Notizie Locali


SEZIONI
Catania 20°

Caltanissetta

Depistaggio via D’Amelio, «Gestione anomala del pentito Scarantino. Era un “pupo” costruito a tavolino»

Così il pm Maurizio Bonaccorso applicato alla procura generale, durante la sua requisitoria del processo sul depistaggio delle indagini sulla strage in cui fu ucciso Paolo Borsellino

Di Redazione |

«Scarantino non doveva avere rapporti con nessuno perché era un falso collaboratore e soprattutto non si voleva che ci fosse il crollo psicologico del “pupo” costruito a tavolino. Sapevano chi avevano davanti. Scarantino era suggestionabile, era instabile e andava tenuto isolato. E questo è un altro elemento che dimostra la malafede di chi ha condotto l’indagine». Lo ha detto il pm Maurizio Bonaccorso, applicato alla procura generale, durante la sua requisitoria del processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio che si celebra a Caltanissetta dinanzi la Corte d’Appello. I tre poliziotti imputati nel processo sono accusati di calunnia aggravata dall’aver favorito Cosa Nostra, per avere, secondo la procura, indotto Vincenzo Scarantino a rendere false dichiarazioni sulla strage.

«Ritengo imbarazzante – ha continuato Bonaccorso – il comportamento degli appartenenti al gruppo Falcone-Borsellino che avevano anche negato la presenza di un telefono nella casa di San Bartolomeo a Mare. E sottolineo l’assoluta inattendibilità delle giustificazioni fornite su questa vicenda veramente assurda». «Altro elemento eclatante – ha sottolineato il Pm – è quello relativo alle intercettazioni di Vincenzo Scarantino. I brogliacci venivano sottoscritti anche da chi non aveva ascoltato le conversazioni di Scarantino. E ancora l’interruzione delle intercettazioni mentre avvenivano le conversazioni tra Scarantino e i magistrati o appartenenti al gruppo Falcone-Borsellino, che è assolutamente illegale».

«C’erano diverse anomalie nella gestione dell’allora collaboratore di giustizia Vincenzo Scarantino mentre si trovava a San Bartolomeo a Mare».«Agli organi di polizia locale della questura di Imperia – dice Bonaccorso – era affidato il compito di protezione di Vincenzo Scarantino in quanto collaboratore, e di vigilanza in quanto detenuto. Vigilanza che comportava l’obbligo di bussare, a ogni cambio turno, per verificare che Scarantino fosse in casa. Ma qualsiasi richiesta proveniente da Scarantino doveva essere sottoposta alla squadra mobile di Palermo. Nella relazione del 14 settembre del 1994 si dava atto che il giorno precedente i poliziotti erano intervenuti nell’abitazione di Scarantino perché c’era stata una lite familiare con la moglie e aveva chiesto di avere un colloquio con gli agenti della Squadra Mobile di Palermo. A marzo per ben due volte i poliziotti bussarono alla sua porta, in piena notte, e Scarantino non rispose. E i poliziotti di Imperia si rivolgono al gruppo Falcone-Borsellino solo perché Scarantino non risponde alla porta, dunque per funzioni che spettavano a loro. I poliziotti della questura di Imperia non avevano alcun contatto con Scarantino perché gli unici autorizzati ad entrare erano quelli della squadra mobile di Palermo. Certo un comportamento anomalo questo rapporto così esclusivo tra Scarantino e il gruppo Falcone-Borsellino di Palermo».

«Questo processo d’Appello è durato 6 mesi ma potremmo stare a parlare 6 anni. Si tratta di una tematica difficile da analizzare perché i vari processi e le varie indagini si sono caratterizzati per numerosissime omertà istituzionali, vergognose, che si sono verificate nel corso degli anni, e mi riferisco a magistrati, esponenti delle forze dell’ordine ed esponenti politici», ha aggiunto il pm, proseguendo la requisitoria nell’ambito del processo. «E’ una tematica difficile – ha continuato Bonaccorso – anche per la durata, visto che le indagini durano da oltre trent’anni. Ma quello che a mio di vedere, in una sentenza non si può scrivere, è quello che si è scritto nei confronti di Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, cioè che non sono responsabili, è inaccettabile, soprattutto alla luce del materiale probatorio fornito. Perché a dispetto dalle omertà istituzionali e degli anni trascorsi i procuratori Gabriele Paci e Stefano Luciani sono riusciti a squarciare il muro di gomma facendo luce su nuovi aspetti delle stragi, fornendo un materiale probatorio eccezionale».

La requisitoria del processo proseguirà il prossimo 9 aprile. Dopo una lunga giornata, iniziata questa mattina, il Presidente della Corte d’appello Giovambattista Tona ha rinviato la discussione alla prossima udienza, il 9 aprile. A prendere la parola sarà ancora il pm Maurizio Bonaccorso, applicato alla Procura generale per il processo. Ma l’udienza potrebbe saltare per lo sciopero dei penalisti.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


Articoli correlati