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Sorpreso dai Cc mentre estrae reperti antichi

Di Antonino Ravanà |

Agrigento – Ha fatto scempio del sito archeologico estraendo e prelevando più volte grosse porzioni di pietra. Sicuro di farla franca. Non aveva fatto i conti con i carabinieri insospettiti da quel continuo via vai, e da “strane” attività lavorative attorno all’area. Dopo alcune indagini è scattato il blitz. A finire nei guai un imprenditore, sorpreso a svolgere attività estrattiva illegale. Teatro della vicenda il territorio di Santa Elisabetta, precisamente l’area di “Monte Keli”, una zona sottoposta a vincolo paesaggistico ed archeologico, e dove sono presenti delle necropoli sul fianco della montagna, e a valle sgorga anche l’antica sorgente del fiume “Akragas”. In passato nel corso di scavi sono stati ritrovati diversi reperti bizantini, ceramiche protostoriche e proto-greche. Su questa zona isolata e non sorvegliata da tempo, aveva messo gli occhi R.R., trentaseienne, sabattese, imprenditore nel settore del movimento terra e degli inerti. L’uomo, di tanto in tanto e fiutando un buono “affare”, si sarebbe recato nel sito archeologico, estraendo pietre.

La sua permanenza nel luogo sarebbe stata anche di parecchie, pensando che mai nessuno sarebbe arrivato per controllare. Si sbagliava. I carabinieri della Stazione di Santa Elisabetta e i loro colleghi della Compagnia di Canicattì, infatti, da un po’ di tempo avevano notato, che sul costone della montagna vi erano chiare tracce della mano dell’uomo, oltre alla mancanza di grosse porzioni di pietra. Sono scattati così numerosi servizi di osservazione, attuati da carabinieri in borghese, al fine di risalire agli autori di tale scempio. E proprio l’altro giorno, gli appostamenti hanno consentito agli investigatori dell’Arma di sorprendere il “furbetto”, subito fermato e identificato. Il trentaseienne avrebbe anche cercato di fornire una giustificazione. Una versione c che non è servita a nulla. L’imprenditore è risultato privo di qualsiasi titolo autorizzativo a svolgere l’attività estrattiva. A suo carico è scattata la denuncia, in stato di libertà, alla Procura della Repubblica di Agrigento, per i reati di danneggiamento e deturpamento di bellezze naturali. L’area interessata, nel frattempo è stata posta sotto sequestro, così come disposto dal sostituto procuratore titolare del fascicolo d’inchiesta. Le indagini dei carabinieri vanno avanti per verificare l’uso e le destinazioni finali delle pietre.

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