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Elvira Capraro: l’architetto agrigentino che ha sedotto Domenico Dolce e Stefano Gabbana

Di Luigi Mula |

“Esattamente mezz’ora prima del tramonto vi è un momento nel quale la nostra pietra calcarenite diventa colore dell’oro, gli stilisti hanno colto esattamente quel preciso momento per iniziare la sfilata”.

Gli occhi di Elvira Capraro brillano ancora quando ricorda la sua esperienza professionale con Domenico Dolce e Stefano Gabbana in occasione degli eventi “Alta gioielleria” e “Alta moda” che la maison D&G ha, recentemente, realizzato al Palazzo Ducale di Palma di Montechiaro e al Tempio della Concordia di Agrigento.

Laureata in Architettura, con indirizzo in restauro architettonico, il noto architetto agrigentino racconta di ispirarsi a Stefano Boeri, soprattutto: “Per il suo approccio del costruito con il paesaggio, per l’attenzione alla sostenibilità ed alla ricerca del rapporto tra città e natura concretizzato nel suo “Bosco verticale” che rimanda a profonde riflessioni sulle reali necessità dell’uomo”.

In questa intervista esclusiva, Elvira si racconta, ci confida alcuni aneddoti di quella che considera: “l’esperienza lavorativa che rimarrà tra le pagine indimenticabili” della sua professione e, infine, omaggia Andrea Camilleri.

Perché ha scelto di studiare architettura?

“Non so dirne il perché, ho semplicemente seguito la mia naturale attitudine, poi ho anche avuto degli insegnanti che hanno segnato la strada, tra questi il prof Andrea Carisi che ricordo sempre con grande affetto e stima”.

Per Le Corbusier i compiti dell’architetto sono conoscenza dell’uomo, immaginazione creatrice, bellezza e libertà delle scelte. Per Elvira?

“Fare l’architetto è una professione affascinante, ciò che è solo nella sua mente diviene, attraverso il segno della matita, realtà; ha, però, grandi responsabilità;a mio parere un buon architetto deve cercare l’armonia del costruito integrandolo con la natura e, soprattutto, deve curare il rapporto con le preesistenze, i monumenti e le architetture del passato: ogni segno lasciato ne modifica inevitabilmente la percezione”.

Luciano De Crescenzo sosteneva che la differenza tra un architetto ed un ingegnere sta nel fatto che il primo si lascia trascinare dalle emozioni, il secondo dai numeri. Che emozioni ha provato in occasione della tre giorni agrigentina di   Dolce e Gabbana?

“Direi emozioni contrastanti; da una parte l’entusiasmo e l’orgoglio di far parte di un team così prestigioso per una esperienza lavorativa che rimarrà tra le pagine indimenticabili della mia professione, dall’altra il senso di grande responsabilità e il timore di esser travolta dall’enorme macchina organizzativa che ruota intorno ad eventi come questi”

E’ stata direttrice dei lavori di restauro al Tempio della Concordia ed al Palazzo Ducale.  Ha ricevuto particolari indicazioni  progettuali?

“Per il Tempio della Concordia le indicazioni soso state incentrate tutte sulla tutela del monumento. Motivo per il quale sono stata coinvolta nel progetto essendo architetto e specialista in restauro dei monumenti e lavorando da molti anni nella valle dei templi. Per il Palazzo Ducale lo scopo dell’intervento è stato quello di ridare vita e restituire al Principe il suo storico palazzo ripristinando quell’antica magnificenza seicentesca che era andata un pò perduta”

È stato complesso intervenire all’interno del tempio della Concordia?

“Complesso è un termine esagerato, diciamo piuttosto che ha richiesto particolare cura ed attenzione. Prima dell’intervento è stata messa a punto una metodologia di intervento specifica mediante una fase di rilievi 3D e studi preliminari che hanno restituito il tempio con una precisione millimetrica. Tale livello di precisone ha consentito, in fase progettuale ed esecutiva, di poter verificare i singoli punti di appoggio delle strutture e quindi programmare un intervento puntuale di messa in sicurezza per preservare le superfici archeologiche con la presenza di restauratori affiancati alle varie e numerose maestranze che si sono succedute nelle fasi di montaggio e smontaggio delle strutture allestitive”

Mentre per il Palazzo Ducale?

“E’ stato effettuato un vero e proprio lavoro di riqualificazione delle sale del piano nobile, impreziosite da soffitti lignei a cassettoni seicenteschi, dove si è svolta la cena di Gala legata all’evento Alta Gioielleria, anche in questo caso l’approccio è stato altamente specialistico mediante lo studio ed il rilievo dei soffitti che hanno poi guidato le scelte allestitive”

Le piacerebbe raccontarci un aneddoto di questa esperienza?

“Ho avuto modo di parlare con entrambi gli stilisti in un momento di relax dopo l’evento “Alta Sartoria” a Sciacca, mi hanno raccontato del loro desiderio (o per meglio dire sogno) di realizzare un evento unico e così importante al Tempio della Concordia. Ho chiesto loro di come nasce una collezione, il sig. Dolce, mi ha rivelato che questa ,in particolare, (composta da 125 abiti di alta moda per la donna e altrettanti per l’uomo) legata alla storia e alla mitologia, in omaggio alla nostra Valle, è nata quasi spontaneamente e che durante la prova degli abiti sui modelli, stranamente, non è stato necessario apportare alcuna modifica; hanno intuito da subito che sarebbe andato tutto per il meglio, e così è stato”

La sua opinione su Domenico e Stefano?

