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Tassa sui rifiuti, cambiano le regole e all’orizzonte ci sono nuovi rincari

Di Giuseppe Bianca |

Palermo. Un’altra pesante tegola rischia di abbattersi a breve sui comuni della Sicilia alle prese con la regolamentazione del sistema tariffario dei rifiuti nell’Isola.

Il rischio concreto che si profila all’orizzonte, neanche tanto lontano, è quello che i cittadini andranno a pagare di più, in maniera anche rilevante una tassa, quella sui rifiuti, già apprezzata (si fa per dire) per una notevole percentuale di evasione che supera in media il 30%. Perplessità manifestata dalle 200 firme di sindaci finite nel documento che ha concluso il seminario di Anci a Palermo e dalle 125 a Catania. L’Arera (Autorità di regolazione per energia reti e ambiente) ha predisposto infatti una ulteriore casella che rischia di complicare il già poco semplificato sistema che sta alla base del calcolo della tariffa e anche della tassa comunale da cui discendono molte delle risorse per gli enti locali siciliani.

Qual è il problema?

L’Autorità a fine ottobre ha stabilito con una nuova delibera come si costruisce il nuovo schema che in dettaglio dedica ampia parte al Piano economico- finanziario. Rispetto al passato l’approccio cambia in maniera significativa e vengono tracciati nuovi criteri per ciò che deve entrare in tariffa e ciò che deve rimanere fuori. A fronte di un aumento degli obblighi in termini di trasparenza gli effetti più complessi non mancano. Sulla base delle nuove regole oltre a concepire il Piano economico finanziario che fa la comparazione di costi e ricavi per arrivare a determinare le voci da mettere in tariffa, cambia, e non pare cosa da poco, la tempistica. Prima i comuni avevano una data per fissare la tariffa e poi una per predisporre i Bilanci sulla base di un’idea, anche generale delle risorse da incassare. Adesso si andrebbe a invertire la tempistica, che al netto di ogni cambio di metodologia, non aiuta gli enti locali. Più in generale trapiantare regole ritagliate per un sistema a trazione privati al nord, diverrebbe complesso e ingolfante in Sicilia dove ancora si deve perfezionare identità e meccanismo del nuovo sistema di gestione.

Altro fatto di cui si deve tenere conto l’aspetto aziendalistico con tanto di allegato dotato di algoritmo nella tabella fornita dall’Arera per il quale le società private risultano evidentemente più attrezzate rispetto a sindaci e uffici comunali.

Qualche tempo fa Alberto Pierobon (nella foto), che sta facendo fronte comune con le altre Regioni ad Autonomia speciale sull’argomento, in uno dei contributi per riviste di settore ha scritto: «L’impostazione del metodo tariffario non manca di suscitare perplessità, quantomeno operative stante la difficoltà di applicazione sin dal 2020, poiché sono da acquisire, valutare e approvare i piani economico finanziari e inoltre, i comuni che applicano il metodo devono determinare i costi efficienti 2018-2019. Da qui la riflessione: ma tali costi non subiscono il problema dell’emergenza e quindi si portano dietro le storture del passato»?

Inoltre l’Arera, nata con la Finanziarla nazionale 2017, viene ancora percepita come una novità ancora dal sistema che sovrappone le varie articolazioni del sistema rifiuti in Sicilia e fino a questo momento si è occupata della ridefinizione degli assetti in materia analoga di Energia e Idrico. Dai comuni agli altri interlocutori istituzionali, il confronto con un nuovo soggetto sembra tracciare al momento un solco da attraversare in fretta. Spiega Mario Alvano, segretario generale di Anci Sicilia: «Siamo abituati a confrontarci con leggi, normative e circolari, i parametri seguiti dall’Autorità indipendente per noi sono percepiti di fatto come una rivoluzione che segue non solo gli enti, ma anche le aziende».

E se ogni rivoluzione ha bisogno dei suoi tempi per produrre degli effetti, il rischio in questo caso è quello di dover capire in fretta chi e come debba fare cosa: «C’è un gap da colmare – spiega Alvano – molti enti locali in Sicilia avranno a redigere il nuovo Piano economico finanziario». Occorrerà dunque un tempo di transizione per garantire un’applicabilità piena delle nuove regole, nella speranza che non sia un algoritmo a seppellire i comuni già indebitati.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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