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Mori e De Donno

Mori e De Donno contro Teresi e principato

Di Redazione |

Il generale Mario Mori e il colonnello Giuseppe De Donno, imputati nel processo per la trattativa tra Stat o e mafia, hanno presentato formale querela alla Procura di Roma nei confronti del Procuratore aggiunto di Palermo, Vittorio Teresi e del coimputato Massimo Ciancimino, dopo le dichiarazioni rilasciate dai due, con le quali veniva definita “una vergogna”, da parte di Ciancimino ed “eticamente sbagliata”, da parte del pm Teresi, la richiesta di trasferimento del processo trattativa Stato-mafia presentata “per rischio per la pubblica incolumità e la sicurezza”. Una querela presentata nei giorni scorsi, come conferma il generale Mori a margine del processo d’appello a suo carico, per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra, che ha preso il via proprio oggi a Palermo e che era stata annunciata lo scorso marzo dai due ex ufficiali dei Carabinieri e ora presentata ai magistrati di Roma per “il delitto di diffamazione aggravata”. I due chiedono anche di dare corso “alle azioni risarcitorie in sede civile”. Mori e De Donno avevano presentato, attrvaerso i loro legali, la richiesta di ‘rimessionè del processo in altra sede dopo le intercettazioni captate in carcere del boss Totò Riina e riportate nei verbali depositati nel processo sulla trattativa Stato-mafia. In 47 pagine i legali avevano spiegato nell’istanza i motivi della rimessione del processo e il trasferimento in altre sede del dibattimento come prevede l’art. 45 del codice di procedura penale. “Colui il quale è stato riconosciuto come il capo dei capi della mafia – avevano scritto gli avvocati – avrebbe esclamato “Di Matteo deve morire. E con lui tutti i pm della trattativa”. Queste affermazioni, assieme alle altre che intanto si andavano aggiungendo con i depositi nel processo e gli articoli di stampa, causavano, secondo gli imputati “un innalzamento dei timori per l’ordine pubblico, in considerazione del fatto che, stavolta, il Riina non solo si era mostrato parimenti determinato nel portare a termine questo progetto ma, altresì circostanziato”. Ma la richieste venne rigettata e Ciancimino, in un’intervista radiofonica, e il Procuratore aggiunto in dichiarazioni rese alle agenzie di stampa, avevano criticato la scelta dei due imputati. Ora la querela.

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