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I retroscena del blitz

Dopo l’arresto di Andrea Nizza, il clan Arena era diventato autonomo: «Cambiamo orari e tattiche, se no ci scoprono…»

Cosa emerge dall'operazione antidroga "Terzo capitolo" a Catania: le conferme di un collaboratore di giustizia

Di Vittorio Romano |

Assodato che il capo del gruppo criminale che gestiva le due fiorenti piazze di spaccio del viale Moncada fosse Massimiliano Arena, attualmente detenuto in un carcere della Calabria, dalla cui cella impartiva ordini servendosi di un telefonino cellulare detenuto illegalmente (va ricordato che su di lui hanno reso importanti dichiarazioni diversi collaboratori di giustizia, tra cui anche Filippo Scordino), c’è da dire che il clan Arena per la prima volta risultava essere una compagine autonoma e non alleati dei Nizza. Massimiliano è il figlio di quel Giovanni Arena, capo clan dell’omonima famiglia mafiosa, che nei suoi 17 lunghi anni di latitanza dominò le piazze di spaccio proprio nel quartiere catanese di Librino.

L’appartenenza ai Nizza

A suffragare quest’elemento, emerso ieri in conferenza stampa, c’è quel che si evince dall’ordinanza del giudice per le indagini preliminari: Scordino dichiarava che «la famiglia Arena, per lo meno fino a quando Andrea Nizza li riforniva di sostanza stupefacente, apparteneva al gruppo Nizza. Poi dopo l’arresto di Andrea hanno fatto gruppo a sé, gestendo per conto suo il settore degli stupefacenti. In particolare, Saro Turchetti con il figlio Marco gestiscono una delle piazze più importanti di Librino al 13 di viale Moncada, settimo piano… con porta blindata, dove vendono fumo, cocaina, crack e skunk. Posso dirlo in quanto io stesso (e a volte mio fratello) mi sono recato per portargli delle partite di marijuana, quella rifornita da “Leo”, a quantitativi di 5-10 chili per volta. I Turchetti avevano grande liquidità e pagavano in contanti, per cui per noi erano ottimi clienti. La famiglia Turchetti garantisce il sostentamento del detenuto Massimiliano Arena».

Lo spaccio maniacale in viale Moncada

Dall’ordinanza del gip emerge anche la quasi maniacale organizzazione della principale piazza di spaccio di viale Moncada 13 da parte dei responsabili del gruppo Arena. Il 24 febbraio 2022, Turchetti Marco, Patanè Angelo e Carbonaro Liliana stanno discutendo della nuova organizzazione della piazza di spaccio dopo l’arresto di Lazzara Emanuele. In questa registrazione degli inquirenti, Carbonaro Liliana esprime preoccupazione per il fatto che le forze dell’ordine hanno smesso di arrivare in macchina, presumibilmente per evitare di attirare l’attenzione. Patanè Angelo menziona che le autorità stavano dando loro la caccia, riferendosi a un episodio precedente. Turchetti Marco è preoccupato per come gestiranno la situazione ora che devono fare tutto da soli. Successivamente, una parente di Turchetti suggerisce di non far nominare lo stesso avvocato a Lazzara Emanuele, il quale era stato nominato in precedenza per assistere Turchetti Rosario durante il suo arresto, per evitare che le forze dell’ordine correlino i due casi. Patanè Angelo è d’accordo e suggerisce anche di cambiare l’avvocato.In un’altra registrazione del 25 febbraio 2022, Turchetti Marco esprime la sua preoccupazione per i continui controlli da parte delle forze dell’ordine che sembrano aver scoperto l’esistenza della piazza di spaccio. Fa riferimento all’arresto di Lazzara Emanuele avvenuto il giorno precedente in viale Moncada 13. In una registrazione successiva dello stesso giorno, Turchetti Marco discute con la madre, Carbonaro Liliana, riguardo agli orari di apertura della piazza di spaccio. Marco suggerisce di cambiare gli orari per evitare il rischio di controlli. Si preoccupa di come gestire la situazione e di come ottenere più profitto. La madre suggerisce di far entrare i clienti da un’altra parte per evitare di attirare l’attenzione e di utilizzare tattiche diverse.

Gli orari e le tattiche

Nella registrazione del 26 febbraio 2022, Turchetti Marco discute nuovamente con sua madre Carbonaro riguardo agli orari e alle tattiche per gestire la piazza di spaccio. Si preoccupa dei continui sequestri di stupefacenti da parte delle autorità e cerca di trovare modi per ridurre la visibilità e aumentare i guadagni. Sua madre suggerisce nuovamente di cambiare l’orario di apertura e di far entrare i clienti da un’altra parte per evitare controlli delle forze dell’ordine. Discutono anche di come gestire le transazioni in modo più sicuro.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA