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Arata interrogato per tre ore sulla presunta mazzetta al sottosegretario Siri

Di Redazione |

ROMA – È durato circa tre ore  l’interrogatorio svolto dall’imprenditore Paolo Arata, ascoltato dai pm della Procura di Roma titolari dell’indagine che lo vede coinvolto per l’accusa di corruzione assieme al sottosegretario Armando Siri, al quale secondo le intercettazioni agli dell’inchiesta avrebbe versato una tangente di 30.000 euro perché spingesse per la modifica di un norma che faceva capo al Def sugli incentivi connessi al mini-eolico.

Al termine dell’atto istruttorio i magistrati hanno deciso di secretare il verbale. 

«Abbiamo reso dichiarazioni sulla vicenda che chiama in causa il mio assistito: ha fornito la sua versione dei fatti. L’interrogatorio è stato secretato per cui non è possibile riferirne alcun contenuto». ha detto l’avvocato Gaetano Scalise, al termine dell’interrogatorio del faccendiere.

Nel corso del confronto è presumibile che gli inquirenti abbiano chiesto chiarimenti soprattutto sulla lunga intercettazione ambientale, presente in una informativa della Dia di Trapani, in cui l’imprenditore parlando con il figlio, nel settembre scorso, tira in ballo il sottosegretario alle Infrastrutture.

Adesso la palla passa al sottosegretario, che a breve comparirà davanti ai magistrati di piazzale Clodio per una serie di dichiarazioni spontanee. Ma non solo. «Il mio assistito non si sottrarrà al confronto con i pm – spiega il difensore Fabio Pinelli – risponderà ad eventuali richieste di chiarimenti». Siri metterà a disposizione dei pubblici ministeri anche un’ampia memoria difensiva per rappresentare, in modo esaustivo e documentale, i rapporti con Arata.

Nel decreto di perquisizione del 18 aprile scorso i magistrati romani, definiscono come «stabile» l’accordo tra «il corruttore Arata ed il sottosegretario (di cui Arata è stato anche sponsor per la nomina proprio in ragione delle relazioni intrattenute), costantemente impegnato – attraverso la sua azione diretta nella qualità di alto rappresentate del Governo ed ascoltato membro della maggioranza parlamentare – nel promuovere provvedimenti regolamentari o legislativi che contengano norme ad hoc a favorire gli interessi economici di Arta».

Per l’accusa Siri nella sua «duplice veste di senatore della Repubblica e sottosegretario alle Infrastrutture» nella “qualità di pubblico ufficiale» avrebbe asservito «le sue funzioni e i suoi poteri ad interessi privati». Una azione, per i magistrati della Capitale, messa in atto «tra l’altro proponendo e concordando con gli organi apicali – si afferma nel decreto – dei ministeri competenti per materia (Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, Ministero dello Sviluppo economico, Ministero dell’Ambiente) l’inserimento in provvedimenti normativi di competenza governativa di rango regolamentare (Decreto interministeriale in materia di incentivazione dell’energia elettrica da fonte rinnovabile) e di iniziativa governativa di rango legislativo (legge Mille proroghe, legge di Stabilità, legge di Semplificazione) ovvero proponendo emendamenti contenenti disposizioni in materia di incentivi per il cosiddetto “mini-eolico”».

Per Siri quella di Roma non è l’unica grana giudiziaria. Negli ultimi giorni la Procura di Milano ha aperto un fascicolo conoscitivo, cioè senza ipotesi di reato né indagati, sulla vicenda della compravendita di una palazzina a Bresso, comune ai bordi della Brianza, per la figlia, realizzata accendendo un mutuo di circa 600mila euro presso la Banca Agricola Commerciale di San Marino. Un mutuo ottenuto senza garanzie.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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