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Andrea Camilleri «Il mio Montalbano ha il desiderio della verità giusta»

Andrea Camilleri «Il mio Montalbano ha il desiderio della verità giusta»

Esce una raccolta di racconti in cui il commissario combatte mafia e corruzione

Di Salvo Fallica |

Montalbano ha il desiderio della verità giusta». Così Andrea Camilleri sintetizza lo spirito etico che anima il celebre commissario. Partendo dal nuovo libro di racconti, “Morte in mare aperto e altre indagini del giovane Montalbano” (edito da Sellerio), in questo dialogo con “La Sicilia” Camilleri parla di letteratura, di battaglia contro la mafia ed altri temi attuali. Afferma di essere «molto preoccupato» per l’Italia. Ribadisce la sua contrarietà al concetto di “sicilitudine” e spiega la sua posizione favorevole al ponte sullo Stretto di Messina. Il nuovo libro è strutturato con 8 racconti gialli, ambientati a Vigàta, elaborati con il linguaggio inventato da Camilleri, misto fra italiano, dialetti siciliani, vocaboli arcaici e neolinguismi. Qual è la genesi dei nuovi racconti? «La voglia di scrivere del giovane Montalbano nasce dall’esigenza di raccontare di più su come il “classico” Montalbano è diventato quello che è. I suoi rapporti con Livia, con gli agenti del commissariato, con il suo modo di investigare. Insomma avevo bisogno anche io come narratore di una sorta di “rewind” per immaginare e costruire la formazione del carattere di Salvo». Più volte è tornato sulla forma narrativa dei racconti, è una scelta letteraria che le consente di dar vita ad una pluralità di storie? «Io sono d’accordo con quello che diceva Faulkner, i racconti sono una forma di narrazione più alta del romanzo. Mi capita spessissimo, non solo con i racconti di Montalbano, di sperimentare questo respiro più breve che mi permette di tenere un tempo condensato in cui tutto si svolge e tutto si dipana». Silvano Nigro, nel risvolto–saggio di copertina, parla di “romanzi ristretti”. Questa definizione coglie l’essenza della sua idea dei racconti? «Assolutamente sì. Non mi siedo mai alla scrivania pensando ora scrivo un racconto, ora scrivo un romanzo. L’idea che ho in testa si «M srotola durante la scrittura e contiene già in se i tempi necessari alla narrazione. Il giovane Montalbano con la sua irruenza mi costringe a tempi più stretti e concitati». Il Montalbano giovane assomiglia molto al commissario da adulto. Vi è una coerenza logica nel nucleo definitorio del personaggio letterario o è un fatto funzionale alla narrazione? «Certo che c’è un nucleo caratteriale del personaggio che non potrebbe essere quello che è se non fosse stato prima quell’altra cosa. Devo dire che mi sono molto divertito a ricordarmi e immaginare come doveva essere Salvo Montalbano da giovane». Montalbano ha una “sua” visione etica della giustizia, non “burocratica”. E’ il desiderio della verità che prevale sulle regole rigide? «E’ il desiderio della verità giusta. Voglio dire che il mio commissario spesso ricerca la verità non necessariamente per renderla nota a tutti o giudicarla. Non gli interessa che i colpevoli siano poi ‘giustiziati’, siano condannati o imprigionati. Montalbano cerca di capire le ragioni di un dato gesto e se quelle ragioni sono più giuste del gesto errato, allora è pronto a perdonare il colpevole e lasciarlo andare». Nel racconto Doppia indagine vi è una riflessione sulla verità che non sempre è come appare. Come definirebbe il concetto di verità? «Non possiedo una verità, né un concetto di verità assoluto. Possiedo delle microverità che mi sono costruito sulla mia esperienza e che mi hanno aiutato a formare la mia vita e il mio pensiero. Sono pronto ad ascoltare e ad accettare la verità di tutti, a condizione che ci siano delle buone pezze d’appoggio ». Montalbano è dalla parte dei deboli, sia da da giovane che da adulto. In diversi romanzi è dalla parte degli operai che scioperano. Si preoccupa quando in ambienti “progressisti” vi è qualcuno che sostiene che occorre limitare la libertà di sciopero? «Certo che mi preoccupo, sono molto preoccupato per questo Paese, ma non ho voglia di parlare di politica». In questi racconti Montalbano combatte contro la mafia ed i corrotti. Però dinanzi ad alcuni potenti è costretto a fermarsi, aspettando tempi migliori. Ha voluto contestualizzare le storie negli anni ‘80 quando ancora la Sicilia non era attraversata dalle lotte per la legalità che sono iniziate in maniera forte dopo l’uccisione di Falcone e Borsellino? «Esattamente, come vede sono tutti racconti datati in quell’epoca dell’attesa che poi non è stata delusa ». Lei ha sottolineato più volte i cambiamenti positivi della Sicilia degli ultimi anni, in particolare la battaglia per la legalità condotta dai magistrati, dalle forze dell’ordine, la ribellione di Confindustria Sicilia contro la mafia, l’impegno di Libera di Don Ciotti e di Addiopizzo. Quanto è importante la battaglia etica? «La battaglia etica e culturale è il pilastro sostenitore della lotta per la legalità». In Sicilia torna sempre più di rado, ha nostalgia della sua terra? «Ho molta nostalgia della mia terra». Tempo fa disse che la “sicilitudine” va superata e auspicò che fosse realizzato il ponte sullo Stretto. Qual è la sua idea attuale? «Ho sempre risposto che se tutti i geologi del mondo ci assicurassero che il ponte si può fare e che se qualcuno ci garantisse sulla non corruttibilità della ditta appaltatrice sarei ben felice che ci fosse un ponte. Detto questo, vista la situazione italiana credo che prima del ponte siano da mettere in sicurezza le scuole, gli ospedali, il territorio, e la nostra democrazia».

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