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Fondi Ue, la Regione deve restituire 1 mld:

Fondi Ue, la Regione deve restituire 1 mld: la Sicilia è ultima per utilizzo delle risorse

Non solo i 300 mln di “cattive spese” contestate da Bruxelles

Di Michele Guccione |

PALERMO – Non solo i 300 milioni di “cattive spese” contestate da Bruxelles e che la Regione intende difendere con un ricorso. Adesso è quasi certo che la Sicilia dovrà restituire all’Ue una cifra pari a circa 1 miliardo di euro, cioè quasi 500 milioni del Fesr e circa 500 milioni del Fse. L’Isola risulta così la peggiore regione italiana per utilizzo delle risorse europee del settennio 2007-2013, soprattutto fra quelle meridionali del cosiddetto Obiettivo convergenza. È quanto emerge dal bollettino di dicembre scorso del ministero dell’Economia, nonché dal portale Opencoesione. Il programma è scaduto e l’Unione rimborserà solo le spese certificate al 31 dicembre scorso.

La Regione ha ancora tempo fino a marzo del 2017 per recuperare il più possibile: potrebbe utilizzare escamotage (se autorizzati) come i “progetti retrospettivi”, cioè imputare ai fondi Ue opere già realizzate con finanziamenti statali. Ma anche questo non potrà bastare a recuperare un enorme gap e resterà da disimpegnare, appunto, quasi un miliardo di euro. A meno di un miracolo.

Ecco i numeri desunti dal monitoraggio del ministero. Per quanto riguarda il Fesr (fondo infrastrutture), la Sicilia ha effettuato pagamenti pari al 68,34%, contro il 73,19% della Calabria, il 78,37% della Campania, l’89,24% della Puglia, il 78,74% della Basilicata. Tradotto in soldi, al 30 novembre scorso, su un budget impegnato di 4,35 miliardi di euro, la Regione ha certificato una spesa pari a 2,73 miliardi. All’11 gennaio scorso l’insieme di coloro (enti e imprese) che hanno realizzato investimenti autorizzati con la promessa di risorse comunitarie, ha caricato sul sistema dei pagamenti 4,66 miliardi, mentre la Regione ha registrato 3,77 miliardi e ha validato, con timbro del dirigente generale, 3,31 miliardi, pari al 76% dei pagamenti. Restano da registrare 1,2 miliardi entro marzo 2017. Ma la Regione, fatte le dovute verifiche, potrà tentare di recuperare solo 773 milioni proponendo di computare 119 progetti “retrospettivi”, di cui 109 già realizzati per l’edilizia scolastica. In bilico quasi 500 milioni.

Come ha rilevato l’ultimo Comitato di sorveglianza, per non perdere le risorse residue la Regione nel 2015 avrebbe dovuto spendere 100 milioni al mese, cioè 3,3 milioni al giorno, quando invece da gennaio a giugno la spesa media è stata di appena 10 milioni mensili. Dal portale Opencoesione risulta che per il Fesr al 31 ottobre scorso la spesa certificata era del 58,6%, di cui i pagamenti fermi al 68,34%.

Situazione non molto diversa per il Fondo sociale europeo (istruzione-formazione- lavoro), che, sempre secondo l’ultimo monitoraggio del ministero dell’Economia a dicembre, vede la Sicilia fermarsi all’80,16% contro il 91,29% della Campania, il 99,31% della Calabria, l’87,10% della Basilicata e l’87,79% della Puglia. Sul portale Opencoesione risulta che al 31 ottobre scorso, su un budget impegnato di 1,6 miliardi di euro, la spesa certificata era al 74,1%, di cui pagamenti per l’80,16%, pari a 1,11 miliardi. Ci sono dunque in bilico circa 500 milioni. Questi monitoraggi, come evidenziano anche le fonti, portano a temere che per la prossima programmazione 2014- 2020, che la Regione sta affrontando allo stesso modo, cambiando poco o nulla, vi sia il rischio di ripetere gli stessi errori.

Il primo, fondamentale, è quello del preponderante peso della politica nella scelta degli obiettivi, ben superiore alla considerazione dei suggerimenti emersi dalla concertazione avviata on line con le forze rappresentative dei territori; ciò quando, invece, in un sistema moderno ed efficiente la programmazione dovrebbe essere affidata a soggetti terzi e imparziali. Tutto questo continua a tradursi nel sistema dei bandi per accedere a ciascuna misura, altro metodo di selezione che non si è rivelato incisivo e che, inoltre, comporta enormi ritardi a causa di ricorsi e contenziosi. 

Infine, se si considera che la nuova programmazione 2014-2020, così come l’assistenza tecnica e il controllo, in Sicilia continuano ad essere affidati a chi (strutture, sistemi, soggetti) ha prodotto i risultati del 2007-2013, c’è da chiedersi se non sia il caso di reclutare figure di affiancamento, fuori dalle appartenenze politiche, anche cercandole presso quelle Regioni che hanno fatto meglio di noi.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA