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Cara di Mineo, con i soldi per i migranti

Cara di Mineo, con i soldi per i migranti “parentopoli” dei posti di lavoro e sagre

Dalle inchieste emergono “favori” in tutti i Comuni del Calatino

Di Mario Barresi – Nost |

MINEO – Dalla sagra del carciofo all’assunzione del nipote del sindaco; dalla festa del patrono al posto di lavoro per il candidato trombato o per il consigliere comunale disoccupato. Tutto sotto lo stesso “conto”: paga l’industria dell’accoglienza. E non c’è alcun dubbio che il Calatino sia una terra accogliente. Perché, oltre ai circa 3.200 aspiranti rifugiati politici ospiti del Cara di Mineo (oltre 4mila nei picchi del flusso di sbarchi), sul territorio si è consolidata una fittissima rete di strutture di supporto. Con decine di milioni di euro spalmati sul territorio: circa 97 milioni solo per la gestione triennale del Cara, con un indotto (fra stipendi e forniture) stimato in un milione al mese; a queste cifre bisogna aggiungere i fondi che arrivano dal ministero per Sprar e minori non accompagnati. Ma la fabbrica dell’integrazione è talmente fiorente che sul territorio – nei 9 comuni affiliati al consorzio “Calatino Terra d’Accoglienza”, stazione appaltante per il Cara, ma anche in molti altri del comprensorio – vengono spalmati contributi a pioggia per sagre, feste patronali, rassegne estive e natalizie; una vera e propria “tabellina H”.   Quasi un migliaio di posti di lavoro, nell’ambito della libertà che il mercato garantisce alle imprese private senza che – questo è bene precisarlo – si configuri alcun tipo di reato. Non c’è certo bisogno di un bando pubblico, per assumere chi si vuole come cuoco o mediatore culturale al servizio dei migranti. Il discorso cambia, dal punto di vista politico, se questi posti di lavoro sono spartiti scientificamente – in una sorta di “manuale Cencelli” in salsa calatina – fra i comuni “soci”, come qualche sindaco ha ammesso in pubblico. Cambia, dal punto di vista etico, se decine di questi assunti sono parenti degli amministratori o addirittura consiglieri comunali in prima persona. E cambia, dal punto di vista giudiziario (e magari penale), se a queste assunzioni corrispondono, incrociando verbali consiliari e dati dell’ufficio del lavoro, “transumanze” da un partito all’altro, dall’opposizione alla maggioranza; ipotesi ben grave del “semplice” (si fa per dire) sostegno a un candidato – dalle Amministrative alle Europee, passando per le Regionali – prima, durante o dopo la firma di un contratto di lavoro.   Tutto è maledettamente trasversale. La “parentopoli” di Cara e dintorni – le cui carte dalle quali traiamo spunto sono sui tavoli delle Procure, che indagano anche su gestione e appalti, e della commissione Antimafia all’Ars, oltre che di dossier messi assieme dalle opposizioni, riunite in due diversi coordinamenti comprensoriali – non riguarda soltanto l’Ncd del presunto “indagato eccellente”, Giuseppe Castiglione. Ci sono dentro (quasi) tutti. E c’è dentro fino al collo anche il Pd, che domenica ha tuonato contro lo scandalo Cara, chiedendo il commissariamento del centro con un documento votato dalla direzione provinciale. Partiti, ma non solo. Perché anche sindacati e associazioni sono in prima linea nella gestione di posti ed eventi. Ramacca.   Una manna dal cielo. In un territorio dove l’agglomerato industriale di Caltagirone sembra il deserto dei tartari e l’agricoltura boccheggia, l’accoglienza è «come la Fiat», dicono. Sottointendendo: meno male che il Cara c’è.   SU “LA SICILIA” IN EDICOLA L’ARTICOLO COMPLETO CON TUTTI I NOMI

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