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Ecco l’antica nave romana di Marausa nell’esposizione voluta da Sebastiano Tusa

Di Redazione |

MARSALA – Grande emozione, stamane, al Museo archeologico Lilibeo di Marsala per l’inaugurazione dell’allestimento espositivo della Nave romana di Marausa. Oltre al grandissimo valore culturale dell’evento, infatti, si tratta di uno dei più importanti progetti culturali a cui ha lavorato l’assessore regionale ai Beni culturali Sebastiano Tusa, scomparso tragicamente lo scorso 10 marzo. A tagliare il nastro è stato il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, insieme alla moglie di Tusa, Valeria Li Vigni, e al vescovo di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero.

«La cerimonia di oggi – ha detto il presidente della Regione, Nello Musumeci, – è dedicata all’assessore Sebastiano Tusa, l’artefice di questa realizzazione, frutto della sua tenacia, perseveranza, cultura e intelligenza. Per questo abbiamo voluto qui la signora Tusa. Marsala ospita un evento che fa onore alla Regione Siciliana e consolida il ruolo della città, sede di uno dei più importanti musei del mare del Sud d’Italia».

«La fatalità ha voluto – ha proseguito Musumeci – che per pochi giorni non fosse lo stesso Tusa a inaugurare ciò per cui si era tanto impegnato. Oggi viene onorata la sua memoria e viene consegnata alla storia una delle tante eredità culturali e umane che ci ha lasciato»

La «Nave oneraria tardo-romana» fu rinvenuta nel 1999 di fronte il lido di Marausa, al confine tra i Comuni di Marsala e Trapani, dai subacquei Tony Di Bono e Dario D’Amico a circa due metri di profondità e a 150 metri di distanza dalla costa, ma l’antica imbarcazione è stata recuperata nel 2008 con le numerose anfore africane cilindriche che aveva a bordo. Si tratta di un’imbarcazione larga circa 8 metri e lunga 16 metri che presenta tutti i requisiti per rientrare tra le strutture realizzate con la tecnica di costruzione a guscio portante. 

Durante l’inaugurazione, il presidente Musumeci, accompagnato dal dirigente generale del dipartimento Beni culturali Sergio Alessandro, dal direttore del Polo museale di Trapani Luigi Biondo e dalla Soprintendente del Mare Adriana Fresina, ha avuto modo di ammirare l’imponente imbarcazione in legno, attraversando le due metà della nave grazie a una passerella appositamente realizzata che permette di osservare da vicino proprio l’interno della nave.

«Siamo convinti – ha continuato Musumeci – che gli spazi museali possano rappresentare motivo di traino di un turismo culturale, che non è di massa, ma che determina una importante ricaduta economica sul territorio. Assieme alla Nave punica, infatti, adesso c’è qui anche la Nave romana. Sebastiano Tusa mi diceva che il nostro mare è un altro museo, purtroppo non visitabile per tutti, ma dobbiamo recuperare quanti più relitti è possibile. Occorre anche che ci si doti di un laboratorio per restaurare e lavorare il legno bagnato, piuttosto che mandarlo altrove, come abbiamo dovuto fare con la Nave Romana».

La nave punica

Lo scorso anno, per conservare meglio i legni della nave, sono state applicate, per la prima volta in Italia, le nanotecnologie. Il trattamento è stato effettuato dalla milanese «4ward360» sotto la supervisione di esperti del «GruppoArte16»: il restauratore Franco Fazzio e l’ingegnere Renzo Botindari, coordinatoti da Giovanni Taormina.

«Il relitto di Marausa – come spiegò il professor Tusa – contribuisce ad approfondire le conoscenze sulle intense relazioni commerciali tra la Sicilia e l’Africa in epoca tardo-romana, offrendo un quadro di integrazione economica soprattutto nell’ambito della produzione agricola”, ha concluso Musumeci.

Il completamento del più ampio percorso espositivo del Museo Lilibeo di Marsala, prevede oltre alla Nave di Marausa, la nave punica e i relitti medievali di Lido Signorino. L’allestimento dell’esposizione propone una fedele ricostruzione del relitto e presenta la parte destra dello scafo in assetto di navigazione, mentre la parte sinistra fa vedere lo scafo così come è stato ritrovato sott’acqua.  Visori di realtà virtuale consentono allo spettatore di immergersi in un racconto in realtà aumentata con la possibilità di conoscere le varie parti della nave, la rotta di navigazione e l’ipotesi ricostruttiva dello scafo: un’esperienza che porta lo spettatore a bordo dell’imbarcazione navigando nella storia, in un ambiente a 360° con un commento in italiano e in inglese.

Turismo, serve una marcia in più

Ma il presidente Musumeci ha confessato di non essere contento del turismo siciliano in generale e e dei numeri del Museo Lilibeo in particolare: «Naturalmente, io non sono contento di come vadano le cose. Perché questo museo – ha affermato – dovrebbe avere ogni giorno una fila di turisti davanti alla porta e non è così. Serve personale specializzato, guide che sappiano parlare la lingua straniera, servono decoro, gentilezza, cortesia. Raccolgo alcune critiche che naturalmente non mi piacciono e con il direttore generale e con il direttore del museo affronteremo anche questo tema, perché non si può fare turismo se poi non si offre al turista un servizio che sia di qualità, adeguato e competitivo».

«L’impegno del governo Regione – ha aggiunto – non è solo quello di continuare a realizzare il programma che avevamo concordato con l’assessore Sebastiano Tusa, ma è quello di dare maggiore forza al segmento del turismo culturale, perché può diventare il traino di un’economia che adesso arranca, come in tutte le parti del Sud». 

Alla domanda quali saranno le strategie della Regione per far diventare il turismo la marcia in più dell’economia siciliana, Musumeci ha risposto: «Un unico messaggio, un unico colore, un’unica grafica e soprattutto sapere programmare in tempo. I tour operator e i turisti hanno bisogno di organizzarsi. Noi, per la prima volta, abbiamo presentato i più importanti eventi con un anno di anticipo. Stiamo pubblicizzando le nostre iniziative sui quotidiani nazionali e le abbiamo già presentate alla stampa estera. Siamo all’inizio di un percorso che la Regione non aveva mai conosciuto. Ci vorrà del tempo, ci vorrà anche la collaborazione dei privati, ma siamo già sulla buona strada».

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