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A lezione di “sabrage” l’arte di Napoleone

Di Carmen Greco |

CASTIGLIONE DI SICILIA. Indubbiamente giocare le piace. Anche con l’immagine sensuale del vino, tant’è che il suo seguitissimo blog si chiama “Geisha gourmet”, e Francesca Negri, giornalista e wine tutor, sa bene quali siano le carte da mettere sul tavolo in un settore come quello del food in cui le novità valgono oro. Ecco allora che si è inventata la prima accademia di Sabrage in Italia con tanto di corsi per chi voglia imparare l’arte di aprire una bottiglia di bollicine con una sciabolata (di questo si tratta). La “sacerdotessa” del Sabrage ha tenuto una lezione anche sull’Etna, “laureando” 14 nuovi sabreur per i quali, d’ora in poi, storia e tecnica dello sciabolare le bottiglie non saranno più un segreto.

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«Questo rito – spiega la “prof” Negri, trentina di nascita e cultrice da sempre delle bollicine – affonda le sue radici all’epoca di Napoleone e pare che sia stato ampiamente utilizzato dalle sue truppe durante le sue campagne militari fino alla disfatta di Waterloo. L’imperatore riforniva regolarmente l’esercito di champagne e gli ussari (la cavalleria leggera) usavano aprirlo prima di andare in battaglia giusto per arrivarci con un po’ di cuor leggero, oppure per festeggiare una vittoria. Non avendo altro utensile a disposizione se non le loro sciabola (sabre), stappavano le bottiglie di champagne à la volée, anche a cavallo. Di qui nasce questa tradizione che venne poi portata nell’alta società francese e fin da subito si impose come il gesto che apriva le cene di gala, da allora è arrivato fino ai giorni nostri».

Ecco allora la “Sabrage Academy”, la prima – e, al momento, l’unica – in Italia con l’obiettivo di tramandare un rito sicuramente molto scenografico ma anche inflazionato almeno a guardare i tanti tutor sul web. I primi corsi sono stati organizzati, finora a Trento, Bergamo, Monza, Milano, Forlì, Catania e in programma ci sono ancora altre città.

«In questo momento storico – commenta Negri – il sabrage sta diventando un fenomeno da baraccone. Si trovano on line tantissimi video di persone che sciabolano nei modi più disparati, a cominciare dalle carte di credito in acciaio e fino ad arrivare al sabrage con la cintura dei pantaloni e quindi ho voluto lanciare la Sabrage Academy primo perché in Italia non ce n’è, e poi per riportare l’attenzione sul fatto che – va bene tutto – ma è pur sempre un rito che ha i suoi canoni, i suoi codici e non deve essere stravolto, va fatto con un certo rispetto, anche nei confronti della bottiglia che si va ad aprire».

Francesca Negri è stata la wine tutor della trasmissione di Rai Due “Detto Fatto” 3 (con Caterina Balivo), fa parte dell’associazione nazionale Donne del vino, collabora con varie testate, ha una rubrica fissa “Piaceri” ogni sabato sui dorsi regionali del Corriere della Sera (Corriere del Trentino e Corriere dell’Alto Adige) ed ha al suo attivo anche una decina di libri.Nel “rito” del sabreur si è calata in maniera del tutto personale. Diciamo che non tutte sarebbero a proprio agio con un tacco 15 ed abito lungo nel decapitare bottiglie in pubblico, ma lei da “geisha gourmet” ha scelto di coniugare la passione per il vino e il cibo in “passione” tout court.

«Ho amici che ai matrimoni e ai compleanni mi chiedono se vado a sciabolare per loro – racconta Francesca Negri – è una cosa che attira sempre l’attenzione e lascia a bocca aperta, soprattutto se a farlo è una donna con tacco 15. In effetti questo è stato, sin da subito, il taglio della mia attività da blogger, ho puntato molto sul senso femminile per l’enogastronomia, quando è nato il mio blog nel 2008 non c’era nessuno che parlava di donne, vino, sensualità cibo».

Ma qual è l’identikit dell’aspirante sabreur? «Io all’inizio pensavo che potesse essere il winelover, l’appassionato – dice Negri – invece la maggior parte dei miei corsisti sono sommelier o ristoratori. Anche sull’Etna è stato così, mi hanno chiamato i sommelier della Fis, Marco Marcialis e Francesco Chittari, e tutto si è svolto nella cantina di Palmeto Costanzo, è stata una bellissima esperienza. Alla fine del corso – una serata fra teoria e pratica – 14 partecipanti hanno ottenuto il loro diploma di sabreur. Prima di cimentarsi nell’azione del sabrage vera e propria, i partecipanti acquisiscono, però, nozioni (o ripetizioni, visto il livello di preparazione) sullo champagne, la sua storia, le differenze fra metodo classico e charmat e, perché no, anche su come si stappa correttamente una bottiglia di bollicine: non si fa partire il tappo, ma si tiene fermo e si ruota la bottiglia – ricorda la “maestra” – e poi anche curiosità, come l’evoluzione della bottiglia nella storia, come si brinda, come si tiene in mano un bicchiere, fino a raccontare aneddoti sul sabrage.

Nei 250 euro del costo per l’iscrizione al corso di sabrage, è compreso un kit con una sciabola professionale, i guanti, una bottiglia di champagne ed una cena sull’Etna i corsisti hanno avuto anche l’occasione di ascoltare uno dei grandi esperti di champagne che avete qui a Catania, Manlio Giustiniani».

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