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IL DELITTO DI SAN GIOVANN LA PUNTA

Giovanni il ”bravo ragazzo” e l’“hikikomori”: caccia al movente dell’omicidio della sorella Lucrezia

I carabinieri stanno cercando di ricostruire l'omicidio della donna di 37 anni uccisa in casa dal fratello 22enne a San Giovanni la Punta e poi gettata in campagna

Di Simone Russo |

L’Identikit dell'Hikikomori from Hub Editoriale on Vimeo.

È una tragedia della follia quella che si è sviluppata all'interno dell'ambiente familiare a San Giovanni La Punta, paese dell'hinterland catanese. Giovanni Francesco Di Prima, 22enne in cerca di occupazione, ha ucciso la sorella Lucrezia di 37 anni. Il movente è ancora da capire, ma alla base di questa tragedia sembrerebbe esserci un rifiuto verso la società che ci circonda.

Giovanni era il classico “bravo ragazzo”. Diplomato all'istituto industriale del paese, cittadino “del mondo” grazie ad una esperienza Erasmus in Francia, appassionato della cultura giapponese e amante della palestra. Da alcuni mesi, però, il 22enne si era chiuso in se stesso. Era diventato introverso e non usciva più da casa. Si era allontanato anche dagli amici. La sua passione per la cultura giapponese lo aveva portato alla scoperta dei cosiddetti “hikikomori”, parola che  letteralmente significa “stare in disparte”, e che viene utilizzata in gergo per riferirsi a chi decide di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi (da alcuni mesi fino a diversi anni), rinchiudendosi nella propria abitazione, senza aver nessun tipo di contatto diretto con il mondo esterno, talvolta nemmeno con i propri genitori.

All’opposto, caratterialmente, la sorella che viene definita solare ed estroversa. Lucrezia era una ragazza che viveva il paese. Conosciuta e voluta bene da tutti, fidanzata con un ragazzo puntese da tanti anni, frequentava il mondo della Chiesa ed era una volontaria della Protezione Civile. Sempre pronta ad aiutare gli altri. Una ragazza, definita dagli amici, molto buona, sincera.

Questa sua semplicità, però, sembrerebbe, non fosse molto gradita dal fratello Giovanni che pare avesse problòemi a relazionarsi con la sorella e che prima di confessare il delitto ha assunto anche comportamenti incoerenti che l'hanno portato persino a partecipare attivamente alle ricerche della sorella quando era ancora una persona scomparsa. E anche quando è stato fermato, prima si era rifiutato di rispondere alle domande degli investigatori, alla fine, alla presenza del suo avvocato ha confessato l’omicidio e fatto trovare il corpo della sorella.

La sua versione iniziale dei fatti, fin dal primo momento, è sembrata molto traballante. Venerdi pomeriggio, il fidanzato di Lucrezia aveva provato più volte a chiamare la sua ragazza senza riuscire a mettersi in contatto con lei. Così, insieme a Giovanni, avevano notato che la 37enne aveva dimenticato il cellulare, il portafoglio e i documenti nella sua stanza.

Dopo diverse ore di assenza, però, il fratello (che già l'aveva uccisa) e il fidanzato si sono recati nella caserma dei carabinieri per denunciare la scomparsa. Nel frattempo sui social è iniziato il “passaparola” per cercare di ritrovare Lucrezia. L'appello “lanciato” da una amica e condivisa anche dal primo cittadino.

In questa sua presunta fuga da casa, però, risultava molto strano, che si fosse allontana a piedi. Vicino ai suoi oggetti personali, infatti, c'erano anche le chiavi della macchina. L'auto era regolarmente posteggiata in garage. L'assassino, nel frattempo, ha avvisato anche i genitori della scomparsa della sorella, loro si trovavano in ferie in una struttura fuori Catania. Appena hanno saputo della presunta scomparsa, sono tempestivamente rientrati a casa. 

Avvisato della scomparsa anche il fratello maggiore che fa parte della polizia. Ieri pomeriggio, dopo diverse ore di interrogatorio, il 22enne come è noto ha confessato di averla uccisa lui. Senza realmente spiegare il motivo. Probabilmente un raptus dettato da un litigio. Lui stesso ha rivelato dove aveva gettato il corpo della sorella. Esattamente in un campo abbandonato a Tarderia, tra Pedara e Nicolosi.

Ieri carabinieri del Reparto investigazione scientifica hanno effettuato i rilievi all'interno della villetta dove i due fratelli vivevano, in alloggi separati, con i genitori. I militari volevano capire se il 22enne, di cui è stato disposto il fermo, ha ucciso la sorella in casa o direttamente dove è stato ritrovato il suo corpo.  Le analisi hanno stabilito che l'omicidio è stato commesso in casa: qui avrebbe colpito la sorella con un fendente alla gola e poi avrebbe avvolto il corpo con sacchi di plastica neri portandolo con la sua auto nelle campagne di Nicolosi, dove lo ha fatto trovare dopo avere confessato il delitto ai carabinieri. Non è stata ancora trovata l’arma del delitto.

San Giovanni La Punta stamattina era ancora «incredula e sgomenta». La villetta dove abita la famiglia Di Prima, il padre dei due fratelli è un dipendente del Comune in pensione da pochi mesi, è meta di parenti e amici. Qualcuno ha portato anche un mazzo di fiori bianchi poggiandoli sul cancello d’ingresso. Poche parole da parte di chi entra, tutti concordano, «una tragedia inattesa e inspiegabile da inquadrare forse nell’ambito della sfera personale dei due fratelli e sicuramente tra le pieghe della psiche.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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