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Bufera all’Università di Catania, parla il Rettore: «Impegno a continuare l’azione di rilancio e riforma»

Di Redazione |

Mentre la prof. Febronia Elia, il cui ricorso è stato accolto dal Cga con una sentenza che “azzera” gli organi statutari dell’Ateneo, diffida formalmente il rettore ad avviare le procedure per il rinnovo di tutte le cariche, lo stesso rettore, prof. Giacomo Pignataro rompe il silenzio con una nota in cui argomenta con forza e sostanza la propria posizione. Lo fa, non casualmente, all’indomani dell’autocandidatura a rettore del prof. Enrico Foti, annunciata quando ancora si deve capire cosa accadrà e contestualmente all’auspicio dell’ex rettore Antonino Recca di imminenti nuove elezioni, anche per la massima carica dell’ateneo.

Questo il testo della nota inviataci dal prof. Pignataro. «Riferendomi alla sentenza n. 243/2016, pubblicata il 29 luglio, con la quale il Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione Siciliana ha giudizialmente dichiarato l’ordine di avviare entro i successivi trenta giorni le procedure per la costituzione dei nuovi organi statutari dell’Università di Catania, ho subito dichiarato che essa “è oggetto di attenta valutazione per provvedere alla sua compiuta applicazione”. Avverto oggi l’obbligo di esplicitare quella dichiarazione: sia a seguito del modo dubitativo o parzialmente contraddittorio con cui la notizia è stata riportata sui media, sia in conseguenza delle esternazioni di alcuni membri del corpo accademico.

Nella qualità di Rettore eletto per il sessennio 2013-2019, operando come sempre nel pieno rispetto delle norme e delle procedure, è mia ferma intenzione ottemperare al dettato della sentenza. A tal fine ho dato mandato agli organi competenti di inoltrare in forma urgente istanza di chiarimenti ottemperativi presso il Cga, al fine di garantire certezza, tempestività e univocità delle modalità applicative della sentenza. Se infatti il richiamo alle norme di legge sulle conseguenze dell’emanazione dei nuovi Statuti, che ha motivato la sentenza, ha chiara refluenza sul rinnovo degli Organi collegiali (peraltro già avviato nelle scorse settimane), quelle stesse norme prevedono che al momento dell’adozione dello Statuto il rettore rimanga in carica fino alla scadenza naturale del proprio mandato. La Legge 240/2010 (art.2, comma 9) ne fa chiara ed esplicita menzione. Non si tratta di difesa di una posizione personale, ma di una Istituzione insediata attraverso un legittimo procedimento elettorale. Fiducioso, quindi, che tale dubbio possa essere sciolto in pochissimi giorni, invito colleghe e colleghi a ispirare azioni e commenti a prudenza giuridica e correttezza istituzionale, nel solo e unico interesse del nostro Ateneo e della sua reputazione.

Mi duole constatare che esternazioni sul tema serio e delicato di immediate nuove elezioni per la carica di Rettore provengano, in modo assai poco controllato nella forma e nel contenuto, da chi ha ricoperto incarichi istituzionali. L’applicazione della sentenza del Cga sollecita in verità un duplice sforzo: di chiarezza giuridica e di memoria. L’attuale situazione di impasse è l’effetto della scelta rovinosa, operata nel 2011, di procedere all’approvazione dello Statuto in aperto conflitto col Ministero, il quale aveva formulato rilievi sostanziali che furono esplicitamente e pubblicamente elusi. Lo afferma la stessa sentenza alla quale oggi taluno si appella scompostamente, certificando che “male fece il Rettore” (leggi: prof. Antonino Recca) a procedere all’approvazione in tale quadro di conflitto giuridico e di potenziale danno futuro.

L’amministrazione da me diretta ha invece operato repentinamente a sanare tale vulnus giuridico, concordando modifiche statutarie che hanno portato all’approvazione dello Statuto da parte del Ministero, come previsto dalla Legge 240/2010. Proprio chi aveva prodotto quel vulnus si è appellato alla giustizia amministrativa per tentare di invalidare gli organi dell’Ateneo con effetti oggettivi sulla fisiologica vita gestionale dello stesso, ma soprattutto – ciò pare evidente – al fine di bloccare l’azione della mia amministrazione. Lascio ogni giudizio su tale atteggiamento a docenti, lavoratori e studenti, ma anche ai cittadini del nostro territorio. Ciascuno può farsi facilmente un’idea chiara dei comportamenti e delle scelte dei singoli.

Ho sempre ritenuto che sia dovere di un Rettore, una volta eletto, rappresentare l’interesse generale dell’Istituzione che lo ha investito dell’alto compito e non quello di una parte, di una consorteria o, peggio, di un gruppo di interessi. Ribadisco l’impegno a continuare l’azione di riforma e rilancio dell’Università di Catania -necessaria e improrogabile – che sta progressivamente risollevando le sue performances e alzando il tiro dei suoi obiettivi: dal rilancio della didattica e della ricerca all’internazionalizzazione; dalla trasparenza delle procedure amministrative alla riforma delle procedure di appalto, fino al monitoraggio del regime delle opere e dei servizi presenti e passati».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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