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Catania, Pubbliservizi finisce all’asta: si parte da 436 mila euro

Offerte entro il 10 maggio. Sifus Confali: «Perché la Città Metropolitana non ha messo a disposizione i soldi prima?»

Di Maria Elena Quaiotti |

Pubbliservizi Spa in liquidazione giudiziale finisce all’asta e il termine ultimo per la presentazione delle offerte è fissato alle 20 del 10 maggio prossimo, mentre la consegna del complesso aziendale è prevista entro e non oltre il 16 maggio. Tempi, dunque, strettissimi.

Quanto vale?

Il valore di Pubbliservizi, come si legge nella “manifestazione d’interesse per acquisto di azienda” firmata dai curatori Carmine Catania, Caterina Fascetto e Simone Melato, è stato stimato in 436.250 euro. Si precisa inoltre che “l’eventuale scelta avrà luogo dando prevalenza alla consistenza economica della proposta (che dovrà essere comunque pari al valore di stima dell’azienda) e in caso di proposte concorrenti di pari valore prevarrà l’offerta che assicuri il miglior livello di salvaguardia dell’occupazione”.

Chi può comparla?

Ad oggi il soggetto esplicitamente interessato all’eventuale acquisto o all’affitto del ramo d’azienda è la nuova azienda speciale Scmc (servizi Città metropolitana Catania) di recente costituzione e qualche dubbio nei sindacati inizia ad emergere nel merito. È probabile che i dubbi vengano esposti già oggi pomeriggio nel corso della riunione con i curatori, prevista dalle 15,30, avente come oggetto l’esame congiunto della procedura di licenziamento collettivo dei 331 dipendenti di Pubbliservizi, procedura appena riavviata che prevede la definizione delle modalità di eventuale passaggio dei dipendenti a Scmc, una questione non senza nodi.

Sindacati in allarme

«La domanda sorge spontanea – chiede Lucia Inzirillo, Sifus Confali – perché se c’è questa disponibilità economica Città metropolitana non ha messo questi fondi a disposizione prima? Non sfugge infatti che la somma richiesta dai curatori, poco più di 400mila euro, assieme ai 300mila concessi come aumento del canone mensile, sarebbero andati a coprire la cifra che serviva per salvare l’azienda. Qual era e di chi era l’interesse a far fallire un’azienda che aveva un capitale garantito, oltre che committenze garantite? Pubbliservizi non doveva certo andare a cercare altri appalti, aveva determinati servizi da garantire con un fatturato comunque garantito. A questo aggiungiamo che vorremmo capire come e perché non sono mai stati effettuati controlli, a partire dalla presidenza Ontario ad oggi e con una procedura fallimentare attiva, in merito alla concessione di prestiti concessi solo ad alcuni lavoratori, perché ad altri sono stati negati, e come pensano di poterli recuperare».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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