Notizie Locali


SEZIONI
Catania 21°

Archivio

Inchiesta Cara di Mineo, Zuccaro: «Appalti preconfezionati e bacino di voti»

Di Mario Barresi |

Il nome dell’organo che lo ascolta sembra quasi il titolo di un film di Lina Wertmuller: “Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza, di identificazione ed espulsione, nonché sulle condizioni di trattenimento dei migranti e sulle risorse pubbliche impegnate”. L’oggetto dell’audizione di Carmelo Zuccaro, alla Camera lo scorso 24 gennaio, è invece di appena tre parole: Cara di Mineo.

Circa tre quarti d’ora di confronto. In cui il procuratore di Catania fornisce molte informazioni ai parlamentari. Sull’inchiesta per turbativa d’asta e corruzione, sul ruolo degli indagati (a partire dal sottosegretario Giuseppe Castiglione), sulle rivelazioni di Luca Odevaine, «fulcro dell’impianto accusatorio» assieme alle intercettazioni, ritenute «riscontrate al cento per cento», sulla «pista fredda» delle «coperture» di Viminale e Prefettura. Il procuratore chiede di secretare alcune parti: gli altri filoni aperti in un’inchiesta che continua, ma anche l’ipotesi di capi d’imputazione per associazione mafiosa. Tutto fuori verbale.

«Appalti cuciti su misura»

Zuccaro descrive l’inchiesta. «Il sistema di evidenza pubblica che è stato adottato a partire dal 2011 è stato fortemente viziato nella sua regolarità da un preconfezionamento dei bandi relativi alle gare. Praticamente hanno cucito su misura del designato vincitore il bando stesso».

Poi entra nel dettaglio. «L’ipotesi accusatoria è la seguente: che sin dall’inizio, sin da quando è stato designato da parte della Presidenza del Consiglio dei ministri il soggetto attuatore per la realizzazione del Cara di Mineo, si sia individuato in determinate imprese» il soggetto che «avrebbe dovuto aggiudicarsi la gara». Chi, insomma, «doveva vincere a tutti i costi», perché «creata apposta per poter arrivare a questo risultato».

Il ruolo di Castiglione

Parlando della gara del 2011, il procuratore sostiene: «Il preconfezionamento di questo bando è stato operato dal soggetto attuatore, l’onorevole Castiglione, secondo la nostra ipotesi accusatoria, attraverso il primo passaggio, che è stato quello di nominare come presidente della commissione di gara Luca Odevaine e come componente della stessa Giovanni Ferrera», dice Zuccaro alla commissione Migranti. Ma il sistema «viene assolutamente replicato in occasione della gara che viene bandita nel corso del 2012», nella quale «i protagonisti sono sempre gli stessi, a cariche mutate». Decisivo il ruolo di Odevaine: «Lui stesso ammette – racconta Zuccaro – che il suo contributo è stato fondamentale e determinante». Poi rivela una confessione de ras di Mafia Capitale. «Lui afferma chiaramente: “Questa è una cosa che vede innanzitutto protagonisti me e l’onorevole Castiglione. Siamo noi due prima che trattiamo queste cose e successivamente intervengono gli altri soggetti”».

«Un bacino elettorale»

Zuccaro spiega la contestazione del rato di «corruzione propria continuato» a Castiglione e al sindaco di Mineo, Anna Aloisi. Con due condotte illecite rilevate dal fatto che «questi soggetti che rivestivano delle cariche pubbliche hanno turbato le tre gare e, dall’altra, nel corrispettivo che noi riteniamo essere stato loro promesso e dato». E cioè la «promessa di voti per loro e per i gruppi politici di cui facevano parte» alle Politiche e alle Comunali 2013, nonché alle Europee 2014. «Un determinato bacino di voti per loro e anche per i gruppi politici di cui facevano parte. L’altro corrispettivo che è stato individuato è la costituzione di 15 circoli di Ncd».

«Odevaine, riscontri al 100%»

Racconta il procuratore: «Nel corso degli interrogatori che abbiamo effettuato, oltre a Luca Odevaine, anche gli imputati Cammisa e Menolascina hanno ammesso le loro responsabilità. In particolare, Odevaine ha dichiarato di aver agito in concorso con l’onorevole Castiglione, in quanto con lui sarebbe stata concordata sin dall’inizio la procedura di cui vi ho detto».

E dunque ammette: «Il fulcro dell’impianto accusatorio si fonda sulle intercettazioni e sulle dichiarazioni di Luca Odevaine, che ha assunto la veste di persona che ha deciso a un certo punto di collaborare con noi, anche se ovviamente non ha la veste formale di collaboratore di giustizia». Ma quanto è attendibile il “quasi pentito”? «Le dichiarazioni di Odevaine, per quello che abbiamo potuto accertare noi, allo stato sono state riscontrate al 100 per cento», assicura Zuccaro.

«L’indagine è durata troppo»

Zuccaro fornisce anche altre informazioni interessanti. «L’indagine, per i tempi della procura di Catania, è durata troppo rispetto alle nostre aspettative». Il motivo è un cambio alla guida del Ros di Roma. «Il vertice peraltro è stato assunto da un alto ufficiale di polizia giudiziaria molto preparato che tuttavia ha dovuto ridisegnare l’impostazione dell’informativa di notizia di reato, che invece noi attendevamo prima dell’estate dell’anno scorso». Il rimpianto: «Le vicende di cui ci occupiamo risalgono da ultimo al 2014 e credo che non sia mai auspicabile che fatti di questa importanza siano oggetto delle decisioni dell’autorità giudiziaria a distanza di oltre due anni».

