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Riscossione Sicilia, le carte passano dalla Corte dei Conti alla Procura di Palermo: c’è un ammanco di 110 milioni

L'annuncio del procuratore generale Zingale nel corso della requisitoria sul rendiconto della Regione 2019: «Irregolarità e distrazione nella gestione di somme riscosse»

Di Redazione |

Le carte sulla gestione di Riscossione Sicilia passano dalla Corte dei Conti alla Procura della Repubblica. E’ stato il procuratore generale della Corte dei Conti, Pino Zingale, che durante la sua requisitoria sul rendiconto della Regione per il 2019, ha preannunciato una denuncia alla Procura penale «per irregolarità e distrazione nella gestione di somme riscosse da Riscossione Sicilia».

Una iniziativa che è stata accolta con soddisfazione dall’Anzi Sicilia. «Ad ulteriore e autorevolissima conferma della gravità della situazione finanziaria dei Comuni siciliani a causa della legislazione nazionale e regionale e di una catastrofica gestione di Riscossione Sicilia, che produce effetti devastanti sui bilanci di tutti i Comuni siciliani» ha infatti detto Leoluca Orlando, presidente di Anci Sicilia. Nel rendiconto è stato evidenziato il collegamento tra stato di stagnazione economica della Sicilia, che si è aggravato e le gravissime criticità finanziarie dei Comuni siciliani (un terzo della popolazione siciliana vive in Comuni in dissesto di predissesto) e la grave criticità del sistema di riscossione in Sicilia che produce effetti determinanti sul numero di Comuni in dissesto in continuo aumento, dice Anci Sicilia.

IL DETTAGLIO. Sono "numerose le criticità" emerse, anche nella gestione delle entrate da parte di Riscossione Sicilia, evidenziate nella requisitoria del pubblico ministero presidente Pino Zingale, illustrata nel corso dell’udienza di parifica per il rendiconto 2019 della Regione siciliana, tanto che il magistrato contabile ha segnalato la questione alla Procura della Repubblica per verificare se non esistano profili penali oltre che contabili sul mancato versamento di 110 milioni di euro.

Il procuratore generale della Corte dei conti, Pino Zingale, segnala in particolare, "la produzione nel periodo 2010-2018 (ultimo esercizio per il quale si ha disponibilità di bilancio approvato) di significative perdite e, negli esercizi dell’intervallo considerato, nei quali si sono prodotti utili (esercizi 2016 e 2017), questi non sono da considerare rappresentativi della capacità economica della società, in quanto, nel periodo 2015/2018, l’incremento dei ricavi registrato, anzitutto nel 2017, non appare avvenuto per miglioramento della capacità reddituale, ma per sopravvenienza normativa determinante componenti positive di natura non ricorrente".

E' stata, inoltre, rilevata "l'assenza di un’azione programmata, decisa e univoca da parte della Regione su Riscossione spa". Così, è obiettivamente constatabile che, "non ha giovato all’andamento generale della partecipata l’indecisione in ordine al mantenimento o alla liquidazione della stessa, pervenuta ad un certo momento a decisione favorevole, per successivamente essere posticipata". Esponenziale dello scarso interesse del socio pubblico nei confronti della partecipata "è la mancata approvazione nei termini di legge dei progetti di bilancio di esercizio, senza alcuna valida giustificazione". Significativa, poi, è "la circostanza che la società ha omesso riversamenti di spettanza regionale per un importo pari a 68.573.105,83 euro e ritardato, anche, quelli a favore dell’erario. E’ stato rilevato che ben 110 milioni di euro, provento delle riscossioni effettuate sulla base della prima rottamazione, riversati dalla società sul proprio c/c 12 presso Monte Paschi di Siena, sono stati totalmente incamerati dalla detta banca per soddisfare le proprie ragioni di credito di oltre 230 milioni, con conseguente incremento del debito della società verso l’Erario".

L'Amministrazione regionale "ha informato che da stralcio del Verbale dell’Assemblea dei Soci della Società Riscossione Sicilia spa tenutasi in data 26/04/2021 si evince che la questione verrà trattata nel prossimo Consiglio di Amministrazione". "A tal riguardo – scrive Zingale -, poichè dall’intera vicenda sembrerebbero emergere elementi di rilievo penale in ordine alla appropriazione di somme di spettanza dell’erario, anche in considerazione degli obblighi cui è tenuto l’agente della riscossione e della indiscutibile natura pubblica delle somme de quibus, la cui intangibilità è tutelata e garantita da numeroso disposizioni pubblicistiche, questa Procura Generale provvederà, in esito al presente giudizio, ad informare dei fatti la Procura della Repubblica e la Procura Regionale della Corte dei conti competenti per territorio, per gli accertamenti e le valutazioni di loro competenza".COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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