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La Regione ha finito i soldi Siti chiusi nei festivi

La Regione ha finito i soldi Siti chiusi nei festivi

Sforato il budget per il 2014. Ecco la mappa delle strutture che non potranno aprire

Di Fabio Russello |

Prima il Museo archeologico di Agrigento e la casa natale di Pirandello al Caos, poi il museo archeologico di Mazara che custodisce il Satiro, la Villa del Casale di Piazza Armerina e il museo Paolo Orsi di Siracusa. Da ieri si è aggiunto anche il museo archeologico di Selinunte e l’area archeologica della Cave di Cusa. Anche qui, dal primo novembre stop alle aperture pomeridiane nei giorni festivi. La Regione non ha infatti più i fondi per pagare lo straordinario al personale, che peraltro in molti casi ha anche superato il tetto massimo previsto dei festivi). Dunque nei giorni di festa i turisti rimarranno fuori dalle strutture. Una brutta figura che ancora una volta fa riflettere su come i nostri beni culturali vengano gestiti. Ieri dunque si è aggiunto anche il Parco archeologico di Selinunte, che nelle giornate festive, dimezza l’orario (resterà aperto solo dalle 9 alle 13). L’area archeologica delle Cave di Cusa, a Campobello di Mazara, invece rimarrà chiusa nelle giornate festive, mentre nei giorni feriali rimarrà aperta solo di mattina (dalle 9 alle 13). La disposizione è del direttore Giovanni Leto Barone a causa «dell’impossibilità di poter utilizzare il personale che ha già raggiunto il monte ore previsto per i festivi». «Una logica dovuta alla necessità di razionalizzare le risorse – è stato spiegato – che con la disponibilità dei dipendenti su base volontari permette almeno di visitare il Parco per mezza giornata nei giorni festivi». L’area di Selinunte ha settanta dipendenti, quattro sono invece dislocati alle Cave di Cusa. In Sicilia a guardia dei 112 siti archeologici ci sono in totale 1545 custodi. Il museo archeologico di Agrigento ne ha 68, la casa natale di Pirandello 66, a Mazara il Satiro è custodito da 25 dipendenti, la Villa del Casale invece da 14 impiegati. Una situazione che dovrebbe durare fino alla fine dell’anno e che naturalmente ha già scatenato la polemica. «Come al solito – hanno spiegato i vertici del Sadirs, il sindacato autonomo dei dipendenti della Regione – c’è il tentativo di far passare queste possibili chiusure nelle giornate di domenica e festivi, come colpa dei dipendenti regionali, in particolare dei custodi. Vengono evocati gli straordinari come se il problema fosse la “bramosia” di risorse economiche da parte del personale». Invece il segretario regionale aggiunto Giuseppe Salerno, il coordinatore regionale Giuseppe Di Paola e il segretario provinciale di Agrigento Giovanni Coco danno un’altra lettura di quanto sta accadendo: «Il personale della Regione siciliana è regolato da un contratto di lavoro, scaduto da oltre 7 anni, dove oltre la metà degli impiegati ha stipendi di 1000-1200 euro al mese. Il problema dei festivi è strutturale e di diritto. In particolare, così come le ferie sono un diritto irrinunciabile, anche il ricorso all’utilizzo del lavoro nei festivi è regolamentato per non superare il 33% dei festivi e domenicali nell’arco di un anno. Negli anni passati – hanno aggiunto – c’erano intese, che derogavano al 50% l’opportunità di ricorso al lavoro festivo, limitando quindi i disagi di possibili chiusure dei siti, al minimo. Ad inizio di questo 2014 però, dopo l’interessamento del governo regionale, di porre una soluzione alla questione, abbiamo dovuto assistere ad estenuanti riunioni all’assessorato ai beni culturali ma siamo a novembre e siamo arrivati a un nulla di fatto. I sindacati avevano proposto di modificare il contratto, ma davanti all’indolenza non possiamo disattendere le leggi, che vanno rispettate da chiunque. Quindi se i turisti o i cittadini dovessero trovare le porte dei siti chiusi, non prendetevela con i dipendenti, ma con la politica».

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