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L’avvelenamento da monossido di carbonio: come agisce il killer silenzioso

Di Redazione |

CATANIA – La tragedia dell’attore siciliano Giovanni Martorana, trovato morto in casa ucciso dalle esalazioni di monossido di carbonio provenienti da una stufa, ripropone la pericolosità del cosiddetto “killer silenzioso”. Una stufa o uno scaldabagno a combustibile, lasciati accesi a lungo in ambienti dove non c’è ricambio d’aria, sono un pericolo insidioso, perchè l’ossido di carbonio che si forma nella combustione può raggiungere concentrazioni letali. E basterebbe pochissimo per evitare le tragedie mortali, come per esempio, lasciare una finestra socchiusa. 

L’ossido di carbonio (o monossido di carbonio) è un gas che si forma dal carbonio durante una combustione in ambienti con poco ossigeno. Una volta inalato, si unisce all’emoglobina del sangue, la sostanza che trasporta l’ossigeno ai tessuti. Formacosì carbossiemoglobina, una sostanza che impedisce all’ossigeno respirato di fissarsi nel sangue. Di conseguenza, le varie parti del corpo, soprattutto il cervello, ricevono sempre meno ossigeno.

Inizialmente, l’intossicazione da ossido di carbonio provoca mal di testa, vertigini, difficoltà di respirazione, confusione mentale, fino a convulsioni, coma e morte. Questo tipo di avvelenamento è particolarmente subdolo poiché dà prima un senso di torpore, seguito da perdita di conoscenza, per cui è difficile accorgersi del pericolo.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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