“Sono davvero molto simpatici e, soprattutto, cordiali; hanno più volte ringraziato la Sicilia e i siciliani. Dopo la sfilata al tempio della Concordia ho letto la felicità e l’emozione nei loro (e nei miei) occhi lucidi”

Per il Parco archeologico di Agrigento ha realizzato diversi progetti rivolti ai bambini. Usare il gioco , inteso come strumento principale della conoscenza, sollecita nei bambini l’interesse per l’architettura e per la propria città?

“Questa è una delle varie esperienze passate con le quali ho potuto sperimentare personalmente che, attraverso dei percorsi ludico-didattici ed esperienze dirette legate al  nostro passato, è possibile stimolare l’interesse verso il patrimonio artistico monumentale e soprattutto  la sua tutela e valorizzazione.  Assimilazione e invenzione, conoscenza e progettazione, memoria ed immaginazione sono i fondamenti  sui cui occorre lavorare per innestare poi l’esperienza creativa di coloro che saranno gli architetti o i conservatori del futuro. L’abbraccio e la gratitudine dei  bambini e dei ragazzi provenienti da  varie parti del mondo, mi ha sempre ripagato e so che questa è la giusta strada da percorrere per un futuro migliore;  a ciò si aggiunge anche il riconoscimento personale di uno dei College più famosi al mondo:  l’Istituto svizzero Le Rosey  noto come il “College dei Re”; ogni qualvolta porta i suoi studenti in Sicilia mi contatta per un laboratorio e un’esperienza legata al mondo dell’archeologia sperimentale”

Attraverso l’educazione all’architettura è possibile immaginare una nuova dimensione dell’arte e della bellezza?

“Dire proprio di sì, soprattutto se si prendono come riferimento i fondamenti dell’architettura classica, basati sullo studio della proporzione, della simmetria, del ritmo, della “Divina proporzione” e che hanno come fine il raggiungimento della bellezza e dell’armonia”.

A quale architetto si ispira?

“Mi piace molto Stefano Boeri soprattutto per il suo approccio del costruito con il paesaggio, per l’attenzione alla sostenibilità ed alla ricerca del rapporto tra città e natura concretizzato nel suo “Bosco verticale” che rimanda a profonde riflessioni sulle reali necessità dell’uomo”

Stile architettonico preferito?

Il Dorico , va da sé (sorride)”

Esiste una sicilianità nell’architettura? 

“Certo che sì! Io dico sempre che la nostra Isola è un continente, varia da un estremo ad un altro cambiando paesaggio, storia, cultura;  le varie dominazioni che si sono succedute hanno tutte lasciato un segno tangibile nelle varie fisionomie dei suoi abitanti, nel cibo, nei dialetti, nello stile e nelle stratificazioni delle nostre città.

Dunque una sicilianità nell’architettura esiste ma è difficile da cogliere poiché ha molte sfaccettature come i molti volti della Sicilia”

Quali emozioni le suscita Agrigento e la sua Valle dei Templi?

“Sempre nuove emozioni! Ho migliaia di foto dei monumenti della valle, dei tramonti, delle albe; la luce cambia il colore delle architetture di pietra e la valle cambia al cambiare delle ore. Tra le cose che ho apprezzato di più, infatti, è stata la scelta dell’ora della sfilata al tempio della Concordia; esattamente mezz’ora prima del tramonto vi è un momento nel quale la nostra pietra calcarenite diventa colore dell’oro, gli stilisti hanno colto esattamente quel preciso momento per iniziare la sfilata. Lungo il palco e la passerella dorata, tra le colonne oro del fronte ovest, l’uscita del primo abito anch’esso di colore oro è tra le immagini che rimarranno impresse per sempre nella mia mente. Stupore e bellezza !!”

Progetti futuri?

“Sono pronta a nuove avventure, è il bello del mio lavoro”

Un’ultima domanda: qual è, secondo lei,  il messaggio che i due stilisti hanno voluto lanciare agli agrigentini?

“Da questa esperienza ho imparato che dietro un evento come quelli che la maison Dolce & Gabbana organizza nel mondo, c’è tanto lavoro, ricerca, cura del particolare e soprattutto amore e passione per il proprio lavoro, ciò che li contraddistingue e che me li ha fatti amare è il forte legame con la Sicilia ( uno per origine l’altro per adozione) e la grande e profonda religiosità;  ad Agrigento credo abbiano lasciato un pezzo di cuore, in 2600 anni dalla sua nascita, la nostra città non era mai stata così bella, riuscendo ad esaltare con la bellezza e ricercatezza delle loro creazioni la bellezza dei nostri luoghi. Il messaggio che spero molti abbiano colto è che bisogna essere orgogliosi di appartenere a questa terra, dobbiamo conoscerla, averne cura e soprattutto amarla”.

“Mi scusi”, aggiunge assorta:”Questo messaggio è rivolto sia ai siciliani “di scoglio” che a quelli di “mare aperto”, per omaggiare il nostro caro Andrea Camilleri”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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