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Carceri: manifestazione e corteo di famiglie detenuti a Napoli

Appello a istituzioni: "dateci strutture più a misura d'uomo":

Di Redazione |

ROMA, 07 GIU – Chiedono carceri più umane, in grado “di produrre cittadini votati alla legalità e non alla criminalità”, i parenti dei carcerati che hanno organizzato una manifestazione con corteo, stamattina, davanti all’ ingresso principale del carcere napoletano di Poggioreale, il più affollato d’Europa. In piazza sono scesi i parenti dei detenuti, giunti anche da altre regioni d’Italia, che hanno “circumnavigato” le mura della struttura penitenziaria, e fatto tappa davanti a uno dei varchi del tribunale di Napoli, quello che si affaccia su piazza Cenni. Presenti insieme con i familiari dei carcerati, il garante dei detenuti della Campania, Samuele Ciambriello, e il garante detenuti di Napoli Pietro Ioia. “Queste famiglie – dice il garante dei detenuti della Campania, Samuele Ciambriello – non vogliono altro che attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sul tema delle carceri: domenica c’è un referendum importante sulla Giustizia. Il tema del carcere è un tema centrale. Molte persone entrano in cella da innocenti, parecchie da persone sane per poi uscire ammalate. Uno dei temi che solleviamo oggi è quello della sanità. Tante aggressioni ai danni degli agenti vedono protagoniste persone con problemi psichici. A Poggioreale c’è un sert per i tossicodipendenti ma le condizioni sono disumane: anche 8-10 persone in una stanza; nella sezione dei cosiddetti ‘sex offender’ c’è una stanza, la 55bis, che ospita 12 detenuti: c’è solo una finestra”. Per Pietro Ioia, le carceri, sono diventate “scuole di criminalità: una mamma non chiede altro che un figlio possa uscire cambiato da questa triste esperienza, una persona votata alla legalità ma da questi posti ormai si esce più criminali di prima”. Più volte, durante il percorso, con un megafono, i manifestanti hanno chiesto un segnale ai loro congiunti ristretti nei padiglioni: è stata invocata anche la cosiddetta “battitura” pacifica alla quale però i detenuti hanno preferito non rispondere.

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