Notizie Locali


SEZIONI
Catania 16°

Cronaca

La piccola Elena e i 16 minuti fatali, il racconto degli investigatori al processo

Al via il processo per la donna che ha ucciso la figlia di 5 anni a Mascalucia

Di Redazione |

Martina Patti questa volta aveva il viso teso. E qualche lacrima è stata velocemente asciugata con un fazzoletto prima che ieri mattina la Corte d’Assise, presieduta da Sebastiano Mignemi, prendesse posto per dichiarare aperta l’udienza che ha dato il via al dibattimento del processo per l’omicidio della piccola Elena Del Pozzo.

La piccola è stata uccisa il 13 giugno dell’anno scorso a coltellate dalla madre – rea confessa – e poi seppellita mezzanuda all’interno di sacchi neri in un terreno a pochi passi dalla villetta di via Euclide a Mascalucia. La casa dove mamma e figlia vivevano da sole dopo la separazione dei genitori due mesi prima. I cappelli neri e lunghi erano legati in una coda di cavallo. L’abbigliamento – che sembra una divisa – è sempre maglietta bianca e pantaloni. Un outfit simile a quello che indossava quella giornata maledetta dove ha prima inscenato un rapimento e poi dopo una difficile nottata ha vuotato il sacco indicando ai carabinieri il luogo dove aveva nascosto il cadavere della bimba di appena meno di cinque anni.

Hanno sfilato, nell’aula Serafino Famà, i primi testi della pm Assunta Musella. Il primo ad essere stato sentito è stato il carabiniere che ha raccolto la denuncia del rapimento. «A me onestamente non ha convinto la dichiarazione della Patti», ha commentato il teste. Il particolare che ha fatto muovere alcuni sospetti è stato quello del fatto che la piccola fosse nel sedile posteriore. Stesso dettaglio che messo assieme agli altri – come gli orari che non coincidono con i tabulati telefonici e i tempi di percorrenza della Fiat 500 incompatibili con un’azione di un commando armato – ha indotto i militari a capire che Martina Patti stesse mentendo. Ma è solo la mattina dopo, quando Martina compulsata dai genitori, soprattutto dal padre, finamente ammette: «Elena non c’è più».

È stato compito del capitano Salvatore Mancuso, aiutato dalla proiezione di immagini, mappe e frame video delle telecamere, a ricostruire i movimenti di Martina Patti dalle 8 alle 16. Ci sono dei momenti al mattino in cui ci sono dei vuoti temporali in cui secondo i carabinieri l’imputata avrebbe lasciato prima gli attrezzi e poi fingendo di fare jogging avrebbe preparato la buca dove sotterrare la figlia.

Martina Patti prende la piccola all’asilo, dopo la porta a casa. Alle 13,30 le telecamere inquadreranno per l’ultima volta Elena appisolata. Poi riescono da casa più tardi. «Elena è stata uccisa tra le 14.46 e 15.02». È questo il lasso di tempo secondo i carabinieri in cui sarebbe avvenuto l’efferato delitto. Un’ipotesi investigativa che si muove dall’analisi delle immagini dell’occhio elettronico che registrano la Fiat 500 fermarsi nell’angolo tra via Euclide e via Teocrito, dove c’è un accesso senza rete per il terreno che diventato la tomba di Elena.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

Di più su questi argomenti:

Articoli correlati