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Genovese agli arresti domiciliari

Genovese agli arresti domiciliari ma è confermata la gravità delle accuse

E la procura di Messina presenta ricorso contro gli arresti in casa

Di Redazione |

MESSINA – Il gip di Messina ha disposto gli arresti domiciliari per il deputato Pd Francantonio Genovese che si era costituito nei giorni scorsi nel carcere messinese di Gazzi dopo l’ok della Camera all’arresto. Genovese, che ha già lasciato il carcere di Gazzi, è indagato per associazione per delinquere truffa e frode fiscale nell’ambito dell’inchiesta sulla formazione in Sicilia.

Il deputato messinese – essendo ai domiciliari – non ha potuto parlare con i giornalisti che affollavano l’uscita del carcere. Accompagnato dalla moglie Chiara e dal suo avvocato, è salito in auto e si è diretto verso casa. La Procura di Messina non ha commentato la decisione del Gip e il procuratore Sebastiano Ardita si è limitato ad aggiungere che “come da prassi, valuteremo se presentare ricorso al tribunale del riesame». Per l’applicazione degli arresti domiciliari a Genovese il gip ha tenuto conto anche dell’atteggiamento dell’indagato il quale, «pur avendo la concreta possibilità di sottrarsi all’esecuzione della misura, durante l’esame dinanzi alla Camera dei deputati, si è spontaneamente costituito».

Parole che non comunque non ammorbidiscono la situazione di Genovese. Sempre il Gip infatti nella sua ordinanza ha ribadito che «il quadro di gravità inidiziaria» per Genovese «appare confermato e, per alcuni versi, consolidato». Il magistrato sottolinea nel provvedimento che “l’indagato nel corso dell’interrogatorio non ha fornito alcun significativo elemento utile a ridimensionare la propria posizione, limitandosi sostanzialmente, a respingere gli addebiti mediante generica negazione del proprio coinvolgimento nei fatti contestati”. Genovese nel suo interrogatorio di sabato ha “escluso – come scrive il gip – qualunque proprio coinvolgimento nella gestione dell’Aram e dellasocietà Centro Servizi, malgrado ciò ha ammesso di essere intervenuto nella società Centro Servizi allo scopo di cofoinanziare l’acquisto dell’immobiledi viale Umberto destinato ad essere locato dall’Aram e che ai vertici della Centro Servizi era stata collocata la propria moglie, unitamente alla moglie di Elio Sauta, allo scopo di garantire una gestione condivisa della società”. Nell’interrogatorio Genovese avrebbe anche ammesso di aver indicato Mario Centorrino come assessore alla Formazione della Regione siciliana e una parte consistente della sua segreteria.

Il giudice Giovanni De Marco, nell’ordinanza di applicazione degli arresti domiciliari, afferma “sia pure solo in termini di ragionevole qualificata probabilità, che l’assessore non avesse nemmeno il potere di scegliere, se non in misura assolutamente minima, i componenti della propria segreteria, avvalorandosi, dunque, l’ipotesi che l’azione dell’assessorato venisse in qualche modo etero-diretta”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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