di ampliare tanto la struttura da rendere conformi ai valori tabellari i reflui, e che comunque non potrà partire anche se è adesso autorizzato. Perché? Perché è inserito, insieme all’adeguamento di Favara (l’Ato attende da un paio di mesi che il Comune individui il rup, tra l’altro) nel piano degli investimenti che ancora non è stato approvato dall’Ambito, nonostante sia stato presentato a giugno scorso.

Una “patata bollente” che, insieme alla nuova tariffa e al nuovo regolamento utenza e alla carta dei servizi saranno verosimilmente trasferiti integralmente all’Assemblea territoriale idrica, il nuovo “governo” delle acque – e delle fogne – stabilito dalla legge regionale. La riunione per il passaggio di consegne avverrà il prossimo 26 gennaio, salvo nuovi rinvii. Da lì poi l’Assemblea dovrà approvare gli atti. Forse.

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