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Festa dell’Unità a Catania, il ministro Madia “tende la mano” alla concertazione

Di Rossella Jannello |

Catania – E’ la sintesi irriverente del serrato dibattito che si è svolto ieri alla Festa dell’Unità fra la ministra per la Semplificazione e la Pa Marianna Madia, il segretario della Cgil Susanna Camusso e il capogruppo del Pd della Camera Ettore Rosati, sollecitati e moderati dalla domande del giornalista di Repubblica Roberto Petrini.

La riforma della Pubblica Amministrazione (che ha solo una approvazione preliminare ma deve fare ancora il suo iter parlamentare) come l’Araba fenice: cosa sia nessun lo dice… Per questo, a Madia viene chiesto preliminarmente la chiave di lettura di questa riforma. «Vogliamo una Pubblica Amministrazione forte, ma non per i forti». Insomma, meno burocrazia e più equità, meno austerità “brunettiana” e più elasticità. «E a distanza di un anno dall’approvazione della legge delega – dice – si vedono già i primi risultati soprattutto in termini di trasparenza. E altri ne seguiranno. Perchè quello che noi vogliamo – aggiunge il ministro – non è una riforma che si guarda dentro, ma organica per lo sviluppo del Paese».

«Non è vero che non vogliamo le riforme e la riforma della Pa – dice dal canto suo Camusso – ed è vero che serve una Pubblica Amministrazione forte: forte perchè è in grado di rispondere al cittadini, e forte perchè non deve rispondere alla politica. E invece nel programma della riforma, i dirigenti saranno scelti da una commissione e quindi dalla politica. Questo è il trionfo dello spoil system».

Ed è a questo punto. dopo avere precisato che, visto che la statura dei saggi in commissione supera il coinvolgimento politico e che «più che spoil system, si deve parlare di merit system», Marianna Madia tende la mano al sindacato. «La Storia – scandisce – si cambia con una leadership collettiva, consapevole dei diritti che lotta per ottenerli. Ho bisogno di tutti, insomma, Solo così le riforme possono diventare volano per lo sviluppo del Paese».

E un pensiero analogo, poco, dopo viene espresso anche da Rosati. «Noi – dice – proviamo a fare le riforme che in Italia vogliono tutti a patto che non ti riguardino. Ma dobbiamo fare passi di collaborazione tutti insieme».

Ancora un assist dal ministro, quando parla della contrattazione della Pa che finalmente (anche in seguito alla sentenza della Corte costituzionale) si aprirà.

«Abbiamo già, d’accordo con i sindacati, ridotto i comparti da 11 a 4, ma dobbiamo ancora stabilire i criteri del nuovo reclutamento che secondo noi vanno coniugati con le esigenze del territorio e dei cittadini. Con i sindacati ci siamo visti prima delle ferie e torneremo a vederci a metà settembre. E la collaborazione è necessaria perché la disistima per la politica ha generato anche la disistima verso i corpi intermedi. Pragmatismo e concretezza, ecco quello che ci vuole».

«Improvvisamente – chiosa la leader della Cgil – mi vogliono tutti ai tavoli…Beh – conclude – facciamone concretamente almeno uno. Torniamo alla contrattazione».

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