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L’Expo, i bronzi e la Sicilia

L’Expo, i bronzi e la Sicilia

Di Domenico Tempio |

La polemica di trasferire a Milano, in occasione dell’Expo 2015, i Bronzi di Riace e altre opere d’arte presenti in varie città italiane, ci porta a fare una considerazione. Invece di organizzare trasferimenti vari, si pensi a varare un progetto che spinga i visitatori dell’importante manifestazione a venire nei luoghi dove si trova questo patrimonio culturale. Si prevede l’arrivo di milioni di persone che dovrebbero invadere Milano per ben sei mesi, da maggio a ottobre del prossimo anno. Un business di miliardi. Una volta visitata l’Expo, potrebbero essere in molti interessati a compiere un tour per l’Italia, venendo direttamente a contatto non solo con i beni artistici e archeologici ma con lo stesso territorio che li ospita. Se apparentemente è facile, ma non lo è per la giustificata opposizione di sovraintendenze e regioni, trasferire i Bronzi di Riace o il Satiro di Mazara o l’Afrodite di Morgantina (le citiamo perché queste opere si trovano quaggiù da noi), sicuramente non si potranno mai spostare i templi di Agrigento, di Selinunte, di Segesta, o i teatri di Siracusa, di Taormina, di Tindari, che sono solo alcune delle tante preziosità siciliane note nel mondo. L’esempio, ovviamente, vale per tutti gli altri beni sparsi nel Paese.   Anche se è sconfortante l’itinerario che da sabato prossimo farà l’ExpoExpress per promozionare il grande evento. La mostra itinerante partirà da Venezia e si fermerà dopo dodici tappe a Napoli. Come dire: oltre non si va. Siamo abituati a queste «dimenticanze», servono per capire ancora una volta come il nostro territorio sia fuori da qualsiasi progetto turistico ed economico. Del resto in cosa si può sperare se l’altro giorno il ministro alle infrastrutture Maurizio Lupi ha detto di ritenere vergognoso il fatto che aeroporti importanti come Milano e Venezia non siano collegati all’alta velocità. Osservazione giusta. Però, il ministro dovrebbe anche ricordare che gli aeroporti di Catania e Palermo non hanno nemmeno il normale collegamento ferroviario. Questo ci sembra pure vergognoso. Vero, ministro?   Ma torniamo alla nostra proposta. Cioè quella di far venire i visitatori dell’Expo quaggiù, in Sicilia. E tiriamo in ballo la Regione perché toccherebbe a lei essere protagonista. Con i tempi che corrono, però è difficile destare l’attenzione di chi si barcamena tra liti e minacce a Sala d’Ercole. A Crocetta e compagni potrebbe sembrare un progetto da mille e una notte creare semplici iniziative, magari affidate a tour operator internazionali, che sappiano richiamare nell’Isola turisti da tutto il mondo. Basterebbe incentivare con tariffe low cost viaggi aerei, treni, navi, pullman di gran turismo, e aiutare con bonus benzina chi ha voglia di venire in auto. Ciò si può fare allestendo dei pacchetti da proporre a chi, arrivando dall’estero, dopo la puntata milanese, desidera allargare l’orizzonte del suo viaggio. Qui da noi non ci sono Frecce rosse o bianche, come al Nord, però se i nostri amministratori finissero di gettarsi a vicenda fango in faccia, potrebbero inserire la Sicilia in questo business. Coinvolgendo anche i mezzi locali. Non certamente di fortuna sui quali i passeggeri vivono vere e proprie odissee. Come è accaduto, e documentato dal nostro giornale, sugli autobus in servizio da Catania Fontanarossa all’aeroporto di Comiso e, quindi, ai maggiori centri turistici del Ragusano. Una provincia che, tra l’altro, anche per il fenomeno Montalbano e l’intensa attività dell’aeroporto di Comiso, in questo momento è turisticamente in grande ascesa.   Fattore altrettanto importante è quello della fruibilità 24 ore su 24 di tutto il patrimonio artistico e archeologico. Sarebbe una grande beffa per chi arriva da lontano trovare i siti chiusi per mancanza di personale o perché questo è in sciopero o in malattia, come capita spesso. Per il periodo maggio-ottobre, inoltre, occorrerebbe moltiplicare l’offerta di grandi eventi. Alcuni spettacoli sono già in programma e conosciuti, vedi le rappresentazioni classiche di Siracusa, altri vanno creati in tempo per promozionarli in un «pacchetto Sicilia». Forse è arrivato il momento che si muova il nascente distretto del Sud-Est, sopperendo ai vuoti della Regione. Non sappiamo se il ministro alla Cultura, Dario Franceschini, avrà la voglia di intervenire in un progetto che dovrebbe essere a respiro nazionale. Incentivi e bonus dipendono dal governo. L’occasione dell’Expo non dovrebbe riguardare solo la nostra Isola, della quale noi da siciliani ci facciamo portavoce, ma tutto il Paese. Favorirebbe tra l’altro, come sostiene uno degli slogan della manifestazione milanese, il dialogo internazionale e le conoscenze tra cittadini, paesi e istituzioni. Sicilia compresa.

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