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Arresti Gela, le auto anche per la Madonna e il poliziotto spregiudicato

Di Redazione |

Gela (Caltanissetta) – Emergono risvolti dall’operazione “Camaleonte” della Guardia di Finanza che ieri a Gela ha portato all’arresto degli imprenditori Francesco e Salvatore Luca, titolari della concessionaria Lucauto (con loro arrestato anche il figlio di uno dei due, Rocco mentre ad altre quattro persone coinvolte nell’inchiesta è stato imposto il divieto di dimora nelle province di Ragusa e Caltanissetta.

Dall’inchiesta emerge che l’imprenditore Totò Luca era devoto alla Madonna delle Grazie, che viene celebrata ogni 2 luglio in città. Ripresosi da un gravissimo incidente stradale, ritenendo che a fare il miracolo di salvargli la vita fosse stata proprio la Madonna delle Grazie, aveva donato alla parrocchia dei Cappuccini una Volvo V40 destinata al trasporto della statua durante la lunghissima processione per le vie della città. Nel 2006, qualche anno dopo la generosa donazione, durante la processione, l’auto travolse un gruppo di fedeli. La vettura venne sequestrata dalla polizia perché era sprovvista di assicurazione. L’imprenditore Luca l’anno successivo, per permettere lo svolgimento della processione, regalò un’altra vettura ai frati cappuccini. Lo fece però senza clamore mediatico. Questa volta donò la Mercedes, con impianto frenante idraulico, che ancora oggi viene utilizzata per portare la Madonna delle Grazie per le vie della città. Non solo macchine alla comunità dei Cappuccini. L’imprenditore di auto ha anche donato alimenti da destinare alle famiglie meno abbienti della città.

Nell’inchiesta della Dda nissena entra anche il nome di Giovanni Giudice, accusato di corruzione, rivelazione di segreto d’ufficio e accesso abusivo al sistema informatico del Ministero dell’Interno. Giudice, è l’attuale primo dirigente della Polizia amministrativa della Questura di Perugia dove venne trasferito esattamente due anni fa, dopo aver guidato, nell’ordine, il Commissariato di Gela, la Squadra Mobile di Caltanissetta e aver diretto l’ufficio amministrativo della Questura di Agrigento.Il procuratore Amedeo Bertone e i sostituti Nadia Caruso e Pasquale Pacifico avevano chiesto al gip gli arresti domiciliari per Giovanni Giudice, “sfiorato” un anno fa anche dalle indagini sul “sistema Montante” per aver sollecitato un’assunzione all’ex imprenditore degli industriali siciliani che appuntò anche questa richiesta. Il giudice Antonella Leone, che ha emesso i provvedimenti restrittivi dell’operazione “Camaleonte”, ha detto “no” alla richiesta della Procura per i domiciliari al dott. Giudice, anche se ha definito gravissimo il comportamento del funzionario di Ps. Giudice avrebbe avuto a disposizione una carta di credito di una società di Luca per pagare i pernottamenti in alcuni alberghi, secondo quanto ricostruito dai militari del Gico. Inoltre avrebbe acquistato auto in concessionaria a prezzi irrisori e ottenendo, alla riconsegna, valutazioni addirittura maggiorate. Il dott. Giudice, infine, quando nel 2006 venne fuori l’inchiesta a carico di Luca per sospetti collegamenti mafiosi, avrebbe accreditato lui stesso l’imprenditore di Gela come vittima del pizzo da parte di Cosa Nostra, con richieste arrivate da soggetti non appartenenti al clan Rinzivillo.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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