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Passeggiare nei meandri del «colosseo» catanese

Di Pinella Leocata |

Infine il colosseo catanese riapre, con un progetto sperimentale e solo due volte a settimana, ma riapre, senza attendere i tempi lunghi e incerti della realizzazione della condotta fognaria per la quale il Comune ha già ottenuto i necessari finanziamenti. Nessun nuovo intervento rispetto ai recenti anni passati, quando il monumento è stato considerato inagibile per motivi di igiene pubblica. Dunque la scelta è politica, di politica culturale. La direttrice del Polo Museale ha deciso che il percorso – che si snoda ad anello da piazza Stesicoro fino all’uscita di via Anfiteatro, a ridosso di Villa Cerami – si può fare, a piccoli gruppi e con appositi accorgimenti, come scarpe chiuse e un caschetto che sarà messo a disposizione dei visitatori. L’impianto di illuminazione è stato riattivato e si parte sabato 24 e venerdì 30 settembre, dalle 18 alle 21, e poi ancora il 5 e l’8 ottobre negli stessi orari. A guidare i visitatori alla scoperta dell’importante e suggestivo monumento romano saranno i giovani archeologici dell’Ibam-Cnr che, in questo luogo, hanno condotto le proprie ricerche guidati dal direttore Daniele Malfitana cui si deve questa idea di valorizzazione dell’anfiteatro.

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I giovani archeologi dallo studio delle pietre hanno ricostruito come doveva essere l’anfiteatro prima della sua parziale demolizione e ne hanno riproposto le immagini virtuali in un video che sarà proiettato in uno dei setti radiali del monumento. Inoltre i visitatori potranno farsi un’idea di com’era al tempo del suo splendore anche attraverso dispositivi quali «card board», occhialini di cartone collegabili allo smartphone, e «oculus», occhiali per la fruizione in 3D che consentono di «vedere» com’erano i ruderi su cui si orienta lo sguardo. Come dire che la «scoperta» di questo monumento negato andrà dal percorso reale a quello virtuale. E questo, di sicuro, incrementerà il numero delle persone interessate per cui la dott. Lentini assicura che, nonostante la cronica carenza di custodi, terrà aperto il monumento tutti i giorni, escluso il lunedì, dalla mattina al tramonto, cercando di evitare anche la pausa pranzo, e cercherà anche di tenere aperto l’ambulacro che si apre nelle viscere della terra, sotto la città Barocca, anche nei giorni in cui non ci saranno i giovani archeologi dell’Ibam a fare da guida .

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Un passaggio importante per la città solennizzato con una cerimonia tenutasi ieri sera nell’arena di piazza Stesicoro alla presenza dell’assessore regionale ai Beni culturali Carlo Vermiglio che ha sottolineato il valore di questa collaborazione tra Ibam e Regione formalizzata e portata avanti in tempi strettissimi, «come dovrebbe fare tutta la buona amministrazione», e con il coinvolgimento di giovani che hanno acquisito competenze che «sarebbe importante potessero spendere per la loro terra». «Un modello sperimentale da esportare». E del resto anche il prof. Malfitana aveva evidenziato il connubio positivo tra «velocità delle decisioni e responsabilizzazione» e il ruolo giocato dal centro di ricerca che dirige il cui «obiettivo è formare persone. E l’anfiteatro è un laboratorio migliore dell’aula».

Anche il sindaco Bianco ha evidenziato l’importanza di fare squadra, così come si sta facendo per la valorizzazione del teatro antico, e ha esortato a realizzare uno spettacolo di suoni e luci per rendere ancora più gradevole questo sito magico. Infine il prof. Daniele Manacorda, nell’elogiare l’iniziativa, ha sostenuto che l’esperimento avviato all’anfiteatro mostra «cosa possa essere la condivisione del patrimonio culturale» che si snoda attraverso quattro momenti: ricerca, tutela, valorizzazione e gestione. Con una sottolineatura che non bisognerebbe mai dimenticare: «La valorizzazione non è mercificazione. E’ restituzione di senso, riscoperta dei valori impliciti nei pezzi di patrimonio. E’ una funzione sociale partecipata dal basso». E questo presuppone che si trovi il modo di fare emergere realtà e progetti solidi e sostenibili, anche tra i privati, ponendo due paletti fondamentali a garanzia del patrimonio comune: la tutela materiale del bene, e la sostenibilità economica del progetto. Per questo si è detto felice dell’annuncio data dal ministro Franceschini della prossima pubblicazione di un bando per l’assegnazione a soggetti no profiti della gestione di pezzi di patrimonio abbandonati. «Un percorso molto interessante» che si augura «venga aperto anche a soggetti profit perché da questo approccio può derivare lavoro e ricchezza pulita». Un altro modo per dire che la nostra cultura e la nostra storia sono la nostra vera, potenziale, ricchezza.

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