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La perizia che inguaierà Veronica

La perizia che inguaierà Veronica «E’ capace di intendere e di volere»

Ultimo test psichiatrico in carcere. La difesa: «Risonanza al cervello»

Di Mario Barresi |

RAGUSA. Il verdetto sembra chiaro: non è pazza. Tutt’altro. Anche se restano sul tavolo le ipotesi di «disturbo comportamentale» e di «amnesia dissociativa» (importanti, ma non decisivi ai fini del processo) e la difesa gioca la carta: «Una risonanza magnetica per verificare anomalie al cervello». La tappa conclusiva del viaggio dentro la testa di Veronica s’è consumata ieri in una sala del carcere di piazza Lanza, a Catania. Con un test poco più che di routine; la parte più importante era stata già archiviata giovedì. Dovrebbe essere l’ultimo degli “accessi”, i colloqui fra gli esperti e la persona sottoposta a perizia psichiatrica. Ovvero: Veronica Panarello, a processo con rito abbreviato per omicidio premeditato del figlio Loris Stival e occultamento del cadavere. In prima linea i due periti nominati dal Gup di Ragusa, Andrea Reale: Eugenio Aguglia e Roberto Catanesi. Per le parti in causa presenti Giuseppe Sartori (uno dei consulenti della difesa), Giuseppe Catalfo e Maria Costano (per conto del padre e della nonna di Loris) e Silvio Ciappi, nominato dal nonno paterno, Andrea Stival, parte civile ma anche indagato per l’omicidio in un procedimento parallelo. La relazione finale dovrà essere consegnata al giudice entro il 20 aprile. La prossima udienza è fissata per l’11 maggio.

Verso il verdetto

Ma qual è l’orientamento dei periti? Dalle indiscrezioni che filtrano, sembra scontato che non si arriverà alla dichiarazione dell’incapacità d’intendere e di volere che porterebbe alla non imputabilità (se totale) o a un eventuale sconto di pena (se parziale). Insomma: Veronica, autodefinitasi «una star di Hollywood», stavolta non è stata convincente. E trapela l’idea di un certo grado di «lucidità» della donna, che mostrerebbe «tendenze manipolatrici». Eppure ci sono almeno un paio di questioni aperte. Non decisive per sancire il «vizio di mente», anche se importanti per definire il quadro medico-legale. La prima è l’ipotesi di un «disturbo comportamentale», legato a episodi del vissuto (remoto e più recente) della donna di Santa Croce Camerian. L’altra, più delicata sotto il profilo processuale, riguarderebbe una «amnesia dissociativa», ovvero la cancellazione di una parte del ricordo. Con un dubbio di fondo: il vuoto di memoria di Veronica scatta al momento del delitto o in un momento successivo?

La carta della difesa

Dall’entourage della difesa nessuna conferma sulle indiscrezioni. Anzi, l’avvocato Francesco Villardita ha giocato un’altra carta. «Abbiamo chiesto una risonanza magnetica quantitativa sul cervello della Panarello», rivela. Si tratta del Vbm (Voxelbased morphometry), «un test specifico per verificare eventuali alterazioni celebrali morfologiche non dovute a traumi», dettaglia il legale. I periti Aguglia e Catanesi, dopo essersi confrontati col Gup, hanno chiesto ai consulenti di parte di presentare un’istanza motivata. Riservandosi la scelta di autorizzare l’esame.

Verità a confronto

Intanto, a Ragusa, continua l’“altra” indagine. Quella che la Procura, assieme a polizia e carabinieri, sta conducendo a carico del suocero chiamato in correità proprio dalla donna. Andrea Stival ha sempre negato ogni addebito: sia l’infamante accusa di essere l’assassino del nipote, sia lo status di amante della nuora. Le due verità, rispetto agli ultimi due interrogatori, sono inconciliabili. Veronica, sentita l’ultima volta in carcere dal pm Marco Rota lo scorso 19 febbraio, è stata prodiga di particolari. A partire dall’inizio del presunto rapporto: «Ho una relazione extraconiugale con mio suocero sin da quando era maggio 2014. Lui in quel periodo era fidanzato con una ragazza di Ragusa, ma non era Andreina; ragazza che aveva presentato a me e a mio marito in una cena».