Ciò ha avuto un’altra conseguenza: «Non tutti i filoni investigativi che noi stiamo seguendo siano stati conclusi». Di questi filoni, «di cui ancora non abbiamo avuto un’informativa finale», Zuccaro parlerà «in sede di audizione riservata».

Un’altra parte che Zuccaro chiederà di secretare è la sua risposta all deputato Erasmo Palazzotto (Sinistra Italiana) su «eventuali capi d’accusa per associazione mafiosa».

Il metodo e i confini

Il magistrato illustra anche «il metodo nella scelta dei capi di imputazione e degli imputati da perseguire». E cioè: «Non abbiamo seguito la logica del cui prodest». Questa la linea: «Noi abbiamo voluto accertare chi fosse coinvolto in questo accordo di preconfezionamento dei bandi di gara e dietro che cosa. Inoltre, le persone che abbiamo scelto non sempre sono quelle che rivestono le cariche apicali, ma sono soltanto quelle che, dalle concrete risultanze, dimostrano di essere a conoscenza degli accordi corruttivi».

Zuccaro parla anche dei confini di competenza delle varie inchieste sulCara. «Siccome la prima delle gare a evidenza pubblica che risultano essere state turbate si è conclusa a Catania, anche sotto il profilo territoriale siamo competenti a occuparci del reato di turbativa d’asta e del reato di corruzione anche se non viene contestata l’aggravante dell’articolo 7. Tuttavia, per tutte le gare che invece vengono fatte dal consorzio in favore delle ditte fornitrici e, quindi, per le truffe legate alle presenze eccetera, è competente e sta procedendo la procura di Caltagirone». Compreso il filone sugli Sprar, sul quale il deputato Giovanni Burtone (Pd) chiede approfondimenti.

Coperture e «pista fredda»

«Il Villaggio degli aranci, che era di proprietà dell’immobiliare Pizzarotti, dopo che gli americani avevano disdettato il rapporto di locazione, era una realtà praticamente fuori mercato». Qualcuno ha favorito i proprietari? «Sappiamo per certo che la scelta di procedere alla requisizione d’uso non viene presa a livello locale. Francesca Cannizzo è il prefetto che gestisce quella fase in cui si procede, sulla base di una scelta che viene presa a livello centrale, alla requisizione d’uso».

Palazzotto chiede di coperture al Viminale. «La pista che abbiamo seguito in questo caso, per cercare di vedere se vi fossero accordi di natura illecita precedenti, si è rivelata per noi una “pista fredda”», che «si basava sul sospetto che qualcuno avesse caldeggiato la scelta di ricorrere alla requisizione d’uso e di utilizzare il Cara di Mineo». E ancora: «È ovvio che sul merito politico non entriamo, ma né da Odevaine né dai servizi di intercettazione che abbiamo svolto si è mai potuto accertare se la scelta, anziché rispondere a criteri meramente politici più o meno discutibili, rispondesse ad interessi di altro tipo. Non siamo riusciti ad accertarlo, perché la pista – lo ripeto – era fredda, per mancanza di fatti concreti che potessimo verificare nel momento in cui noi siamo intervenuti».

Palazzotto chiede ragguagli sulla «assenza di intervento da parte della prefettura, neanche in chiave di segnalazione al ministero di eventuali anomalie». Zuccaro risponde: «Le anomalie in effetti sono state rilevate esclusivamente dal presidente dell’Anac, quindi non ci erano state in precedenza segnalate da parte della prefettura. Questo è un dato di fatto. Ovviamente l’omessa segnalazione da parte del prefetto, che successivamente è intervenuto nel seguire queste cose, di per sé non può costituire ipotesi illecita. Non ci risulta né dalle dichiarazioni di Odevaine né dalle intercettazioni che da parte di componenti della prefettura di Catania vi sia stata una partecipazione all’accordo corruttivo».

L’appello alle istituzioni

Alla fine sembrano soltanto convenevoli. Il presidente Federico Gelli ringrazia Zuccaro. Che risponde: «Se mi consente, oltre a esservi io grato del fatto che mi avete dato questa possibilità, da magistrato che guida una procura che effettivamente è in primo piano nel campo del migranti, vi rivolgo un invito». Questo il messaggio, molto forte, che il magistrato rivolge alla politica e alle istituzioni: «Le scelte che sono state compiute sinora a livello politico, a mio avviso, hanno complicato l’ordine pubblico, portando a una situazione strutturale che, come sapete, è molto precaria e ha favorito determinati accordi corruttivi e clientelari».

La Procura di Catania, ricorda «ha elaborato strategie di intervento che hanno inciso e profondamente modificato le modalità con cui il traffico dei migranti avviene qui in Sicilia». Ma la magistratura, che fa anche più del suo dovere, ha bisogno di una politica all’altezza. «Quello che vi chiedo è: cercate di orientare scelte che, a prescindere dagli indirizzi politici, non rendano più difficile il contrasto alla criminalità», dice Zuccaro. Il riferimento non è «soltanto alla criminalità mafiosa», perché in Sicilia la mafia «trova un terreno fertile nella criminalità della pubblica amministrazione, nella corruzione e nel clientelismo».

Sono le 13,25. L’audizione, dopo 45 minuti, si chiude con un «buon lavoro» di Zuccaro ai parlamentari della commissione. I quali annuiscono e ricambiano, in silenzio.

COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


Articoli correlati