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“Carthago 2”, le condanne del processo ordinario NOMI E PENE

La sentenza del Tribunale etneo è arrivata oggi pomeriggio. 

Di Laura Distefano |

A distanza di cinque anni dal blitz Carthago 2 arrivano le condanne degli imputati che hanno affrontato il processo ordinario. Un lungo dibattimento dove sono state sviscerate le varie fasi dell’indagine che ha documentato affari di droga e vari episodi di estorsioni che servivano ad arricchire le casse del clan Santapaola-Ercolano. Il centro nevralgico della cosca era la casa di Rosario Lombardo (condannato in abbreviato) che nonostante i domiciliari ospitava, diversi anni fa, i sommit per la gestione delle piazze di spaccio e per la riscossione del pizzo. Le microspie dei carabinieri sono riusciti a captare i dialoghi che poi hanno permesso di delineare i vari ruoli criminali all’interno di Cosa nostra. Per comunicare i boss utilizzavano utenze citofono e nomi in codice allo scopo di depistare eventuali inchieste. Sistema che però si è rivelato inutile. Da questo blitz c’è stata una defezione importante: Salvatore Bonanno, esattore del pizzo, con le sue rivelazioni ha blindato il mosaico accusatorie

Tra i condannati di oggi ci sono nomi di peso della mafia catanese, come Giovanni Nizza, uno dei fratelli della famiglia di narcotrafficanti, Arnaldo Santoro, con parentele eccellenti all’interno dei Santapaola.

Il collegio composto dalla presidente Grazia Anna Caserta e i giudici Alessandro Ricciardolo e Cristina Giovanna Cilla, hanno condannato Sebastiano Grasso a 12 anni, 6 mesi e 9 mila euro di multa, Francesco Petralia a 15 anni e 15 mila euro di multa, Arnaldo Santoro a 13 anni, Filippo Marletta a 9 anni di reclusione, Giovanni Nizza a 7 anni (in continuazione), Mirko Pompeo Casesa a 3 anni di reclusione, Carmelo Scalia a 1 anno e 1.500 euro di multa. Inoltre applica a Giovanni Grasso la pena accessoria dell’incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione per 3 anni. La Corte ha dichiarato non doversi procedere per Agata Mazzaglia in quanto il reato è estinto per  intervenuta prescrizione. Pronto a presentare appello per «dimostrare l’innocenza del suo assistito» l’avvocato Tommaso Manduca, che assieme a Pippo Rapisarda, difende Sebastiano Grasso. Valuteranno l’impugnazione dopo aver letto le motivazioni, attese tra 90 giorni, gli avvocati Francesco Antille e Salvo Centorbi che assistono Santoro.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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