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L'EDITORIALE

Elly Schlein e il cambiamento alla prova dei fatti

Il Pd, e diremmo l'Italia, ha bisogno di una definizione chiara del campo in cui si muove. E già alle Amministrative deve capire e far capire cosa vuole essere, se locomotiva o carrozza, se un vino corposo da pasto o un frizzantino da dessert

Di Antonello Piraneo |

Prima ancora che i tempi della politica sarà il vissuto quotidiano di tutti noi a dirci se il fatto che alla guida dei due più grandi partiti del Paese ci siano oggi due donne – una delle quali questo Paese prova pure a governarlo – è frutto dell’imponderabile, di una congiunzione astrale, di una banale coincidenza o se invece è cartina di tornasole di un profondo e auspicabile cambiamento della società, di pari opportunità vere al di là di una orgogliosa leadership. Dubitarne non è eccessivo, non rimanda a Tommaso Moro semmai alle esperienze passate: decenni fa abbiamo avuto Nilde Iotti e Tina Anselmi e non ci pare che gli steccati siano stati spazzati dalla rivoluzione di genere. Vedremo adesso.

Seguendo le cose della politica comprenderemo, e questo sarà esercizio più semplice e immediato, che tipo di rivoluzione interna al Pd avrà saputo imprimere Elly Schlein, segretaria di un partito che divora i suoi leader – cinque in sei anni – un po’ come il dio Crono che ingoiava i suoi figli, lo stesso partito che impallinò Romano Prodi sulla soglia del Quirinale, massima esplicitazione della doppia identità – quindi obliqua e ondivaga per definizione – di un Pd nato come il risultato di una fusione a freddo tra ex comunisti ed ex democristiani e non di un processo davvero rigenerativo degli uni e degli altri.

Se ci sarà davvero un effetto Schlein, lo si misurerà proprio su questo terreno, finalmente sulla nettezza delle scelte, sul tramonto dell’ibridazione, procedimento che può giustificarsi solamente nella fase di avvio di un nuovo soggetto politico ma che non può mai esserne anche la sua cifra definitiva, essendo al più utile per il governismo – da Conte a Draghi – ma non per governare.

Il Pd, e diremmo l’Italia, ha bisogno di una definizione chiara del campo in cui si muove. Morettianamente, dica qualcosa di sinistra, se ha da dirla. È vero: toccando i nervi scoperti di un Paese, dai temi economici a quelli sociali (per intenderci: da una qualche forma di patrimoniale all’immigrazione), non si può certo piacere a tutti. Soprattutto serve sapere a chi vuol piacere il partito di Schlein, ricordando che oggi il Pd è votato più dai ceti medio-alti, dalla borghesia – sempre che esista ancora una borghesia – che dai lavoratori, dagli operai – sempre che esista ancora una classe operaia – e che la destra stravince nelle periferie. Soltanto una questione di patronati che lucrano sulle povertà o di linguaggi usati per convincere i cittadini? Rispondersi con sincerità sarebbe un buon inizio.

Anche perché non è vero che oggi non esistono i partiti identitari, che è tutto melassa indistinta. Scorriamo il dito sulla cartina geografica, anche soltanto di quella d’Europa, per rendercene conto.Schlein non viene dal nulla e la sua non è soltanto la vittoria del “partito liquido” che si ritrova nei gazebo più che nelle sezioni, perché è anche il successo di un pezzo di nomenklatura, da Franceschini a Zingaretti, e quindi la nuova leader si muoverà tra sardine movimentiste e tonni del consenso. In queste acque presumibilmente agitate dovrà dimostrare di essere figura e non figurina.

Il segretario del Pd dalla sua ha la tempra, perché è donna e quindi determinata, e anche il tempo: perché è giovane e quindi entusiasta, ma anche perché questa maggioranza di destracentro dà l’impressione di potere reggere per una intera legislatura. Il Pd può così lavorare per darsi finalmente una identità propria, altra rispetto a quella dei suoi “soci fondatori”. Potrà farlo senza l’urgenza di elezioni Politiche e con la prospettiva delle Europee del 2024 in cui si vota con il proporzionale puro e ciascuno va per conto proprio: l’alleanza lì è con gli elettori.

Ma già alle Amministrative di maggio deve capire e far capire cosa vuole essere, se locomotiva o carrozza, se un vino corposo da pasto o un frizzantino da dessert. Il campo delle alleanze e dei candidati coinciderà con la scelta del vitigno. E con il nome di chi brinderà.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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