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Ato, impiegati senza stipendi da sette mesi

Di Giulia Martorana |

Senza stipendio ormai da 7 mesi gli impiegati dell’area tecnica e amministrativa dell’Ato sono allo sconforto. Una situazione di disagio che rientra nelle operazioni di transito dall’Ato EnnaEuno alla Srr. Ieri si sono riuniti in assemblea per ribadire che la situazione delle loro famiglie è ormai al collasso e che ad oggi non emergono prospettive e certezze. Questo mentre diversi lavoratori sono al limite della sopravvivenza, con il rischio di perdere i sacrifici di anni di lavoro per l’impossibilità di pagare il mutuo casa e in molti casi, costretti a ricorrere a prestiti per evitare l’iscrizione “nelle liste dei cattivi pagatori” da parte delle banche.

Una situazione che rischia di non essere “gestibile” con conseguenze negative che si ripercuoterebbero sul servizio ma anche su tutta la struttura societaria. Il dato di fatto ad oggi, è che si continuano a registrare ritardi nel versamento delle quote come anche dei soli costi generali del servizio da parte dei Comuni.

C’è l’esempio di Nicosia Regalbuto, Centuripe, che pur gestendo in proprio il servizio devono versare comunque le quote all’Ato. Altri Comuni continuino con gestioni anomale, affidando il servizio a terzi o con pagamenti diretti dall’Ente al personale di cantiere; altri invece, come il caso di Agira, reiterano ordinanze “Ex articolo 191”.

Al termine dell’assemblea i lavoratori hanno deciso di invitare il commissario Sonia Alfano a ricorrere ai poteri sostitutivi che le sono riconosciuti dalle ordinanze della Regione, mettendo in atto le iniziative necessarie per potere pagare nel più breve termine possibile gli arretrati e gli oneri che ne conseguono, i Tfa, le cessioni del quinto dello stipendio che molti lavoratori hanno a carico, e di attivarsi tramite gli enti competenti alla risoluzione della controversia.

I lavoratori hanno deciso che, qualora nell’immediato non si avranno riscontri alla richiesta, verranno attivate azioni legali individuali quali i decreti ingiuntivi, pur essendo consapevoli delle conseguenze in termini di pignoramenti, perché ormai la situazione è di tensione e disperazione, tanto da valutare anche il ricorso all’istanza di fallimento della società.

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