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Riscossione Sicilia "congela" a Catania

Riscossione Sicilia “congela” a Catania conti e automezzi. Buco da 19,5 mln

Il Comune prende tempo e impugna le cartelle

Di Mario Barresi |

Catania. «Gentile contribuente…». Una cartella esattoriale. Identica a centinaia di migliaia di altre in Sicilia. C’è pure la frase da formulario: «Per effettuare il pagamento Lei potrà recarsi presso uno dei nostri sportelli siti nella provincia di Catania dalle ore 8.20 alle ore 13.00 e dalle ore 14.45 alle ore 15.45, nelle giornate di lunedì, martedì, mercoledì e giovedì e dalle ore 8.20 alle ore 1.30 nella giornata di venerdì». Ma il «gentile contribuente» (debitore) in questione è il Comune di Catania. E il suo legale rappresentante, il sindaco Enzo Bianco, per «effettuare il pagamento integrale di quanto richiesto entro trenta giorni dalla data di ricezione della presente comunicazione», dovrebbe presentarsi allo sportello di via Luigi Rizzo 39 con un assegno di 19.438.636,30 euro. Vi lasciamo immaginare la scena. Colpirne uno per educarne cento. Anzi: 133. Quanti sono i Comuni siciliani inseriti nella lista nera di Riscossione Sicilia, che ha avviato l’iter di pignoramento per un totale di 42,8 milioni. E adesso si passa dagli annunci agli atti. Con una dichiarazione di guerra firmata dall’amministratore unico, Antonio Fiumefreddo. E indirizzata al debitore più indebitato: Catania. Venerdì mattina, infatti, a Palazzo degli Elefanti, sono stati notificati due “papelli”.

I conti correnti pignorati. Il primo è un atto di pignoramento di crediti verso terzi. Con il quale si bloccano tutti i conti correnti del Comune per garantire un credito complessivo di 18.692.127,53 euro, «oltre spese di procedura e interessi di mora». Con la notifica a Bankitalia, effettuata sempre venerdì mattina, Riscossione Sicilia non prosciuga subito i conti correnti del Comune. Ma di fatto li congela, tranne per la parte ritenuta impignorabile («stipendio, salario, altre indennità derivanti da rapporto di lavoro»). Fra i 27 conti postali, tutti quelli nei quali i cittadini versano tributi e imposte (Tarsu, Imu, Tari), oltre che contravvenzioni, diritti di segreteria, tasse scolastiche e persino i proventi dei servizi cimiteriali. “Ganasce” esattoriali anche al conto di Unicredit (sul quale c’è un contenzioso Comune-Riscossione Sicilia con prossima udienza il 14 luglio davanti alla sezione Esecuzioni del Tribunale), ma soprattutto sul conto-tesoreria di Banca d’Italia, dove confluiscono tutti i trasferimenti di Stato e Regione. Il fermo sugli automezzi. Il numero nero è 19,4 milioni. La cifra ricorre nel secondo atto notificato a Piazza Duomo: il preavviso di fermo per 137 automezzi comunali. Dall’auto blu del sindaco Bianco (comunque non pignorabile perché mezzo blindato indispensabile per la sua sicurezza) alle auto della polizia municipale, passando per scuolabus, scooter, autobotti, mezzi speciali. Il Comune ha 60 giorni di tempo per saldare o per presentare ricorso, dopo di che scatta il fermo amministrativo al Pra (Pubblico registro automobilistico). Cosicché tutti i mezzi intestati a Palazzo degli Elefanti, in attesa di un successivo iter di messa all’asta, non potranno più circolare. Come se fossero la Fiat “Duna” di un contribuente qualunque.

La natura del debito. Un vero e proprio terremoto finanziario. Che rischia di provocare il default del Comune. Nelle 306 cartelle esattoriali allegate ai due atti c’è davvero di tutto. La storia amministrativa degli ultimi vent’anni, raccontata attraverso il mancato pagamento di Iva, imposte immobiliari, contributi previdenziali, ma anche multe stradale e bolli delle auto blu, fino a una vecchia iscrizione all’Anci e al canone Rai. La cartella highlander risale al 1980: imposta sul valore aggiunto e interessi Iva per 251.227,05 euro. Cifra che – fra interessi di mora, aggio, spese di notifiche, varie ed eventuali – è lievitata a 422.007,24 euro. Ma il ruolo da record è da 6,6 milioni, notificato per l’ultima volta il 26 gennaio scorso. Non è dato sapere a cosa si riferisca. L’aggio che Riscossione Sicilia incasserebbe sulle 306 cartelle è pari a 1.286.385,40 euro. Una prima fetta dei 5 milioni (per ora virtuali) che rientrerebbero nelle casse – piuttosto in asfissia, come anche la Corte dei conti ha sottolineato di recente – della società partecipata della Regione, se oltre 500 enti pubblici siciliani saldassero il proprio debito.

Fiumefreddo: bastone e carota. L’amministratore di Riscossione Sicilia per mettere le mani sul caso Catania ha pure commissariato la sede di Catania: da giovedì scorso al posto del direttore Antonella Anello c’è il direttore generale regionale Gaetano Romano. Ma da Fiumefreddo arriva qualche segnale di disponibilità: «Di certo non fermeremo gli scuolabus e i mezzi di prima necessità, ma bloccheremo di sicuro le auto di servizio, i fondi depositati in banca, e quant’altro sia possibile, come appunto facciamo con tutti i cittadini». Precisando che «non è più tollerabile che un Comune negli anni, senza distinzione alcuna per il colore politico di chi l’ha governata, abbia omesso di pagare le tasse e persino le contravvenzioni alle proprie auto». Inoltre, «se il Comune non paga e diventa il primo evasore della città, non si dà forse al cittadino la sensazione che pagare sia da fessi?». E dunque il pignoramento è «un atto di giustizia». Ma, dopo le bastonate, ecco la carota: «Aiuteremo il sindaco Bianco, così come tutti i sindaci in difficoltà, favorendo il più comodo piano di rientro», dice infatti Fiumefreddo. Anche perché, ammette, «c’è stato a Catania un malcostume che ha trovato nella difficoltà finanziaria un pretesto e oggi crea problemi seri a chi governa, che perciò va aiutato nelle soluzioni».

Il Comune prende tempo. L’assessore comunale al Bilancio, Giuseppe Girlando, prende tempo: «Tutte le cartelle sono state impugnate. In gran parte anche per loro prescrizione. Abbiamo chiesto all’avvocatura comunale una relazione sullo stato dei giudizi». Ma sembra cogliere l’apertura di Fiumefreddo: «L’avvocato capo è stato invitato a valutare l’opportunità di concordare con Riscossione la definizione dei ruoli effettivamente dovuti». Eppure Girlando ricorda: «Nel contempo è stata chiesta all’avvocatura una relazione sulle inadempienze di Riscossione Sicilia in ordine al mancato incasso dei 300 milioni di ruoli consegnati e la quantificazione del danno causato al Comune per cartelle annullate per errori di notifica di Riscossione». Insomma: la partita è tutt’altro che chiusa.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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