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Agrigento, la terza provincia con il reddito più basso di tutta Italia

Di Gioacchino Schicchi |

AGRIGENTO – E’ Agrigento la terza provincia in Italia dove il reddito pro capite più basso. A rivelarlo è uno studio statistico realizzato dal Sole 24 Ore utilizzando i dati forniti dal Ministero per le Finanze sulle dichiarazioni dei redditi del 2016 per l’anno di imposta 2015, che mostrano come nell’Agrigentino il 64,88% di coloro che hanno presentato il 730 hanno dichiarato un reddito sotto i 15mila euro annui. Il terzo peggior risultato su base nazionale, dato che peggio hanno fatto solo Ragusa e Crotone (entrambe a 65,54), per quanto le classifiche del Sole abbiano individuato come la crisi abbia colpito con maggior forza nelle aree più sviluppate: il calo nell’Agrigentino, cioè, non è stato così sensibile come è avvenuto in altri territori (prima per perdita sul reddito pro capite è Siena). Questo non significa, ovviamente, che il dato sia positivo: 15mila euro annue, in media, avvicinano una porzione significativa di questa provincia alla soglia di povertà assoluta, fissata in meno di 1000 euro per i singoli e in 1600 euro per i nuclei familiari di almeno 3 componenti.

I numeri, di per sé, però raccontano anche un’altra storia. Secondo il Sole 24 ore infatti questi redditi rappresentano solo il 30% del totale. Significa che è presente in provincia una forte disparità, con il 25% circa dei contribuenti che possiede il 70% delle risorse.

Questo potrebbe spiegare un’incongruenza non di poco conto che abbiamo rilevato guardando ad un altro lavoro statistico, quello dell’Osservatorio regionale sul Credito della Regione Siciliana. La provincia di Agrigento, infatti, risulta 4a per depositi totali in banca (oltre 5 miliardi di euro accertati proprio nel 2015, cifra cresciuta di oltre 200milioni di euro dal 2013). Insomma, il benessere c’è, ma è ben poco distribuito, e a certificarlo era stato tra l’altro lo stesso Sole 24 ore, che nella sua annuale classifica sulla qualità della vita aveva relegato Agrigento al 107esimo posto (su 110) per Pil pro capite, al 110 o posto per valore medio delle pensioni – quindi le più basse in Italia -, al 99esimo posto per i depositi pro capite in banca e al 93esimo posto per patrimonio immobiliare pro capite.

I dati statistici, però, vanno sempre presi con le pinze. E a dirlo è lo stesso quotidiano economico, il quale precisa che a non essere rilevabile è quella potenzialmente vasta fetta di mercato e di reddito prodotta dal lavoro nero. “Anzi – scrive – in alcune aree – l’economia sommersa è l’unica variabile a poter spiegare la tenuta dei consumi, nonostante la diminuzione del reddito totale dichiarato, insieme al ricorso al risparmio e al welfare domestico delle famiglie”.

Insomma, si tira a campare con lavori in ero e si stringe sempre più sui consumi. Di contro, gli enti locali versano in condizioni economiche così drammatiche da non potersi permettere più di finanziarie iniziative di sostegno sociale, sempre più caricate sulle spalle delle associazioni di volontariato e caritative.

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