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Giusy ora è al sicuro: «Ma spieghi perché se ne è andata»

Di Giuseppe La Lota |

Giusy Pepi è viva e sta bene. Ma il marito non la vuole più. La donna, allontanatasi da casa il 15 ottobre scorso, è stata ritrovata ieri mattina seduta su una panchina a Palermo in compagnia di due uomini in piazza XIII Vittime. Andava a mangiare alla Caritas. Dopo 36 giorni di ricerche e di appelli del marito Davide Avola tramite tutti gli organi di stampa nazionali e locali, agenti della Squadra mobile di Ragusa, informati dal giornalista Ercole Rocchetti di “Chi l’ha visto”, hanno intercettato la donna nel capoluogo siciliano. Ieri sera Giusy Pepi ha incontrato in Questura il fratello Gianni e i 5 figli. Deve spiegare agli inquirenti i motivi del suo allontanamento. Sul contenuto dell’incontro non trapela alcuna indiscrezione. Ci sono indagini in corso condotte dalla Squadra mobile diretta da Antonino Ciavola, dal commissario di Vittoria Alessandro Sciacca e coordinate dal sostituto procuratore Giulia Bisello. Per quanto accaduto potrebbero scattare ipotesi di reato, ma l’avvocato Anastasia Licitra, che assiste Davide Avola e la sua famiglia da un decennio, al momento manifesta prudenza.

«Non sappiamo ancora se si tratta di allontanamento volontario o coercitivo- risponde il legale al telefono – dalla lettura degli atti e dalle dichiarazioni della donna avremo le giuste indicazioni». L’aspetto più importante in questo momento è che il marito e i 5 figli si sentano sollevati dall’angoscia durata 36 giorni. Giusy Pepi non è mai stata in pericolo di vita. Ma dalle dichiarazioni a caldo rilasciateci dal marito Davide Avola, il legame matrimoniale fra Giusy e Davide si può dire finito. Davide è un fiume in piena e non è escluso che possa far partire querele contro quei testimoni senza volto che dalle telecamere di tv nazionali e private hanno raccontato che la causa della scomparsa di Giusy era lui, colpevole di avere picchiato la donna procurandole dei lividi e mettendola sotto la doccia insieme al figlio maggiorenne. «Vigliacchi tutti quelli che hanno detto queste cose infamanti- grida Davide Avola- io non sono un mostro. Perché Giusy non è andata dalla polizia a denunciarmi? Si sta creando un alibi. In questo momento sono contento perché so che sta bene, soprattutto per i 5 figli, ma per il resto è finita. Per me ha commesso il reato di abbandono di minori. Una donna di 39 anni che ha abbandonato i figli per andare a farsi i suoi comodi. Sentivo che era a Palermo. A casa mia non ci mette più piede. Non l’accetterò mai, può stare dov’era con questi due uomini palermitani. Io ho dato l’imbeccata di Palermo perché conosco il suo passato».

Il fratello Gianni Pepi, che ieri ospitava il cognato e i figli nella sua casa di via La Marmora, nega le presunte violenze commesse dal cognato anche davanti all’inviata Rai di “Uno mattina”, Maria Grazia Sarrocco. Insomma, i più stretti familiari di Giusy Pepi, il fratello e la cognata Maria Brancato, fanno quadrato attorno a Davide definendolo un padre premuroso ed esemplare che ha sempre accudito con cura non solo la moglie nei momenti di crisi ma anche i 5 figli. Conferma che arriva da Giuseppe, figlio maggiorenne della coppia, diplomato e già campione regionale di atletica leggera.

«Mia madre aveva in mente l’idea di andare via da casa – dice il ragazzo – mi diceva che quando io sarei diventato maggiorenne lei sarebbe andata via. In verità pensavo che scherzasse». In questi 36 giorni di ricerche Giuseppe ha cercato di contattare la madre tramite messaggi telefonici, «ma non ho mai ricevuto risposta e ciò mi ha fatto star male».

Parole a caldo, sentimenti alterati da uno stato d’animo e psicologico che si presta a varie ipotesi. Saranno ora gli inquirenti a far luce sulla vicenda. Dal punto di vista giuridico Giusy Pepi è libera di scegliere la vita che vuole, ma ci sono di mezzo 4 minorenni. Se è andata via per un colpo di testa si configura il reato di abbandono di minori. Se invece quella sera del 15 ottobre è entrata in una macchina perché costretta a farlo sotto la minaccia, allora entriamo nel campo della coercizione. Le immagini in possesso degli inquirenti sono attendibili al fine di una esatta valutazione? Ora è compito degli investigatori ricostruire tutti i dettagli di una storia che ha fatto temere il peggio e che per fortuna è finita bene.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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