E poi ancora: «Da quel momento in poi mio suocero iniziò ad avere attenzioni su di me facendomi complimenti sul mio fisico (gli piaceva il mio seno), chiedendomi di sbrigare io le faccende a casa sua, facendomi regali e cercando contatto col mio corpo. Mi abbracciava quando mi salutava e cercava di baciarmi vicino alle labbra. Tutto questo accadeva quando mio marito non c’era». E già all’epoca, racconta, Loris «era nervoso e si lamentava anche con mio marito della presenza del nonno in casa» e lei ebbe «la sensazione che mio suocero guardasse mio figlio con occhi diversi».

Quindi la svolta: «È ad agosto che mi sono concessa a lui. Le sue attenzioni mi lusingavano. Tutto è cominciato un giorno quando i bambini erano fuori con mia cognata e lui era a pranzo a casa mia: eravamo soli. Da un abbraccio si passò ad un rapporto sessuale. Ci vedevamo a casa mia quando Loris non c’era e mio figlio piccolo dormiva o a casa sua visto che abitava da solo».

Veronica la definisce «una relazione continua», che prosegue «anche quando a settembre mi informò che aveva conosciuto Andreina e che si stavano frequentando. Io ero un po’ gelosa di lei, anche se continuavamo ad avere rapporti seppur di rado».

Tutto ciò fin quando il bimbo li avrebbe scoperti, il 19 novembre 2014, mentre facevano sesso in cucina. Un particolare riguarda il marito Davide Stival, nei giorni precedenti al 29 novembre, data del delitto, e la paura che Loris gli raccontasse ciò che avrebbe visto. «Ho cercato di evitare che padre e figlio potessero rimanere da soli», racconta Veronica ai pm. Sentito dalla polizia a fine febbraio, Davide ha ricordato che il giovedì prima della morte di Loris lui, era tornato da un viaggio col camion e quindi, essendo a casa, si offrì di accompagnare il figlio a scuola.

«Non ti preoccupare, ci penso io», le rispose la moglie.

Ma nonno Andrea non ci sta. E s’è difeso con forza, nell’interrogatorio ricostruito ieri da Quarto Grado. «I miei contatti con Veronica si limitavano al livello familiare, io andavo a casa solo per fare il nonno. Lei mi chiamava e io andavo, magari per portare Loris a scuola o per riprenderlo. A volte c’era anche Andreina, mai mi è parso che Veronica ne fosse infastidita».

E sul picco di contatti telefonici risponde: «Non mi so spiegare come mai dai grafici che mi mostrate risulti che da febbraio ad aprile abbiamo avuto solo contatti sporadici e poi invece da maggio a novembre sono aumentati. A volte Andreina usava il mio telefono per chiamare Veronica». «Non ho mai avuto rapporti sentimentali con Veronica e non ci ho fatto l’amore», giura.

Costretto ad aggiungere particolari intimi per ribattere alle maliziose rivelazioni della nuora: «Non ho gusti sessuali particolari e non mi ritengo un superdotato. Credo di essere nella norma. Come segno distintivo posso riferirvi di avere un neo sul gluteo». Infine, sulla lettera e sugli 80 euro («un segnale per farmi capire che facevo bene a stare zitta», la tesi della nuora) consegnati in carcere ad Agrigento, racconta: «Su invito del padre di Veronica, io e Andreina abbiamo aggiunto alcune righe ad una sua lettera. E, prima che lui entrasse in carcere, gli abbiamo lasciato 80 euro».

In quelle righe «le avevo scritto parole di affetto, perché è la mamma dei miei nipoti». E perché «nonostante tutto verso di lei provo ancora un senso di tenerezza».

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