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Giardini Naxos: nel pithos trovati per la prima volta intonaci rossi

Giardini Naxos: nel pithos trovati per la prima volta intonaci rossi

I frammenti dovrebbero appartenere a una casa del V secolo a. C.

Di Enrico Scandurra |

GIARDININAXOS – La scoperta è sensazionale e unica nel suo genere. Ed è arrivata direttamente dagli ultimi lavori di scavo, effettuati nei mesi scorsi al Parco archeologico di Naxos. Dopo più di un semestre di duro lavoro si è, infatti, concluso il quarto survey topografico e geofisico all’interno del sito urbano dell’antica Naxos, che ha portato a una grande rivelazione: la presenza, per la prima volta nel sito dell’antica colonia, di intonaci rossi del V secolo a. C.   Gli scavi, programmati già un anno addietro dalla dirigente responsabile del Museo, Maria Costanza Lentini, hanno riscosso grande successo sul territorio, forte anche della stipula di una convenzione sottoscritta a suo tempo con l’Istituto Finlandese di Atene, diretto dal prof. Jari Pakkanen, e con quello di Roma. Una sinergia attuata anche grazie alla collaborazione della botanica dell’Università di Amsterdam, Daphne Lentjes, e del geologo Apostolos Sarris, della Foundation of research and technology di Rethimnos, in Grecia, che hanno fatto parte integrante dell’equipe di lavoro e hanno indagato, riportando alla luce, dopo più di due millenni, reperti di grande rilevanza storica.   Dati importanti che sono stati già resi pubblici domenica scorsa, quando al Parco archeologico è giunto anche l’assessore regionale ai Beni Culturali, Antonio Purpura, oltre alla responsabile del Museo di Siracusa “Paolo Orsi”, Gioconda La Magna, che ha anche prestato per alcuni mesi il cippo marmoreo del V secolo a. C.   In quest’occasione è stato inaugurato il nuovo Museo naxiota, arricchito di pannelli esplicativi e di questi reperti ritrovati dopo attenti scavi, ancora non del tutto terminati. Anzi – come sostenuto dalla Lentini – sono appena iniziati. I materiali saranno, infatti, esaminati per comprendere a fondo e con precisione di quale periodo storico sono.   Per il momento gli intonaci dovrebbero appartenere, appunto, a una casa del V secolo. Ma di sicuro ancora non c’è nulla, tranne, forse, la provenienza della pasta con la quale sono stati realizzati. In questo caso c’è quasi la certezza che questi intonaci siano stati fabbricati con lo stesso materiale delle anfore greche occidentali. La scoperta è stata possibile grazie a un metodo di lavoro particolare: tramite una macchina flottatrice, un bidone che permette di separare il materiale presente nel pithos (ovvero un’antica grande giara che serviva all’epoca come magazzino) dalla terra. Con l’aggiunta dell’acqua gli studiosi si sono imbattuti, dunque, in resti botanici che sembravano, all’apparenza, dei piccoli semi, oltre anche a degli strati di carbone. Così il prof Jari Pakkanen, con i suoi più stretti collaboratori, ha cominciato a scavare nel pithos.   La vera sorpresa è stato il ritrovamento di tanto intonaco che – secondo i primi rilievi – potrebbe essere materiale di riempimento o strati di muri distrutti. «All’inizio, credevamo di aver trovato solo un pithos – ha spiegato la Lentini – e invece abbiamo capito che il pithos aveva la funzione vera di un pozzo. Ciò è sicuramente interessante perché ha riconsegnato, per la prima volta a Naxos, frammenti di intonaco dipinto, che appartengono a una casa all’interno dell’area dove approdarono i primi coloni. Fino ad ora non c’eravamo mai imbattuti in una scoperta del genere. Di elementi decorativi non si era mai vista traccia nella nostra zona. È stata la prima volta».

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