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Dalla razza alle lingue regionali, il manifesto del Partito nazista scoperto dalla Digos di Enna

Di Redazione |

ENNA – «La difesa dell’identità nazionale e della razza è un valore etico, che deve essere regolato solo con la promulgazione di norme che conferiscono dei vantaggi agli appartenenti al Popolo». Si legge questo al capitolo 12 dei 25 che costituiscono il programma del Nsab, Nationasozialistiche Arbeiter Bewegung (Movimento Nazionalsocialista dei Lavoratori) trovato in una delle perquisizioni nell’ambito dell’operazione «Ombre Nere» condotta dalla Digos di Enna che indaga su 19 estremisti di destra accusati di costituzione e partecipazione ad associazione eversiva e istigazione a delinquere.

Un vademecum razzista sul quale si fonda lo «Stato Nazionale» che, viene detto, «è composto da tre categorie di persone: gli Appartenenti, gli Aggregati al Popolo, gli Stranieri». L’onestà viene definita «prima garanzia etica che deve regolare ogni rapporto politico, sociale o giuridico», ma deve anche «tutelare la razza e difesa dell’identità nazionale, nel rispetto della forma etica».

«Al momento della costituzione – si legge – appartengono al popolo tutti gli individui che erano già precedentemente titolari di tale diritto, irrinunciabile ed inalienabile, successivamente trasmesso ai loro figli naturali, secondo il principio dello jus-sanguinis». Lo Stato Nazionale «è una Repubblica» e «il Governo Ordinario è nominato dal Comandante della Nazione» e «resterà in carica a tempo indeterminato su fiducia consultiva del Parlamento».

Una voce rilevante è quella del «mantenimento delle lingue regionali». «Il rispetto e la giusta regolamentazione delle usanze e delle tradizioni delle comunità locali, in modo particolare il mantenimento delle lingue regionali», si sottolinea, sono ritenute un valore etico, «in uno Stato che non vuole imporsi ad ogni costo in aspetti che non pregiudicano l’efficienza e i valori della Nazione: lo Stato incentiverà le tradizioni per farle divenire un sostegno».

Il Comandante della Nazione è eletto direttamente dal popolo «con un plebiscito». Un paragrafo (il 13) spiega la “Garanzia del diritto” e precisa che «al fine di mantenere una reale imparzialità dei Giudici, essi non potranno svolgere attività politica, se non manifestando singolarmente e per iscritto il loro pensiero; andranno esclusi da ogni funzione nelle votazioni dello Stato Ordinario». Inoltre «i processi penali e civili debbono avere già indicata la data di termine e d’emissione della sentenza alla loro istruzione senza possibilità di proroga, se se non per eccezionali motivi».

«I magistrati, i difensori e i pubblici ministeri non debbono avere possibilità di carriera poichè elevarsi non per merito delle proprie capacità, ma profittando del momento, delle disgrazie o dell’incapacità altrui, è eticamente contrario ai valori del Movimento. L’aver ben adempiuto al proprio dovere è l’unica forma di appagamento nello svolgimento di questa funzione pubblica».

Un capitolo, il 17, affronta i “Rapporti sociali” e al secondo comma osserva che «il lavoro dovrà essere così impostato: ognuno dovrà avere due occupazioni, una pubblica e una privata. Pubblica quando si opera per un fine rivolto alla collettività e sempre alla prestazione di un servizio; privata quando si lavora per il proprio interesse che in ogni caso non può essere improntato al danneggiamento altrui». Si parla poi nel documento del fatto che «l’applicazione della tassazione sull’opera lavorativa è contraria al valore etico dello Stato Nazionale perchè non scaturita da un atto volontario». «Grava in misura maggiore – si osserva – su chi, lavorando, già ha contribuito al benessere sociale» e «disincentiva il lavoratore, spesso avvantaggiando non sempre il bisognoso ma piuttosto chi, profittando della fatica altrui e di congiunture favorevoli, vive oziando».

Fra le tutele inserite nel programma c’è quelle degli «stranieri residenti ed il loro lavoro (obbligatorio salvo non si tratti di turisti)»: nel caso vi sia difficoltà d’approvvigionamento dei generi primari essi però «dovranno emigrare e trasferirsi altrove».

Il sergente di Hitler

Ai vertici del gruppo che voleva ricostituire il Partito nazista c’era anche una donna, una 50enne impiegata e incensurata, che faceva parte del direttivo nazionale dell’autonominato “Partito Nazionalsocialista Italiano dei lavoratori”. La donna si faceva chiamare “Sergente maggiore di Hitler” e aveva il compito di reclutamento e diffusione di ideologie xenofobe. La Digos di Padova oggi ha proceduto ad una  perquisizione nei confronti della donna.

L’operazione Ombre nere è giunta dunque anche a Cittadella, dove la Digos di Padova, in collaborazione con i colleghi siciliani, ha perquisito la 50enne impiegata che stando alle rilevanze investigative si trovava in una posizione di vertice all’interno del movimento. In casa sua gli investigatori hanno trovato materiale per la propaganda, striscioni con svastiche e altri loghi antisemiti, bandiere naziste. La donna aveva partecipato a manifestazioni di Forza Nuova anche in Veneto.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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